Mentre il generale inverno sta dominando, arrivano le prime pedalate per le formazioni ciclistiche in veste 2013. Gambe pesanti, qualche chilo di troppo, entusiasmo per chi cambia maglia e vuole iniziare bene, attenzione doppia per chi ha passato una stagione al di sotto dei risultati sperati, e sa che non potrebbe permettersene un’altra in grigio. Praticamente due identikit che possono portare i nomi di Vincenzo Nibali ed Andy Schleck. L’isolano chiude il ciclo in Liquigas dopo anni di apprendistato conditi nel complesso da bei risultati. I podi nei tre grandi giri, con quello più alto in Spagna, e la Tirreno-Adriatico nell’ultima stagione. Basso come mentore nelle prime stagioni è stato certamente importante per il siciliano, che adesso dovrà far vedere cos’ha imparato con il clan Amadio. Passa dall’ammiraglia di quest’ultimo a quella guidata da Giuseppe Martinelli, da un gruppo di lavoro che gli ha permesso di crescere e sbagliare con calma a Vinokurov, che a pazzia nel pensare certe azioni è secondo a nessuno. Il siciliano si è portato appresso alcuni compagni di Liquigas e, tenendo conto che le presenze di casa nostra erano già sostanziose (sei ciclisti, con Bontempi e Martinelli al volante), l’arrivo di altra Italia renderà più azzurro il celeste-Astana delle divise. Nibali vuole puntare al Giro e parrebbe questo il probabile indirizzo. Tanto che nella testa dello squalo dello stretto si fa avanti l’idea di iniziare la stagione un pelo in ritardo rispetto all’ultima stagione. Vedremo se il sudamericano Giro di San Luigi (verso la fine di gennaio) verrà sacrificato o meno. Da tener da conto anche la assegna iridata di Firenze, che facilmente spingerà atleti italiani a non tirare avanti la carretta fino a settembre senza soste. Probabile che per Nibali gli obiettivi di questa stagione siano la Liegi, il Giro e il Mondiale, dove sa che, a meno di sorprese, un posto da leader ce l’ha. Nelle grandi corse a tappe in cui puntava alla classifica ha fatto quasi sempre bene, tranne un non entusiasmante 7° posto alla Vuelta 2011. Ma il podio francese dell’ultimo Tour è stato garante in positivo. Non è ai livelli di Contador – chi lo è? – ma Andy Schleck, Wiggins, Evans, sono a un colpo di pedale, mentre Froome stesso avrà nella nuova stagione la sua cartina di tornasole. Il sudafricano è andato molto forte, quando non era l’uomo di riferimento. Ma Nibali quest’anno non dovrebbe ritrovarselo davanti, se non forse per la Vuelta. Altra roba il discorso riguardante Andy Schleck. Di fronte alla prima stagione negativa della carriera, raramente protagonista anche in corse di secondo piano, il lussemburghese non può fare un’altro buco nell’acqua. Non per questioni di maglia nazionale, visto che sono talmente pochi i professionisti nella sua Nazione che il pensiero non gli si pone. Piuttosto per una questione di leadership in seno agli sponsor. La libertà avuta nelle ultime due stagioni sulle corse preferite ce l’hanno avuta in pochi. C’è l’ha avuta Evans e un Tour l’ha vinto (in verità anche Andy uno lo ha vinto…), l’ha avuta Gilbert che in due anni ha sfondato alle Ardenne e quest’anno vinto l’iride, l’ha avuta Boonen e ha vinto le classiche sulle pietre storiche, l’ha avuta Wiggins vincendo diverse corse a tappe fin da marzo, ce l’ha “Matador” e spesso son legnate per tutti. Su come si preparerà Andy non si sa, visto che l’atleta non è di carattere particolarmente aperto nelle sue relazioni con il mondo ciclistico. Fatto sta che il lussemburghese ha necessità di risultati, o quantomeno di tornare protagonista. Punterà alle Ardenne, punterà al Tour e, per ora, d’altro niente si sa. Sarà da vedere come anche l’ambiente della squadra vivrà questa stagione, non solo dopo che le delusioni ciclistiche patite la stagione passata – ricordiamo buona parte della campagna del nord, andata in malora con l’infortunio di Cancellara al Fiandre – e le beghe legate al doping che hanno fatto la loro comparsa, prima in estate riguardanti Frank Schleck al Tour e poi con i più recenti strascichi post Armstrong, che hanno coinvolto il gran capo Bruyneel. Mettiamola in questo modo. Difficilmente Andy farà una stagione più disgraziata dell’ultima, quindi aspettiamoci il lussemburghese certamente più forte che non nel recente passato.
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Mentre il generale inverno sta dominando, arrivano le prime pedalate per le formazioni ciclistiche in veste 2013. Gambe pesanti, qualche chilo di troppo, entusiasmo per chi cambia maglia e vuole iniziare bene, attenzione doppia per chi ha passato una stagione al di sotto dei risultati sperati, e sa che non potrebbe permettersene un’altra in grigio. Praticamente due identikit che possono portare i nomi di Vincenzo Nibali ed Andy Schleck. L’isolano chiude il ciclo in Liquigas dopo anni di apprendistato conditi nel complesso da bei risultati. I podi nei tre grandi giri, con quello più alto in Spagna, e la Tirreno-Adriatico nell’ultima stagione. Basso come mentore nelle prime stagioni è stato certamente importante per il siciliano, che adesso dovrà far vedere cos’ha imparato con il clan Amadio. Passa dall’ammiraglia di quest’ultimo a quella guidata da Giuseppe Martinelli, da un gruppo di lavoro che gli ha permesso di crescere e sbagliare con calma a Vinokurov, che a pazzia nel pensare certe azioni è secondo a nessuno. Il siciliano si è portato appresso alcuni compagni di Liquigas e, tenendo conto che le presenze di casa nostra erano già sostanziose (sei ciclisti, con Bontempi e Martinelli al volante), l’arrivo di altra Italia renderà più azzurro il celeste-Astana delle divise. Nibali vuole puntare al Giro e parrebbe questo il probabile indirizzo. Tanto che nella testa dello squalo dello stretto si fa avanti l’idea di iniziare la stagione un pelo in ritardo rispetto all’ultima stagione. Vedremo se il sudamericano Giro di San Luigi (verso la fine di gennaio) verrà sacrificato o meno. Da tener da conto anche la assegna iridata di Firenze, che facilmente spingerà atleti italiani a non tirare avanti la carretta fino a settembre senza soste. Probabile che per Nibali gli obiettivi di questa stagione siano la Liegi, il Giro e il Mondiale, dove sa che, a meno di sorprese, un posto da leader ce l’ha. Nelle grandi corse a tappe in cui puntava alla classifica ha fatto quasi sempre bene, tranne un non entusiasmante 7° posto alla Vuelta 2011. Ma il podio francese dell’ultimo Tour è stato garante in positivo. Non è ai livelli di Contador – chi lo è? – ma Andy Schleck, Wiggins, Evans, sono a un colpo di pedale, mentre Froome stesso avrà nella nuova stagione la sua cartina di tornasole. Il sudafricano è andato molto forte, quando non era l’uomo di riferimento. Ma Nibali quest’anno non dovrebbe ritrovarselo davanti, se non forse per la Vuelta. Altra roba il discorso riguardante Andy Schleck. Di fronte alla prima stagione negativa della carriera, raramente protagonista anche in corse di secondo piano, il lussemburghese non può fare un’altro buco nell’acqua. Non per questioni di maglia nazionale, visto che sono talmente pochi i professionisti nella sua Nazione che il pensiero non gli si pone. Piuttosto per una questione di leadership in seno agli sponsor. La libertà avuta nelle ultime due stagioni sulle corse preferite ce l’hanno avuta in pochi. C’è l’ha avuta Evans e un Tour l’ha vinto (in verità anche Andy uno lo ha vinto…), l’ha avuta Gilbert che in due anni ha sfondato alle Ardenne e quest’anno vinto l’iride, l’ha avuta Boonen e ha vinto le classiche sulle pietre storiche, l’ha avuta Wiggins vincendo diverse corse a tappe fin da marzo, ce l’ha “Matador” e spesso son legnate per tutti. Su come si preparerà Andy non si sa, visto che l’atleta non è di carattere particolarmente aperto nelle sue relazioni con il mondo ciclistico. Fatto sta che il lussemburghese ha necessità di risultati, o quantomeno di tornare protagonista. Punterà alle Ardenne, punterà al Tour e, per ora, d’altro niente si sa. Sarà da vedere come anche l’ambiente della squadra vivrà questa stagione, non solo dopo che le delusioni ciclistiche patite la stagione passata – ricordiamo buona parte della campagna del nord, andata in malora con l’infortunio di Cancellara al Fiandre – e le beghe legate al doping che hanno fatto la loro comparsa, prima in estate riguardanti Frank Schleck al Tour e poi con i più recenti strascichi post Armstrong, che hanno coinvolto il gran capo Bruyneel. Mettiamola in questo modo. Difficilmente Andy farà una stagione più disgraziata dell’ultima, quindi aspettiamoci il lussemburghese certamente più forte che non nel recente passato.
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