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Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora Primavera di Kim Ki-duk
Creato il 31 maggio 2011 da SpaceoddityBrucia anche quando non lo vedi, brucia anche quando sei tu che ti accendi e poco alla volta ti consumi, brucia anche quando non ti accorgi di diventare cenere. Il tempo estingue.
Il tempo muta. Muta un bimbo in un uomo, l'innocente in un assassino e poi redime le sue colpe. Il tempo è silenzioso, eppure lo tocchi; impalpabile, tuttavia lo assapori. Invisibile e finisci per annegarvi dentro.
Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora primavera non è un film-documentario sulla vita di anacoreti buddisti. La dimensione didattica del Maestro nei confronti dell'allievo può forse ingannare, lo stesso sonoro parco, minimale rischia di lasciar interdetto uno spettatore impreparato a fare spazio a questo paradisiaco galleggiare di immagini, di suoni, di luce intatta, di inesauribile e fragilissima verginità.
Ma il sud-coreano Kim Ki-duk non è un reporter: è un regista superbo, capace di una fotografia - spesso sovraesposta - dall'aura mitica. Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora primavera è un gioiello, un'opera che - come poche - riconcilia con la bellezza. Non direi con la vita, no, perché la vita non è più facile su questa piattaforma-palafitta che quasi plana su uno specchio d'acqua riparato dalla mondanità, ma non dal mondo.
Non abbiamo un paesaggio che esaurisce le dimensioni dell'essere. Maestro, allievo e avventori sono in costante ricerca di vita, ne hanno fame, una sete che non scema, ma diventa compagnia abituale che scaccia fantasmi e paure. Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora Primavera non è un cammino di saggezza, se si intende per cammino una lunga distesa attraversata da una placida linea di passi: la strada è erta, al mondo si accede per vie che non ti spieghi, ma sembrano star lì da sempre, quasi a indicare come si arriva a essere uomini, a essere vivi con il corpo e le sue forze, e poi a non essere più sé stessi, quelli che si credeva di essere.
Il tempo brucia.
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