“Prova un po’ a metterlo così?”
“Hmm non sento niente…”
“Se ripartissimo da capo?”
“Seee ma sei pazzo? In queste cose si deve avere pazienza e non cambiare niente, e se poi parte tutto insieme? E se poi fermi tutto quando ce l’avevamo quasi fatta?”
“Mamma mia che ansia però… Se sapevo che era così…”
“Non mi dire che ti piace di più uscire a giocare fuori…”
“No però, poi pensa se scoprono che siamo stati tutto il giorno così…”
“Se nessuno chiacchiera, nessuno lo saprà, facile no?”
“Aspetta sento qualcosa…”
“Dai che forse…”
“Di che…
“Oddio sì, è andata”
“Dai, dai, dai”
“Non ti fermare proprio ora eh!”
“Ci siamo, ci siamo!”
“Cazzo siiiii”
“DAAAAAII!”
“Si però… Potevamo giocare a Track & Field invece che a Ghost n’Goblins, almeno facevamo il doppio”
“Ma questo è meglio, dai pari o dispari?”
Le tue maledette cassettine erano meno disponibili di una tizia che ti vuole bene solo come amico e altrettanto incomprensibili, e ancora non capisco come non siano riuscite a farmi odiare la tecnologia. Quando passai ai dischettoni neri e morbidi fu come la prima volta in cui l’ho fatto senza preservativo.
Ma porcaputtana quanto mi divertivo, se non sono diventato una persona rispettabile, con una carriera e un lavoro degni di questo nome, che guarda dall’altra parte quando gli chiedono “ma te che fai per vivere?”, lo devo molto anche a te.
E di questo ti ringrazio.
Addio Commodoro Tramiel, per te è arrivata la fine del nastro.