Ve la propongo qui di seguito. Vale la pena di leggerla. Victor è un cane molto, molto particolare.
Victor mi riceve nel suo lussuoso appartamento nel centro di una cittadina del Nord Italia (ci ha chiesto di non rivelarne il nome).
L’appartamento è pieno di oggetti d’arte e di tappeti antichi.
Lui è su un comodo divano in pelle nera. Io mi accomodo su una sedia.
Intervistore - Buon giorno e grazie per avermi ricevuto.
Victor du Pont Neuf - Prego, si accomodi. Una crocchetta?
I. - Crocchetta?
V. P. N. - Volevo sapere se gradisce una crocchetta.
I. - No, grazie.
V. P. N. - Sicuro? Queste sono al salmone.
I. - In realtà sono ansioso di entrare nel vivo dell’intervista. Mi piacerebbe che mi parlasse degli inizi della sua carriera.
V. P. N. - Beh, Parigi non offriva molto per un attore dal carattere esuberante come il mio. Sa, quei filmini tetri... Così sono partito per Hollywood. Come tutti ho cominciato con piccoli ruoli, qualche spot. Poi ho recitato in The Mask, con quel giovane esordiente, Jim Carrey.
I. - Esordiente?
V. P. N. - Dovevano trovare un attore brillante e passabilmente bravo ma che non mi offuscasse. Sicuramente lavorare al mio fianco è stata per lui una grande opportunità.
I. Mi sembra un po’ immodesto da parte sua...
V. P. N. - Perché immodesto? Quando sono per strada tutti dicono immediatamente: “E’ quello di The Mask!”. Non credo dicano la stessa cosa di Jim.
I. - Mmm... non se la prenda... cambiando argomento...
V. P. N. - Comunque, per me è stato un piacere lavorare con un attore così promettente. Poi è molto carino.
I. - Scusi, ma come fa a dire che è carino? Lei non è cieco dalla nascita?
V. P. N. - Si dice non vedente.
I. - Scusi, non vedente.
V. P. N. - Noi non abbiamo bisogno degli occhi come voi che dovete supplire alle carenze del vostro olfatto limitato. Jim aveva un buon odore, e poi era abbastanza intelligente, per essere un uomo. Un istrione tremendo, ma nel privato era anche affettuoso, quasi coccolone. Bisogna che lo chiami uno di questi giorni..
I. - Coccolone? Questo si che è uno scoop! Comunque non si direbbe che lei sia cieco, scusi, non vedente. Ha dei bellissimi occhi...
V. P. N. - Si, lo so.
I. - ... ha incontrato difficoltà nel suo lavoro?
V. P. N. - Per via della vista? No, naturalmente. Per alcune riprese hanno usato degli stun...dogs, ma alcune...
I. - Stuntdogs?
V. P. N. - Stuntdogs, certo. Sa, quelli che si sostituiscono agli attori nelle scene pericolose.
I. - Ah, capisco. Stuntdogs ...
V. P. N. - ... dicevo che alcune scene pericolose ho voluto girarle io stesso.
I. - Davvero? E’ stato molto coraggioso.
V. P. N. - Si, lo so.
I. - Comunque The Mask le ha dato una fama internazionale.
V. P. N. - Si, lo so. Un’ascesa inarrestabile. Poi ho recitato in Allarme Rosso ed altri films.
I. - Come la commedia brillante Lui, Lei e Babydog...
V. P. N. - Sta scherzando? Quell’impostore!
I. - Impostore?!
V. P. N. - Si, un volgare sangue misto! Non è del casato dei Jack Russell.
I. - Però, scusi... ma quando è stato girato The Mask, lei non era ancora nato!
V. P. N. - E allora? Ma lei dove vive? Non lo sa che noi abbiamo una coscienza collettiva?
I. - Coscenza collettiva... Non mi dica che crede a quelle sciocchezze New Age!
V. P. N. - Macché New Age! Ma si informi un po’! Persino alcuni di voi ne parlano. Ne parlava Jung, le filosofie orientali, Ervin Laszlo, l’esperimento di Princetown... Davvero, non so cosa fareste senza di noi. Comunque ne avete una anche voi, di coscienza collettiva, se solo vi degnaste di accorgervene.
Dopo un po’ si calma.
V. P. N. - La mia pallina.
I. - Pallina?
V. P. N. - Ha visto la mia pallina? Me la può tirare? E’ un ottimo inibitore dell’ansia.
I. - Ah, eccola... mmm... cambiando argomento ... mi piacerebbe parlare un po’ della sua vita, se non le dispiace ...
V. P. N. - Mi sono quasi ritirato a vita privata col mio uomo, un maschio.
I. - Il suo uomo, un maschio?
V. P. N. - Perché ripete sempre quello che dico?
I. - Scusi, è che non capisco il senso...
V. P. N. - (paziente) Sa, alcuni di noi hanno un uomo. Maschi... femmine... ha presente? Le femmine si riconoscono per via delle mammelle, sono un po’ più piccole e parlano di più. Sono loro che procacciano il cibo.
I. - Capisco, e lei come ha incontrato il suo?
V. P. N. - L’ho trovato quando stavo ancora a Parigi. All’inizio erano due, due maschi. Vagavano sperduti perché il loro cane precedente li aveva abbandonati. Alcuni di noi sono davvero senza cuore ... abbandonarli così ... in aperta campagna ... Insomma, mi si stringeva il cuore al solo guardarli, così li ho adottati. Poi uno è mancato e ... l'altro è rimasto solo. Sto cercandogli qualcuno per un po' di compagnia. Soffre di malinconia sennò.
I. - Immagino.
V. P. N. - Comunque, adesso che sono più libero ho più tempo per occuparmi di lui. Lo porto a spasso, a farsi tosare ... Questo genere di cose. E’ uno dei vantaggi dell’essere di più a casa. E’ molto affettuoso (mica agitato come Jim, che salta in continuazione e fa un sacco di smorfie e di versi). Mi metto con lui nella sua cuccia...
I. - Cuccia?
V. P. N. - Si, una cuccia! Sa, quella cosa quadrata, con quattro gambe, un materasso, la coperta. Lei dorme forse sul pavimento? (Fra sé) Santo cielo. Non potevano mandare qualcun altro?
I. - Uh... Progetti per il futuro?
V. P. N. - Sto esaminando alcuni copioni, ma al momento nulla di veramente alla mia altezza.
I. - E la vita sentimentale?
V. P. N. - Beh... ho molte spasimanti. Quando esco ne incontro molte: mi piace annusarle. A lei non piace?
I. - Se mi piace cosa? Annusarle? Beh, sì... ma mica per strada!