Primark, è proprio vero che arrivi qui?
Non so se crederci o meno, perché magari è una bufala come il presunto arrivo di Starbucks che ancora purtroppo qui in Italia non ho visto (essì che certe mattine un bel frappuccino servirebbe proprio; solo certe mattine però eh!). Però pare che entro fine 2015 Primark sbarcherà anche qui da noi, posizionandosi a Roma, Milano e Venezia.
E sinceramente, nonostante tutte le polemiche relative al trattamento riservato ai suoi operai, sono contenta. Sarà pure una delle manifestazioni summe del consumismo, di una società “usa e getta”, però ogni tanto, con moderazione, un po’ di Primark ci vuole. Perché pure io, alla fine, sono sfruttata – lavorativamente parlando – e dal momento che mi trovo in mano l’ennesimo contratto a progetto lo stipendio è quello che è, e qui non è che ci si può permettere borse Michael Kors tutti i giorni (e, sarò polemica per qualche secondo, non venitemi a dire che devo ringraziare di avere un lavoro perché no, non è così. Non solo, anche io ho lavorato fino ad esaurirmi per pochi soldi e so cosa vuol dire). E allora benvengano Mango, H&M, Zara e pure Primark, se possono permettermi di comprare qualcosa di carino e di fare anche la spesa, dal momento che se devo scegliere preferisco spendere di più per mangiare della carne decente.
Non fraintendetemi, sono per la qualità e, se possibile, per evitare la delocalizzazione: però purtroppo non viviamo in un mondo perfetto, e la donna frivola che alberga in me desidera abiti, scarpe e accessori, ma purtroppo non ha molti soldi. Che poi a dirla tutta, io ho ancora tutti i vestiti e le scarpe che ho comprato da Primark l’anno scorso, in perfette condizioni nonostante lavaggi e utilizzo piuttosto frequenti. Vi assicuro che possiedo capi e accessori pagati di più, magari anche di marca, che non possono dire di passarsela altrettanto bene… Il problema semmai è: che scusa mi invento adesso per andare a Londra? E quando importiamo New Look?