“Prima gli italiani”, “A casa loro”, “Aiutiamoli a casa loro”: perchè parlare superficialmente di immigrazione?

Creato il 15 giugno 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

“Prima gli italiani” è una frase che si sente quotidianamente, soprattuto dalle bocche di quelli che mal tollerano gli immigrati. Anche “a casa loro” o “aiutiamoli a casa loro” sono frasi tanto ricorrenti quanto superficiali pronunciate da tanti cittadini italiani. Sono per la maggiore i media televisivi che cavalcano questo sensazionalismo di paura, fomentando odio e razzismo. Alcuni talk show realizzano vere e proprie inchieste sull’immigrazione attraverso un “finto giornalismo”. E’ questo il caso del “giornalista” di “Quarto Grado” che, dopo aver pagato un rom per fargli dire ciò che voleva, è stato smascherato dallo stesso a “Striscia la Notizia”. Capita che a causa di questi “servizi” trovandosi a tavola con amici si senta parlare superficialmente della questione dell’immigrazione, che non è facile come appare ai “leoni da tastiera” o ai “chiacchieroni da bar”, ma è molto complicata sotto molti punti di vista.

(altahrir.wordpress.com)

Il ruolo della politica e dei media italiani. Nel fomentare l’odio verso gli immigrati e la loro presenza sul nostro territorio i protagonisti assoluti sono senza ombra di dubbio i politici, per la maggior parte appartenenti alla destra italiana. Principale protagonista della “caccia agli immigrati” propagandistica è il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che alternando populismo e tematiche complesse, indica che la strada da percorrere è quella delle espulsioni, denigrando tutti gli immigrati. Fomentando anche la paura così, ad esempio lanciando appelli per “utilizzare ruspe” contro i rom. Salvini giustamente critica il Governo Renzi e all’Europa la difficile gestione degli immigrati, ma se fosse la Lega Nord al Governo la situazione non sarebbe tanto diversa. A Milano la situazione è molto delicata con il sindaco Giuliano Pisapia al centro di polemiche e critiche, nonostante stia operando in Stazione Centrale per cercare di migliorare l’ambiente, provando a creare nuove strutture per l’accoglienza. In queste ore a Milano i volontari delle associazioni e del Comune stanno distribuendo a ciclo continuo vestiti, cibo e bevande ai migranti arrivati, tra cui molti siriani e anche eritrei. Tanti anche i giocattoli, ma anche pennarelli, fogli e bolle di sapone, distribuiti per i bambini che sono arrivati soprattutto con le loro madri dalla Siria. Grande la solidarietà dimostrata dai cittadini milanesi. Per quanto riguarda il mondo del giornalismo, invece, c’è da sottolineare come alcuni media sono protagonisti, forse per audience, forse per “complicità politica”, nel favorire l’intolleranza: tutti i fatti di cronaca con protagonisti gli stranieri sono al centro delle attenzioni ed hanno un risalto maggiore rispetto agli stessi reati compiuti da parte degli italiani. Fortunatamente, però, sono tante le piccole realtà italiane, come ad esempio all’interno del Comune di Carbonia (ndr, ben documentato dal programma di RaiTre Gazebo) dove i cittadini ed alcuni enti si prodigano con solidarietà per aiutare stranieri che sfuggono dalle loro terre da guerre e carestie, lasciando le proprie famiglie ed i propri beni. Non emigrano sicuramente per piacere.

La situazione immigrazione nei paesi più popolosi europei. Anzitutto in altri paesi europei la situazione degli immigrati è diversa rispetto a quella italiana. In Spagna, ad esempio, Ceuta e Melilla (ndr, prese d’assalto dagli immigrati fino a 10 anni fa), sono state circondate da muraglie sempre più alte di filo spinato, e le coste maghrebine e sahariane “impermeabilizzate” attraverso l’estensione dei sistemi di vigilanza radar in tutti i punti sensibili della costa spagnola e la richiesta di un più stringente pattugliamento navale congiunto tra le Canarie e l’Africa (con l’appoggio anche di unità italiane). Il risultato è che l’immigrazione clandestina si è più che dimezzata. In Gran Bretagna, invece, i clandestini vengono rinchiusi nei centri di permanenza temporanea, rischiando di restarci per tutta la vita. Per la legge hanno commesso un reato, e la pena va dalla sanzione pecuniaria a 6 mesi di carcere. Di fatto, però, la pena può trasformarsi nel “carcere a vita” se le autorità, come spesso succede, non riescono a espellerli. I Paesi di provenienza non sono disposti ad accoglierli, la legge nel frattempo non pone limiti alla detenzione. In Germania, l’immigrazione illegale costituisce reato ed è punibile, oltre che con sanzioni pecuniarie, con la reclusione fino a 3 anni. I clandestini possono restare nei centri di accoglienza fino a un anno e mezzo (in Italia, con la nuova normativa 6 mesi). L’andamento della politica tedesca sull’immigrazione è emblematico. Fra il 1995 e il 2004, gli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza sono stati quasi 1 milione e 300 mila, pari all’1.5% della popolazione. Oggi, l’immigrazione “senza causa” non esiste più. Bisogna essere iscritti a una scuola, un’università, avere un lavoro specifico, superare esami di lingua. Entrano soltanto immigrati regolari e qualificati. In Francia, il soggiorno illegale è reato ed è prevista, oltre alla sanzione amministrativa, la reclusione fino a un anno. Il ministro Frattini, a Bruxelles, rispondendo a una domanda sulle critiche delle autorità romene alla politica dell’immigrazione italiana, ha ricordato che “la Francia ha espulso solo nel 2008 oltre 7mila cittadini romeni, e l’Italia solo 40”. Intanto al confine tra Italia e Francia la situazione è molto delicata in queste ore: 100 migranti a Ventimiglia non sono autorizzati dai francesi a passare il confine. (L’aggiornamento ANSA della situazione)

La legislazione italiana sugli immigrati, il problema della mafia per la gestione degli immigrati e il ruolo degli scafisti. Sono tante le lacune della politica e dei controlli italiani nella gestione e, soprattutto, nell’espulsione degli immigrati irregolari. E’ chiaro che andando avanti di questo passo la situazione potrebbe peggiorare con i famigerati centri di prima accoglienza che sono ormai al collasso. La gestione deve riguardare l’Italia in primis, ma anche l’Europa che non può deresponsabilizzarsi nei confronti delle migliaia di vite che ogni anno si perdono nel Mar Mediterraneo. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità ed ognuno è chiamato a assumere i propri ruoli. L’Italia dovrebbe farsi carico, insieme all’Europa, di provare a contrastare la mafia per la gestione degli immigrati (ndr, vedi l’inchiesta Mafia Capitale) non solo per quanto riguarda i cosiddetti “colletti bianchi”, ma anche per quanto riguarda la microcriminalità, nel cercare di combattere il ruolo fondamentale che hanno gli scafisti. Inoltre sarebbe opportuno creare, insieme all’Unione Europea, creare degli spazi di accoglienza in grado di rispondere alle esigenze del grande numero di immigrati in continuo arrivo. In Italia, però, in qualsiasi settore il problema è il controllo e ci sarebbe molto da fare, soprattutto sotto il profilo politico, visto che troppo spesso si parla alla pancia delle persone, senza prendere in mano i dati di fonti ufficiali. Ci sarebbe da fare molto anche sotto il profilo mediatico, evitando che i giornali strumentalizzino fatti o parole per costruire discorsi generalisti che nulla hanno da spartire con il giornalismo d’inchiesta sull’immigrazione (ndr, da leggere la strumentalizzazione in un articolo de “Il Giornale”, pubblicato ieri, su un post su Facebook di Cecilia Strada).

Evitiamo frasi come: “Ti piacerebbe dare la tua vita per avere quella di un immigrato? Questi ci ruberanno tutto”. Tornando alle persone, invece, è utile fare un appunto. Imputare questo odio e questa intolleranza al mondo politico e mediatico sarebbe alquanto limitante e molto riduttivo. Il problema socio-economico italiano è anche’esso molto complesso. Alcune frasi come “Ma perchè gli immigrati non pagano il biglietto del treno e noi italiani, in piena crisi, invece dobbiamo pagarlo? Guarda poi cosa combinano questi” sono fuorvianti e derivano da un pensiero fondato su una matrice televisiva, quella del pensiero unico e quella del “lo hanno detto alla televisione”, come se la tv fosse la portatrice di verità in assoluto. Ricordarsi l’emigrazione degli italiani nel Novecento e leggere qualche quotidiano in più forse potrebbe far comprendere meglio le situazioni drammatiche degli immigrati che, lasciando il loro paese, compiono il “viaggio della speranza” attraversando il Mar Mediterraneo per rincorrere un futuro migliore. Il loro obiettivo non è quello, per la stragrande maggioranza, di rimanere in Italia, ma è quello di raggiungere parenti o amici nel nord Europa. I reati criminali, legati alla paura degli italiani, invece, sono da contrastare rendendo la macchina politico-giuridica in grado di poter operare secondo dettami legislativi razionali, lungimiranti e, soprattutto, efficaci.

Abbiamo la memoria troppo corta e ad insegnarcelo è la storia degli italiani negli USA tra il 1860 ed i primi del 1900, quando è stata la povertà a far emigrare milioni di italiani verso il continente americano. Tra tutti quegli italiani partiti, milioni di persone, era “sociologicamente” logico che non vi erano soltanto brave persone, ma anzi proprio grazie alla prima emigrazione nacquero i primi tentacoli mafiosi d’oltreoceano. Gli americani, infatti, proprio per questa ragione, non sempre trattavano bene gli italiani, allo stesso modo in cui “noi”, attualmente, non trattiamo bene gli immigrati africani, siriani, iracheni o pakistani per il terrorismo e la delinquenza. Negli Usa il pregiudizio era all’ordine del giorno quindi italiani = mafiosi. Perchè a causa delle minoranze criminali a farne le spese devono essere sistematicamente tutti gli immigrati?


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