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Prime Due Puntate. It’s Only Rock ‘n’ Roll…And I Like It!!!

Creato il 13 dicembre 2011 da Gaetanocelestre @GaetanoCelestre

It’s only Rock ‘n’ Roll… And I like It!!!

Prima Puntata

“da Nove n.18, periodico di attualità, politica, cultura e sport”

Prime Due Puntate. It’s Only Rock ‘n’ Roll…And I Like It!!!

Mi chiamo Gioacchino, detto quattrocchi – e non perché sia solito ripetere frasi come “che è meglio” o avere un colorito bluastro della pelle…beh, in effetti, di tanto in tanto, forse grazie ai lividi… ma quella è un’altra storia. Diciamo che il fatto è che porto un bel paio d’occhiali spessi come fondi di bottiglia da conserva di pomodoro (per restare sulle metafore più innervate al contesto sociale in cui vivo) e questo – dicono – è identificativo del mio essere “essere vivente”.
Scusate, sono stato poco chiaro, meglio andare avanti. Adesso le cose vanno meglio comunque, mi cresce persino la barba, o forse è ancora peluria, ma la mia aspirazione è quella di farmi crescere i baffi come Jon Lord (link) ai tempi di “In Rock”. Non è che sia troppo convinto della riuscita, e poi certo che una manciata di peli sotto il naso non mi renderanno anche le dita più veloci sull’hammond – o almeno così mi dicono i ragazzi della band – ma qualcosa devo pur tentare, no? E potranno forse i baffi cancellare anni e anni di minuetti imposti da una retrograda insegnante di pianoforte (tra l’altro baffuta pure lei…ma niente a che vedere coi Deep Purple, intendiamoci, quelli erano altri peli!). Ma ripeto, in fondo perché non provarci? Evviva i baffi, evviva Highway Star (link)!!!

Bisogna adesso cancellare avvilenti trascorsi ed esperienze ecclesiastiche, mio dio (è proprio il caso di dirlo), che vergogna. Che vergogna se ripenso alle vecchiette che dopo la messa mi tiravano i pizzicotti sulle guance dicendo: “Cchiè beddu, sciacquatu, stu organista ra parrocchia!”. Per fortuna, da quando sono stato iscritto al liceo scientifico “Roberto Pianta”(link) tutto è cambiato, ho conosciuto i fratelli Dioscuri e, a quanto pare, nessuno qui conosce il mio soprannome. Meglio così. Adesso ho pure la faccia piena di brufoli e nessuna anziana signora ardisce mettermi le dita sul viso, probabilmente ponderando bene il rischio di impiastricciarsi di pus. No, non sono più “sciacquato”, yeah! Burn (link)!!!

Ma veniamo a noi, vi ho già nominato i fratelli Dioscuri? Sì, loro mi avviarono per le lunghe vie del rock: “Lunga è la strada sino alla cima, se tu vuoi il rock ‘n’ roll!” (link) – così mi avvertirono, probabilmente azzardando una traduzione dall’inglese di qualche pezzo che stavano ascoltando in quei giorni. Ma a me non interessava se la strada era ardua, volevo il rock!

Uno di nome fa Polluce e malgrado il padre lo avesse incoraggiato sin dalla prima infanzia a suonare un B3 (link), si è limitato a studiare il solo Canto.

L’altro, Castore,  suona la chitarra, come gli fu detto di fare.

Entrambi sono una vera istituzione, al liceo e non solo. Si crede che ormai gli abbiano sistemato nell’aula di scienze la brandina per la notte, tanto ci si è abituati a vederli lì dentro nel corso degli anni. Si vocifera addirittura che i Dioscuri potrebbero essere infiltrati della segreteria o addirittura dei servizi segreti della bidelleria, inviati sotto copertura per conoscere in anticipo le mosse studentesche. Ma io non ci credo!

Altre ipotesi meno fantasiose sostengono che si tratti di apparizioni ectoplasmatiche, evocabili anche per mezzo del semplice stappare una birra da sessantasei.

Come li ho conosciuti? Beh, Polluce al primo giorno di scuola, nel bel mezzo della seconda ora, se ne andava in giro per le classi mentre facevano lezione, a cercare la sua sedia preferita, quella che aveva trovato al momento della sua iscrizione all’istituto (gli anni della contestazione studentesca?). Era una sedia particolare, c’era scritto “Jimmy Page” (link) sullo schienale e molti erano convinti che si trattasse di un autografo. Già, il chitarrista degli Zeppelin era passato da lì – come Garibaldi, come un Apostolo, o qualcosa del genere – e aveva lasciato il segno! Che era venuto a fare nel mio paese? Beh, non saprei, ma allora dovremmo chiedercelo pure per Garibaldi e per l’Apostolo. Magari c’entrava qualcosa Alister Crowley, no? Coi Led Zeppelin c’entra sempre qualcosa. Ma sì, doveva esser passato dal paese quella volta che tornando da Rodi (nel ’76) aveva fatto una capatina in Sicilia per acquistare la villa di Crowley a Cefalù.

Tornando a noi, forse è meglio cominciare a raccontare come conobbi i Dioscuri sin dalle premesse. All’inizio di questa estate – tra l’altro appena conclusasi – Polluce e Castore avevano messo su una band per suonare in giro: lungo la costa, negli chalet, negli stabilimenti balneari, nelle piazze e compagnia bella. In verità non si trattava propriamente di una gran bella band, c’era qualche problema. Ma è che soprattutto non c’era affinità tra gli elementi…

To Be Continued…

It’s only Rock ‘n’ Roll… And I like It!!!

Seconda Puntata

“da Nove n.19, periodico di attualità, politica, cultura e sport”

Sì, lo so che si dice non ci sia mai vera armonia, anche nei più grandi gruppi, e a John Lennon non tanto andava a genio il nuovo Paul che si erano trovati. Va beh, ce ne sarebbero di esempi da citare, ma è che qui si esagerava proprio:

il batterista era un tizio che suonava il tamburo, o forse i piatti, o forse le pentole (scusate, non la faccio più una battuta del genere. Non volevo farla veramente, perdono), insomma suonava qualcosa nella banda del paese e i suoi gusti musicali si autolimitavano (per non dire che si castravano) al pop più popolare e commerciale che si produce in Italia, quello più soft e mefistofelicamente melodico…addirittura melenso, come una cucchiaiata di zucchero infilata nel miele mentre si ascolta Mango alla radio.

Al basso c’era un altro tizio che suonava il suo strumento con la sola intenzione di simulare, o emulare (chissà?!?), i suoni della musica del momento più danzereccia e commerciale.

Ovviamente i pezzi da provare li scelsero quasi tutti i Dioscuri, con sistema democratico quanto un golpe militare nel sud america del dopo guerra. Ma in fondo si trattava di poca roba, tanto per cominciare, appena quattro brani. Erano questi: un blues tradizionale che i due fratelli avevano promosso dall’ascolto di un live del mitico chitarrista blues, Muddy Waters (link). Dicevano che fosse semplice, un buon inizio, tanto per cominciare.

Altra song, facile facile, tanto per cominciare, scelta più perché la suonavano tutti che per reali motivi affettivi, era Cocaine (link) nella ultranota versione claptoniana. Qualunque cover-band di passaggio al Cuarto Potere – mitico locale dove si suonava musica dal vivo, una sorta di Cavern paesano – faceva quel pezzo. Bisognava proprio suonarlo per forza, un po’ come fare la pupù ogni giorno. Si proseguiva con un altro classicone, un po’ più difficile – tanto per cominciare – ma Castore s’era impuntato: Purple Haze (link). E in fondo era in continuità con cocaine, per tema trattato. Addirittura, come terzo brano, una delle prime opzioni fu Casey Jones (link) dei Grateful Dead, ma tutto ciò non perché i fratelli fossero dei tossici.

Loro in realtà neanche sapevano di che parlassero quelle songs. È che vallo a trovare un pezzo storico del rock anni ’70 che non parla di droga. Polluce, d’altra parte, suggeriva Sugar Magnolia (link), sempre dei Dead. Nella diatriba si impose il batterista, che voleva per forza scegliere un brano. Magnanimamente, i Dioscuri concessero! Ci fu tuttavia una lunga tenzone che prese avvio con sconce proposte ramazzottesche e addirittura tizianoferriste. Al sol sentire quel nome ci fu bisogno di far rinvenire Polluce stappandogli una birra sotto il naso. Castore invece afferrò una forbice e voleva dilaniare bambolotti per poi farsi fotografare come nella copertina censurata degli scarafaggi di Liverpool. Ci si accordò sul sempre buono zio Pino, Daniele: a me me piace o’ blues (link). Il quarto pezzo fu scelto insindacabilmente da Polluce, il cantante. Si narra di silenzi più o meno calcolati e pause da vero maestro dell’arte oratoria. Suspense… Dopo qualche sguardo, vagamente diabolico, fu annunciato l’habemus papam: Come and go blues (link) degli Allman Brothers. Fu un incontro prettamente decisorio quindi, senza alcuna intrusione strumentistica. Nessuno si era portato appresso gli attrezzi del mestiere, per ordine rigoroso di Polluce. In effetti, ciò che il cantante temeva, era il fratellone. Conoscendolo, lo temeva…per i motivi che si vedranno più avanti. Non voglio anticipare niente. A conclusione della riunione si fissarono le prove – le prime – ad una distanza di sette giorni da quel preciso momento: al sabato successivo, tempo di imparare i quattro pezzi.

To Be Continued…

Gaetano Celestre

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