Alzai la testa dal libro che non stavo leggendo, sbirciai gli altri passeggeri e con la massima indifferenza sollevai le chiappe per mollare un silenzioso e anonimo aria-aria. A diecimila metri di quota, però, il mio fegato marcio ebbe la meglio e a riempirmi le braghe di pelle non fu il plop della bolla che immaginavo ma un bel frullatino marrone. Troppo, anche per uno come me. Mentre il cuore batteva come la drum machine di Al Jourgensen, il buffet di psicofarmaci, farmaci da banco e altre sostanze illegali coagulatosi in pancia mi fece rizzare, scattare come una molla e rizzare, e dopo una breve tregua rizzare di nuovo, e mi accompagnò lesto al gabinetto in fondo all'aereo. Ci trovai una donna che aspettava di entrare. Davvero? Mi appoggiai sulla sua schiena, da dietro, con la testa a peso morto sul collo. Mi lasciò passare. Collassi sul caso sagomato a forma di water e feci una gran cagata...dentro le braghe di pelle, un'altra volta. Poi mi squillò il cellulare - probabilmente era Mick - e mi addormentai. Al risveglio il telefono suonava di nuovo e fuori qualcuno urlava e picchiava sulla porta. Non ci misi molto a capire che non riuscivano a entrare a spallate né a pugni, perciò mi rannicchiai nell'anfratto tra il water e la porta e mi riaddormentai, con la circolazione bloccata alle ginocchia e la testa compressa e pulsante come un cranio di cappella che non riesce a orgasmare. Il risveglio successivo fu quando i tecnici dell'aeroporto sardo in tuta arancione-rave scardinarono la porta ed ebbi un breve momento di lucidità andando a sbattere contro la parete davanti. Mentre il cellulare squillava uscii dal mio corpo e diedi uno sguardo censorio alla mia faccia impiastrata di sangue. Una hostess gridò qualcosa ma nessuno venne a prendermi, nessuno osava avvicinarsi al mio proto-cadavere puzzolente. Furono i tecnici a chiudermi in un cordone di sicurezza nell'attesa che io, umiliato, sbracata e cacato, tornassi in me tra l'imbarazzo delle giovani africane che passavano l'aspirapolvere e buttavano la spazzatura del jet-set.
UNO TRE UNO, viaggio hooligan gnostico sulle strade della Sardegna e del tempo. Julian Cope.
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