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La palestra che ho scelto è veramente chic ed è un po' il simbolo dell'altra Lisbona, quella delle boutique delle grandi firme dove fare shopping in Avenida da Liberdade, la strada dove una volta ho provato degli stivali blu che ho sempre voluto, ma che erano fino ad allora presenti solo nella mia testa. Erano perfetti, esattamente uguali a quelli della diapositiva proiettata dai miei neuroni. Per fortuna ho trovato una scusa per non farmeli piacere, visto che uno dei due mi stringeva il polpaccione, perché quando ho visto il prezzo, 700 euri, ho trovato il motivo reale per non comprarli.
Di quest'altra Lisbona, quindi, parlo poco non perché non mi affascini, ma solo per il fatto che non ha niente che non si trovi anche in altre mille città del mondo. È un'altra Lisbona che non regge il confronto con la magia dei tramonti sul Tejo, visti da una esplanada, mangiando caracois.
Dicevamo della palestra. È grande e pulitissima, tutta gente sorridente che ad occhio e croce non ha bisogno di andare in palestra, offre tanti corsi, piscina, sauna, idromassaggi vari, internet sul tapis roulant dal quale posso scrivere sul blog se non dovessi stare attenta a respirare e muovere le gambe (tre cose insieme sarebbero troppe). Il tutto per la modica cifra promozionale di 65 euro al mese e dico modica perché le palestre a Lisbona costano tanto, ma davvero davvero tanto. Come le estetiste.
Questo è il motivo per cui mi sforzo di andarci il più possibile: devo ammortizzare i costi, me braccina.
Quindi martedì ho iniziato con un allenamento leggero e mercoledì mi sentivo già pronta per il body pump. Ho preso i pesi più leggeri di tutta la classe e dopo cinque minuti ho pensato: ma questa ci vuole vedere morti? Ieri, giovedì, volevo fare acqua gym, solo che quando sono uscita per comprare cuffia e costume adatto mi sono accorta che non solo non riuscivo a scendere le scale, ma trovavo difficoltà anche solo a camminare.
Oggi yoga.
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