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Primi passi in Myanmar: cosa vedere a Yangon

Creato il 27 gennaio 2016 da Marika L

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Stiamo camminando in un mercato, uno di quelli grandi, caotici e disordinati. Creato a caso sul marciapiede di una strada trafficatissima.
La nostra guida Min Min è accanto a me, mi sta spiegando che dal 2005 Yangon non è più la capitale della Birmania, perchè è stata sostituita da una città poco attraente chiamata Naypyidaw, nel centro del Paese.
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Lo raggiungo con un passo svelto ma sicuramente meno esperto del suo, che si divincola facilmente dalla morsa dell'ora di punta del mercato. Vorrei saperne di più, eppure è difficile trovare un birmano che sappia dare risposta più esaustiva. La maggior parte della popolazione è convinta che la capitale sia stata spostata per tenere nascosti alcuni movimenti. Io non ne so abbastanza, quindi non sono in grado di formulare una mia ipotesi.

Con questa città è stato amore a prima vista.
Ed è strano, perchè non si tratta di un capolavoro dell'edilizia e neanche di una località rivestita di uno charme particolare.
Nessuno ti prepara a lei. E' raro trovare informazioni su cosa vedere a Yangon, su cosa mangiare, sull'aria che si respira. Tutte le immagini più famose del Myanmar ritraggono monaci o comunque panorami di certo più stuzzicanti di un agglomerato urbano privo di una forma specifica. Eppure per me è stata una tappa fondamentale: Yangon deve essere visitata assolutamente. E' qui che si ha il primo contatto con le abitudini di un popolo che da quando metti piede fuori dall'aereo sembra suggerirti con lo sguardo "Benvenuto, qui puoi sentirti a casa".
E io, a casa, mi ci sono sentita eccome.

Nel tragitto che dall'aeroporto avrebbe dovuto condurci fino al nostro hotel, ad un certo punto Min Min -che avevamo appena conosciuto- ha fermato la macchina e ci ha ordinato di scendere al volo perché aveva visto una manifestazione di protesta in lontananza e ha scorto in essa la possibilità per me di scattare belle foto.
Ho avuto il dubbio di risultare invadente, ma è subito sparito quando i manifestanti hanno iniziato a sorridere a noi e alla fotocamera e a mettersi in posa. In quel momento mi si è riempito il cuore. Hai presente quando provi un'emozione talmente forte da sentire lo stomaco bruciare? Ecco, io sentivo il petto che stava andando a fuoco.

Salutati i manifestanti, però, ci siamo resi conto che Min Min non aveva dato indicazione al nostro autista, del quale ovviamente non c'era più traccia, e noi avevamo tutto in macchina, telefoni compresi.
Morale della favola: lo abbiamo cercato per un'ora sotto il sole cocente tra risate e chiacchiere delle persone che si fermavano per salutarci o scattare una foto ricordo con noi. Poi lo abbiamo trovato tutto tranquillo che ci aspettava all'angolo.
In quel momento ho capito che avrei amato il Myanmar.
E Min Min, ovviamente.

Come ho raccontato in un recente post, io e Diego abbiamo condiviso con Min Min tutto il viaggio, quindi non ci siamo informati personalmente su cosa vedere a Yangon perchè ci siamo affidati a lui, però posso dire ciò che ci ha mostrato.
La prima tappa è stato il National Theatre, un punto decisamente non turistico ma interessante perché quel giorno c'era la fiera del libro e secondo Min Min sarebbe stata una buona opportunità per osservare il popolo birmano. Indovina? Aveva ragione.
Ci è piaciuto moltissimo camminare tra vecchi banchi di legno pieni di volumi nuovi e usati buttati a caso uno sopra l'altro, mentre l'odore delle pagine ci inondava le narici. Non so stabilire se sia stato più emozionante vedere le edizioni locali di alcuni classici che amo oppure le tante copertine che ritraevano una sorridentissima Aung San Suu Kyi.

> abbiamo esclamato osservando i palazzi del quartiere coloniale, definito da lui uno dei più prestigiosi della città. Un tempo pare si trattasse di edifici di altissimo valore. Per quanto mi riguarda, non saranno ricchi e brillanti come prima, ma sono decisamente più affascinanti.
Abbiamo camminato un bel po' tra stradine che ospitavano ristoranti improvvisati sui marciapiedi con qualche sediolina di plastica coloratissima e rigorosamente cibo molto semplice. No, non avevano neanche le mura e per una come me che ama lo street food equivaleva ad essere in Paradiso.
Mi sono imbattuta nei primi di quelli che sarebbero poi diventati tantissimi "Where are you from?" vivendo un'altra esperienza estremamente local: siamo saliti sul battello che porta da una sponda all'altra del fiume, quella su cui abitano tantissimi lavoratori pendolari. Senza dubbio, questo consiglio di Min Min ci ha permesso di aggiungere un altro tassello al mosaico dei momenti che non dimenticheremo mai. Le persone ci hanno accolti con sorrisi giganti, mani che svolazzavano a destra e sinistra e tante, tantissime domande. I bambini che parlavano inglese ci hanno teso la manina chiedendoci il nome, quelli che non lo parlavano hanno inventato giochi per entrare in contatto con il nostro mondo.
E il petto, ancora una volta, andava in fiamme.

Poi siamo andati in un altro mercato, il Bogyoke Aung San Market, ma non era uno di quelli tipici e colorati, sembrava creato solo per i turisti.. Aveva addirittura il tetto!
Min Min ci aveva dato appuntamento dopo un'ora nel punto in cui ci aveva lasciati ma quando, dopo dieci minuti di perlustrazione abbiamo deciso di uscire per esplorare i dintorni, lo abbiamo trovato lì ad aspettarci siamo scoppiati a ridere.
>, ha esclamato il nostro nuovo amico che aveva già capito cosa chiedevano i nostri cuori.

E così siamo arrivati al simbolo indiscusso di Yangon: la Pagoda Shwedagon.
Anche qui credo non si possa mai arrivare preparati perchè a prescindere da quante foto tu possa aver visto, quanti video su Youtube tu possa aver divorato, non c'è nulla, nulla in grado di descrivere la maestosità di questo posto. La prima cosa che salta all'occhio -ma perchè si viene letteralmente accecati- è l'oro, colore decisamente predominante dell'intera struttura.
E' molto emozionante camminare tra gli edifici religiosi e osservare gli innumerevoli fedeli tutti presi dalle loro faccende: c'è chi prega, chi scatta foto, chi accende candele, chi chiacchiera con i monaci. L'atmosfera è surreale ma rilassata, non si avverte quell'austerità spesso presente in altri luoghi sacri.

Per cena, il mio consiglio è quello di dirigersi a Chinatown, sulla 19th Street.
Ho detto mio consiglio perchè a Min Min non va molto giù come zona, dice che ci sono altri posti più interessanti, eppure a me è piaciuta tantissimo. Avevo visto diverse foto di amici viaggiatori, l'atmosfera mi sembrava proprio di quelle che mi mettono allegria e così ho deciso di insistere e di seguire il mio istinto: caro Min Min, questa volta avevo ragione io!
La Chinatown di Yangon non sarà caotica e immensa come quella di Bangkok, ma secondo me è perfetta per trascorrere una serata in compagnia tra bancarelle e ristorantini dai quali uscire solo dopo innumerevoli, economiche birre.
Birre Myanmar, ovviamente!


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