Giunti alla terza giornata, al Parc del Forum ormai è chiara una cosa: il pericolo pioggia, paventato da alcuni siti nei giorni scorsi, è scampato, dato che al Parc del Forum c’è quasi sempre un bel vento, fresco di giorno e freddo la notte. La novità è quella della defezione dei Band Of Horses, bloccati dall’uragano negli Stati Uniti: il loro slot sull’Heineken viene prontamente coperto dai Deerhunter (quest’anno è difficile non vedere nemmeno una volta Bradford Cox e il suo gruppo).
Intanto i Melody’s Echo Chamber iniziano a riscaldare gli animi sul palco Pitchfork. La band capitanata dalla affascinante Melody Prochet dal vivo pare avere molto più tiro che su disco, pur non nascondendo le proprie tendenze dream pop, soprattutto nelle parti vocali. Nel mentre è compito delle chitarre dipingere degli incisivi sfondi psichedelici. Un po’ Stereolab, un po’ Broadcast, anche se molto meno sperimentali, ma comunque parecchio gradevoli.
Chi si dimostra immediatamente un istrionico showman è Mac DeMarco. L’artista americano non si risparmia, per un set spettacolare durante il quale vengono fuori la sua forte personalità e le sue spiccate doti da frontman. Senza tralasciare la ciliegina sulla torta dello stage diving sul pubblico. I brani dell’ultimo disco appaiono nettamente più intensi e d’impatto che nella versione in studio. E, a proposito d’impatto sul palco, ci si meraviglia sempre (in positivo) di come i Thee Oh Sees siano in miglioramento costante album dopo album, concerto dopo concerto. La loro esibizione infuocata sull’ATP non lascia un attimo di respiro, calcando l’attitudine garage punk della band e condendola con le ormai caratteristiche influenze psych. Nello slot successivo, nonostante la ricchezza di alternative, la scelta ricade su Dan Deacon, perché ogni singolo concerto del polivalente artista americano fa storia a sé. Dan Deacon è un personaggio originale sin dall’aspetto fisico: per dare un’idea, pensate al vostro compagno nerd del liceo vent’anni dopo, con qualche chilo in più e meno capelli. E ogni esibizione appare come una vera festa, con tappeti di synth, due batterie e momenti d’interazione quasi cabarettistici con il pubblico.
Poco dopo i Liars mettono in scena uno spettacolo che si regge sulle sonorità dell’ultimo disco WIXIW, tra le migliori uscite del 2012. Un sound totalmente rinnovato, tanto che chi ha visto il trio in tour precedenti può tranquillamente pensare di trovarsi di fronte a un’altra band. Il cambiamento, però, giova non solo ai nuovi brani, ma anche al resto della scaletta, in cui compare qualche episodio meno recente come “The Overachievers”. Tra le migliori esibizioni dell’intero Primavera Sound 2013.
Il ritorno dei My Bloody Valentine è tra i momenti più attesi del festival, forse anche più di quanto non lo fosse stato nell’edizione del 2009. Quest’anno infatti c’è in più il nuovo disco mbv, che ha ridestato l’interesse attorno alla band di Kevin Shields. Il copione è sin da subito quello atteso: muro di chitarre, feedback, una precisa sezione ritmica e parti vocali sullo sfondo, quasi sussurrate (è bene o male quello che è sempre accaduto nei loro live). Una valanga sonora che ti prende, ti rapisce e ti avvolge, per poi abbandonarti quasi un’ora e mezza dopo disorientato, stordito ma soddisfatto con ancora gli echi delle distorsioni nelle orecchie. Quasi a far da contraltare, sul palco Primavera arriva qualche minuto dopo la leggerezza danzereccia degli Hot Chip, gruppo che pare rigenerato dal materiale dell’ultimo disco Motion Sickness, forse il lavoro più epidermico dopo anni. Lo spettacolo diverte e coinvolge, difficile rimanere impassibili su “How Do You Do” o su di un singolo storico come “Boy From School”.
Il piatto forte della giornata di domenica, sicuramente meno concitata (e che si svolge nel centro di Barcellona) è costituito dalla “fiesta de despedida” all’Apolo, il tradizionale appuntamento finale con cui il Primavera Sound saluta definitivamente il suo pubblico, fino all’anno seguente. Dopo i gradevoli ma alla lunga ripetitivi set degli Allah-la’s prima e dei Merchandise dopo, i protagonisti dell’Apolo domenica notte sono gli inarrestabili Deerhunter, al loro terzo concerto in quattro giorni di festival. Il gruppo americano non tradisce segni di svogliatezza, anzi: il carisma di Bradford Cox e degli altri musicisti pare diventare sempre più forte. Il set odierno è incentrato sui pezzi di Monomania, lavoro fresco di stampa. Colpiscono “Neon Junkyard” e la title-track, col suo finale che pare quasi un mantra ipnotico. Non mancano brani più adulti come “Revival” o “Desire Lines”, fino a concludere il viaggio attraverso il mondo musicale dei Deerhunter con “Agoraphobia”.
Ora è davvero finita, ma già si pensa al Primavera Sound 2014, di cui si conoscono già le date (dal 29 al 31 maggio) e il primo headliner: i Neutral Milk Hotel.
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