Iniziamo presto: decidiamo di ripetere l'esperimento riuscito di venire in macchina e dopo un pranzo (tardivo: ci siamo svegliati all'una dopo la lunga nottata precedente, ancora pieni dei coriandoli e delle stelle filanti dei Flaming Lips) al chiringuito sulla spiaggia, e verso le 5 siamo già a timbrare il cartellino.

Poi, di corsa (per quanto mi permette il mio piede di nuovo dolorante) a vedere i Belle & Sebastian: la lontananza dei due palchi ci fa perdere la prima canzone, arriviamo a metà di Cuckoo e scattano i coretti. Prima cosa che notiamo: il volume basso e l'aumento di peso di Stevie Jackson, improvvisamente ciccione. Suart Murdoch, lui ormai è sempre più fighetto e piacione. Scaletta in parte insolita, che pesca poco dall'ultimo Álbum e molto da "Dear Catastrophe Waitress" e dal passato, concludendosi nientedimenoché con "Judy and the dream of horses" e "Sleep the clock around". Bravi come sempre, forse ormai un po' troppo scontati, o sarò io che li ho visti troppe volte per riuscire a stupirmi ancora?

Raccolgo il mio piede, timbriamo il cartellino d'uscita e ci avviamo alla macchina, come una combriccola di vecchietti malandati: chi ha mal di schiena, chi l'allergia, chi - io - un coltello piantato nel malleolo. È un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo.
(... continua...)
