Prima settimana giro d’italia 2014 nel segno di cadel evans

Creato il 19 maggio 2014 da Postpopuli @PostPopuli

di Ferdinando  Cocciolo

Dopo la prima settimana del Giro d’Italia 2014 il  padrone è lui, il “cagnaccio” Cadel Evans, 37 anni. Tutti in attesa del guizzo in salita di Nairo Quintana, ma se fosse Ivan Basso la vera sorpresa?

È un Giro d’Italia 2014 molto duro, anche più del previsto, dei “colpi di scena”, degli imprevisti, dei ritiri forzati per le cadute, delle conferme e delle speranze. Insomma, è la “mitica Corsa Rosa”,  giunta all’edizione n.97, che davvero esprime la grande forza della sofferenza, del sacrificio, della passione per uno sport che, nonostante i mille problemi, trova sempre lo spirito giusto per andare avanti. E sono loro gli “attori principali”, i corridori che, come ad esempio lo sfortunato Scarponi, stanno nobilitando la Rosa, nonostante la sfortuna abbia già tagliato le gambe ad ogni  ambizione di classifica di Michele.

Dopo nove tappe (con partenza irlandese, da Belfast), la classifica generale è la seguente: l’intramontabile Cadel  Evans maglia rosa, Rigoberto Uran a 57  secondi, Majka a un minuto e 10 secondi, Pozzovivo a un minuto e 20, Steve Morabito (fedelissimo gregario di Cadel) a un minuto e trentuno, Fabio Aru a un minuto e  39, Diego Ulissi a un minuto e quarantatre, Nairo Quintana (il grande favorito di tutti) a un minuto e 45, Ivan Basso a due minuti.

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Come si vede, scompaiono dalla classifica generale lo spagnolo della Katusha Rodriguez e Michele Scarponi. Il primo, secondo nel Giro 2012, era considerato il principale avversario di Quintana, ma la maxicaduta di giovedì scorso avvenuta a 11 km dall’arrivo di Montecassino (che ha coinvolto circa 60 corridori, scatenando una marea di polemiche), lo ha praticamente costretto al ritiro. Il secondo, caduto anche lui, sembrava essersi ripreso, ma  nella prima vera tappa in salita (sul traguardo di Montecopiolo), ha dovuto “alzare bandiera bianca”, arrivando a nove minuti di distacco da Diego Ulissi e rinunciando così al  suo sogno di vincere per la seconda volta il Giro.

Quindi, una classifica generale condizionata dalle cadute e dai colpi di scena, ma che ha trovato sinora  il suo padrone, l’uomo che è stato più continuo (sin dal primo giorno) e più forte in salita: Cadel Evans.  Alzi la mano chi avrebbe scommesso, in questa prima parte del Giro d’Italia, sulla sua maglia rosa, eppure è lì, nonostante i dubbi, le critiche, chi ha messo in serio dubbio la sua professionalità e correttezza nel momento in cui, dopo le cadute a Montecassino (che hanno coinvolto praticamente quasi tutti i suoi avversari  in classifica), ha “messo alla frusta” la squadra, attaccando e mettendo in cascina un vantaggio importante. Insomma, ha corso, in questi nove giorni, da assoluto padrone, con sicurezza e concentrazione, non temendo, ad esempio, eventuali attacchi di Quintana, che poi non sono avvenuti, soprattutto a Montecopiolo. Cadel ha 37 anni e può davvero “riscrivere”  la storia del Giro d’Italia, visto che il più vecchio vincitore è Fiorenzo Magni, che conquistò la maglia rosa a 34 anni e 5 mesi nel 1955.

I suoi maggiori avversari, per la vittoria finale, sembrano essere ancora Nairo Quintana e Rigoberto Uran, probabilmente più forti dell’australiano sulle grandi salite, ma sicuramente inferiori nelle cronometro. Ecco, il prossimo punto chiave sarà proprio  la crono di giovedì prossimo a Barolo, dove Cadel potrebbe anche dare un minuto e qualcosa ai suoi concorrenti. E a proposito di concorrenti, tutti aspettano ancora il guizzo di Nairo Quintana, colui che sino a prova contraria è considerato capace di fare la differenza, soprattutto nella terza settimana, quella (tanto per intenderci) di salite “mitiche” come il Gavia e lo Zoncolan. Ma anche il colombiano è stato coinvolto nella maxicaduta sul traguardo di Montecassino che, indubbiamente, ha influito e influirà sulle sorti finali del Giro n.97. Ha confessato di avere ancora molto dolore, ma siamo sicuri che ha tutta la rabbia, l’orgoglio, la determinazione, per fare qualcosa di grande in un Giro che ancora deve avere il “palcoscenico” più atteso. Il suo distacco dal vertice della classifica è nato soprattutto nella cronosquadre in terra di Irlanda, dove la sua Movistar è andata abbastanza male. Ma ora, ha tutto il tempo per recuperare, ad iniziare dal week end in salita di questa settimana, Oropa e Montecampione.

Ma  la nostra attenzione è rivolta, anche e soprattutto, agli italiani, che magari non vinceranno questo Giro, ma hanno già dato buoni  segnali, di combattività  e speranza. Come non iniziare da lui, Diego Ulissi, la nostra grande speranza (ma ancora inespressa, in questo caso) nelle grandi classiche, vincitore di due tappe consecutive, dando spettacolo e dimostrando anche, chissà, di poter traguardare altri e più ambiziosi obiettivi. Il portacolori della Lampre (ormai orfana, in termini soprattutto di classifica, di Cunego e Niemec) era reduce dalla mancanza di risultati in classiche a lui congeniali come l’Amstel  e la Liegi, ma sulle strade della Rosa ha saputo ritrovare motivazioni e entusiasmo. Il successo sulla salita di Montecopiolo di sabato scorso, staccando gli uomini di classifica, è stato un “capolavoro” di forza e anche di tattica. Non si è mai provato da uomo di classifica, basta attendere le salite dure e lunghe per fornire giudizi definitivi. Detto di Michele Scarponi e della sua sfortuna, ha colpito la serenità e la convinzione di Ivan Basso, sempre con i primi in salita, che vuole dare delle risposte a chi, prima dell’inizio del Giro d’Italia, lo considerava finito e bollito. Su Carpegna e Montecopiolo ha dato dimostrazione di brillantezza, purtroppo per lui il suo ritardo in classifica da Cadel Evans è derivante dalla cronosquadre di apertura. Ecco, il punto debole di Ivan è proprio la cronometro (a parte una Cannondale che non è molto affidabile in salita), ma i tapponi, le grandi salite che possono esaltare le sue caratteristiche si stanno avvicinando… E gli altri? Domenico Pozzovivo è il nostro miglior rappresentante in classifica e a Sestola  ha attaccato, segno di un’ottima condizione e dello spirito combattiero di un corridore che non ha altre alternative. Per la prima volta, ha un’intera squadra a sua disposizione e può ben dire di voler vincere il Giro. Passiamo a Fabio Aru. Appena tredici giorni di gara prima del Giro, ma Fabio non ha trovato alcuna difficoltà nel proporsi tra i protagonisti. È uscito indenne dalle cadute e si ritrova praticamente unico capitano dell’Astana, dopo l’uscita di scena dalla classifica di Michele Scarponi.

In definitiva, è un Giro d’Italia con dei precisi e attesi favoriti, ma potrebbe anche regalarci qualche sorpresa, e il bello deve ancora venire… Ora, qualche tappa riservata ai velocisti (orfani di Kittel, ma noi speriamo sempre naturalmente in Elia Viviani), poi le salite di Oropa e Montecampione. Sarà solo Evans-Quintana-Uran?

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