Il Salone del Libro di Torino è arrivato anche quest’anno, scatenando polemiche ancor prima di iniziare. Il più grande festival di editoria in Italia, infatti, è da molti considerato una fin troppo fedele riproduzione del mercato del libro italiano: pochi, enormi colossi che attirano sciami di lettori della domenica, piccoli e medi editori invisibili e inghiottiti dalla logica dei grandi ospiti, dei grandi numeri e dei grandi eventi. Duepunti edizioni ha deciso di non partecipare alla fiera, elencando sul sito i motivi della sua assenza:
Vogliamo concentrarci sulle cose importanti di cui al Salone non ci sarà modo di parlare, se non marginalmente, nei corridoi e in incontri sporadici schiacciati negli interstizi del programma: di un mercato editoriale dominato dalle concentrazioni, strutturalmente basato sulla precarizzazione del lavoro, che fa da specchio a un paese incapace ormai da troppi anni di investire in formazione, ricerca e cultura.
Satisfiction raddoppia il carico: Gian Paolo Serino ha aperto su facebook il gruppo Il Salone Immobile del Libro di Torino, introdotto da una nota dal titolo eloquente: Aboliamo il Salone del Libro di Torino. Il Salone del Libro di Torino fa male, nuoce gravemente alla salute dei lettori.
Perché esistono 2 modi per spegnere la cultura di una civiltà: nel primo i libri si mettono all’indice o al rogo, nel secondo si pubblicano talmente tanti titoli che l’effetto è uguale. Sul sito di Satisfiction Alberto Forni, autore della rubrica Fascetta Nera. Meglio un giorno da fascetta che cento da bandella pubblica uno speciale fotografico dal Salone, indicendo provocatoriamente la prima giornata mondiale della fascetta.
Anche Giuseppe Genna usa facebook per dire la sua rispetto alle vere carenze del mercato editoriale: booksblog riporta la riflessione in un post-carrellata su pregi e difetti del Salone. Genna ribalta la prospettiva dagli addetti ai lavori a chi, di questi lavori, dovrebbe fruire: si fanno i libri, ora bisognerebbe fare i lettori.
Sul «Corriere della Sera» cartaceo (non sull’edizione web, il che dà proprio da pensare in maniera scontata) si constata il crollo dell’editoria: nel bel mezzo del Salone di Torino piombano i dati Nielsen sui primi mesi del 2012 ed è un -11.8%. In realtà chiunque operi nel settore sa che si tratta del doppio circa. Interviste agli operatori che non hanno previsto questo crollo nel corso degli anni, mentre gli intellettuali lo urlavano ai quattro venti inascoltati. Manager simili, secondo me, andrebbero cacciati, anziché essere promossi CEO. In ogni caso: tutti a dire che il mercato è cambiato, il lavoro mutato, dobbiamo essere bravissimi a fare i libri. Sbagliato di nuovo, signori dell’editoria: dovevate e dovete fare i lettori, non i libri. Per questo non ho speranze che in futuro l’Italia si riprenda nella prospettiva culturale. Dovrebbero fare altro, sì, ma non quello che pensano.
Senza copertura wireless e blog
Oltre alle discussioni sulla forma del Salone, quest’anno anche il tema Primavera digitale ha sollevato un polverone di critiche: il Lingotto non aveva copertura wireless – molti hanno gridato al paradosso via twitter – mentre conaltrimezzi denuncia l’assenza totale di spazio dedicato ai blog letterari, un’occasione mancata per mostrare i volti di chi sta dietro allo schermo.
Ma non ho visto i blog. So che c’erano, lì, mimetizzati nella folla. So che alcuni blogger erano stati ospitati all’interno del palinsesto superaffollato di presentazioni, dibattiti, tavole rotonde, anche se impegnati in irritanti auto-reading di recensioni di Juno scritte il giorno prima. Ma non li ho visti rivendicare il loro posto, il loro ruolo. Non avevano postazioni fisse, non un volantino in giro, un manifesto attaccato da qualche parte, nemmeno un mini stand dove rinchiuderli tutti in una sorta di zoo per soddisfare la curiosità di lettori forti e radical chic, con mezza Sellerio nella borsa a tracolla: «Ah, ma allora i blog non esistono solamente dentro il mio iPad».
Editoria digitale
Al di là delle discussioni, il Salone ha dedicato un’ampia area del padiglione 2 al tema digitale di questa edizione. La sezione Book to the Future ha ospitato, tra gli altri, quello che Finzioni definisce lo spauracchio degli editori: lo stand di Amazon è stato l’“ospite inquietante” che ha approfittato del Salone per presentare due nuovi modelli di Kindle (Touch e 3C). Sempre su Finzioni Antonio Migliore stempera la tensione dicendosi entusiasta del Salone, della sua varietà e dell’impeccabile organizzazione dell’intera città rispetto all’evento: «per un giorno si può anche chiudere un occhio, guardando alla bella Italia che fa i libri, che li acquista e soprattutto li legge, sperando che i tempi siano meno neri per tutti e ci attenda dietro l’angolo una nuova primavera culturale.»
Arturo Robertazzi, un’eminenza in tema di editoria digitale che ha partecipato a Book To The Future presentando il suo romanzo digitale Ezagreb, propone un’analisi dettagliata dell’hashtag #SalTo12: rispetto all’anno scorso e nonostante la mancanza di wireless, il Salone ha fatto twittare cinque volte di più. Naturalmente anche Book To The Future ha un suo twitter.
Editoria romana
E c’è una buona notizia anche per l’editoria romana: minimum fax si è contesa il podio dei cinguettii insieme ai colossi Einaudi, Feltrinelli e Libri Mondadori – qui un pezzo di benvenuto su twitter alla casa editrice. Ecco un modo per alzare la testa e darsi visibilità in un mercato ipertrofico e dominato dai giganti. Un altro è unire le forze: questo hanno fatto sei piccole case editrici, ribattezzate per l’occasione N.E.I., Nuovi Editori Indipendenti. Tra di loro c’è Caravan, piccola casa editrice romana nata da poco, insieme a CaratteriMobili, Intermezzi, Las Vegas, Miraggi e Neo. Francesca Borrelli trae conclusioni decisamente positive su questa esperienza, sottolineando che «Il pubblico era molto incuriosito da questo progetto comune e dai nostri libri che si discostano dal panorama editoriale dei grandi marchi». Anche Nutrimenti, La Nuova Frontiera, Keller editore e 66thand2nd hanno condiviso lo stand, organizzando anche una festa insieme: The Independents’ Night, giovedì 10 maggio.
Gli eventi: altra faccia del Salone
Ma veniamo agli eventi, altra faccia del Salone. È di nuovo minimum fax a venirci in aiuto nel labirinto di proposte in, off, su, per, con, tra, fra: il blog letterario minima & moralia ha proposto la #DirettaSalone. Un modo utile e (a volte) sintetico per tenere informati anche i “lettori da casa”.
Ogni giorno gli “inviati” di minima & moralia – #DirettaSalone (redattori del blog, autori minimum fax e soprattutto voi, lettori e visitatori del Salone) andranno a sentire conferenze, eventi, convegni, letture per raccontarle poi in dieci righe. Le pubblicheremo immediatamente sul blog: i lettori potranno così seguire in diretta da casa il programma della fiera grazie alle vostre “corrispondenze”.
Tra i tanti eventi segnalati sul blog, riassumiamo quelli incentrati sugli argomenti della piccola e media editoria romana e dell’editoria digitale: il 10 maggio Maurizio Ceccato ha partecipato, insieme a Roberto Grassilli e Riccardo Gola, a un incontro dal titolo Grafica editoriale…digitale? Le copertine al tempo dell’e-book. Marta Ciccolari Micaldi scrive:
Ogni incontro, compreso questo, recita lo stesso ritornello d’apertura: «L’e-book sostituirà la carta?» Sarebbe ora di farlo morire sul nascere questo ritornello e, perché no, cambiare un momento prospettiva, nella speranza che la nuova visuale non lasci troppo spazio alla retorica. Qualche spunto interessante arriva dai grafici e gli art director che, a fatica, riescono a bypassare la domanda d’apertura: Maurizio Ceccato suggerisce che l’e-book ha meno a che fare con le parole e molto di più con la fantascienza e che, conseguentemente al cambiamento di supporto, le storie raccontate dovrebbero cambiare anche i propri contenuti.
Qui una lista stringata dei contenuti ad opera di Giulio Passerini, dal cui sito abbiamo preso anche l’immagine.
Si è tenuto sempre giovedì 10 un incontro interessante sugli scrittori “emergenti e non esordienti”, due dei quali provengono da case editrici che ci interessano: Raffaella Ferrè con Inutili fuochi (66thand2nd) e Giovanna Zucca con Mani calde (Fazi, qui la nostra recensione). Giovanni Tesio ha moderato l’incontro, che vedeva coinvolto anche il libro Tutti i colori del mondo di Giovanni Montanari (Feltrinelli), trovando un filo conduttore tra i tre romanzi. Giovanna Pisacane scrive:
Ricominciare a vivere, da uno stato di dolore e sofferenza fino a raggiungere attraverso un lungo e tortuoso viaggio, la speranza; da non confondersi con uno scontato e ordinario happy ending. Questo ciò che accomuna i tre romanzi, secondo il critico Giovanni Tesio che ha coordinato questo incontro. Giovani, preparati e disponibili, i tre scrittori hanno interagito poi col pubblico, incuriosito dai reading di qualche capitolo delle loro opere.
Venerdì 11 maggio Carola Susani ha parlato del suo Eravamo bambini abbastanza (qui la nostra intervista all’autrice e la recensione).
Ispirato alla tradizione letteraria picaresca, questo romanzo esplora la realtà che in un certo qual modo, come spiega Carola Susani, è già picaresca. È la fortuna che domina le nostre sorti. Non c’è più sicurezza, nessuno ci aiuta. L’angoscia per la propria condizione incombe su tutti.
Un salvadanaio nero su sfondo rosa il simboletto dell’FN Paper Shop: l’evento più chic durante il Salone si è tenuto venerdì 11 maggio dalle 20. Varie meraviglie editoriali sono state messe in vendita assieme a pane, vino e rapanelli per la prima serata di autofinanziamento di FN. Per l’occasione, anche un live di VADIeLOFO (eccoli mentre si preparano). Per chi non c’è stato, qui l’archivio su tumblr: da mangiarsi le mani.
Sabato 12 maggio la casa editrice Tunuè ha presentato Hellzarockin’, un fumetto così al passo coi tempi da essere nato direttamente in formato digitale, una coloratissima app da sfogliare che solo dopo è divenuta un fumetto cartaceo.
Si sfoglia a seconda dei formati del proprio device, è colorata ed è stata realizzata dai disegnatori senza passare dalla carta, ma servendosi direttamente di supporti digitali, di tavolette su cui – evidentemente – si può disegnare. Contenuto narrativo, immagine e tecnologia interagiscono tra loro così felicemente che quasi fa un po’ strano: gli editori, cogliendo l’innovazione del loro stesso esperimento, dichiarano di aver voluto fare un piccolo salto indietro nel tranquillizzante mondo della pagina cartacea, realizzando lo stesso identico fumetto della app su carta, in forma di album, come gli altri.
Chiude la #DirettaSalone la cronaca di un incontro Book To The Future: Marta Traverso di Ledita ha introdotto la casa editrice digitale Quintadicopertina, che propone testi «fra citizen journalism, reportage e diari di viaggio» sottolineando il vantaggio della forma ebook:
Il lettore può scegliere se limitarsi alla lettura del testo o consultare i materiali che gli autori hanno utilizzato per scrivere il loro ebook. Adattare all’ebook un’inchiesta o un reportage giornalistico ha un duplice significato: da un lato arricchisce l’offerta dell’informazione grazie alla possibilità di inserire vari percorsi di lettura e integrare con contenuti di vario genere, dall’altro permette all’autore di lavorare sul testo in maniera più approfondita e fino all’ultimo secondo possibile, senza le scadenze proprie della pubblicazione su carta.
Romania e Spagna i paesi ospiti
Quest’anno i paesi ospiti del Salone sono stati Spagna e Romania: citiamo solo alcuni tra gli ospiti illustri. Mircea Cărtărescu, poeta e saggista pubblicato in Italia da Voland, ha parlato del suo Nostalgia in parallelo con Essere o non essere Ion di Herta Müller (Transeuropa) e Eventi nella realtà immediata di Max Blecher e ha avuto un dialogo aperto con Emanuele Trevi; Enrique Vila-Matas ha (tra le altre cose) incontrato la sua traduttrice Elena Liverani per la sezione degli incontri professionali; mentre la casa editrice Atmosphere Libri ha portato al Salone le scrittrici romene Gabriela Adameşteanu e Florina Ilis. Lo Spazio Lingua Madre ha ospitato, tra gli altri, Dubravka Ugresic – autrice di Vietato leggere e Babajaga ha fatto l’uovo per nottetempo; Claudiléia Lemes-Dias autrice di Nessun Requiem per mia madre per Fazi; Lola Shoneyin in occasione della pubblicazione di Prudenti come serpenti per 66thand2nd.
L’incontro per i venticinque anni del Premio Calvino ha visto “autori ed editor a confronto”: Giovanni Greco con Malacrianza e Marco Porru con L’eredità dei corpi (entrambi editi da Nutrimenti, qui la nostra recensione), insieme ad Anna Melis autrice di Di qui a cent’anni (Frassinelli), Pierpaolo Vettori con Le sorelle soffici (pubblicato da Elliot, qui le nostre recensioni) si sono confrontati con gli editor Benedetta Centovalli, Francesco Colombo, Giulia De Biase e Lorella Santini moderati da Mariapia Veladiano.
Tra le altre proposte degli editori romani, Del Vecchio Editore ha pensato a un’esposizione d’arte: il concorso Disegna Colette, indetto dalla casa editrice e dalla redazione di «Gli amanti dei libri», ha avuto la sua ultimissima tappa proprio al Salone. Presso lo stand della casa editrice sono state esposte le foto dei lavori selezionati, in attesa del giudizio del pubblico.
Last but not least, la finalissima di 8×8, vinta da Francesca Morelli, autrice de Il vestito buono, che noi abbiamo intervistato per l’occasione insieme agli editor dei racconti finalisti (qui i nostri approfondimenti). Al Salone ha fatto capolino anche il numero 0,5 di WATT: senza tema, colori d’ordinanza nero e cyan.
Affluenza in crescita e una proposta ai piccoli editori
Il comunicato finale del Salone del Libro decreta un incremento del 4.1% dell’affluenza rispetto alla scorsa edizione, e lancia proposte ai piccoli editori confermando che un’idea corporativa rafforzerebbe le piccole realtà:
Ripensare in una formula totalmente nuova lo spazio dei piccoli editori, riducendo il più possibile la loro dispersione e il ricorso a stand individuali preallestiti, per raccoglierli invece in un’ampia area omogenea e dal design architettonico curato sul modello dei maîtres chocolatiers in Tentazione e meditazione. Ogni editore avrebbe a disposizione uno spazio personalizzabile, con un’arena centrale per dibattiti e presentazioni editoriali e per la propria autopresentazione. Il precedente riuscito è quello del Bookstock Village che, concepito e progettato in modo omogeneo, è riuscito a trasformare il Padiglione 5 da «terra di nessuno» com’era anni fa – quando ospitava soltanto poco vivaci stand istituzionali – in uno dei cuori pulsanti del Salone. Lo stesso potrebbe accadere con il Padiglione 1 creando al suo interno come polo d’attrazione il «village» o distretto dei piccoli editori.
Basterà, o le criticità sollevate da alcuni addetti ai lavori sono più difficili da superare? Staremo a vedere.