Perth, WA, 23 ago 2012, ore 14:58, casa mia (ancora per poco)
Così ci siamo, ultimi giorni a Perth. Come sempre quando un capitolo si chiude è bene fare un bilancio.
Innanzitutto il tempo: Cristo come vola qui! Sono quasi sei mesi che sono in Australia, in questa città, in questo quartiere. Ricordo come se fosse ieri quando ci sono arrivato e mi sembrava di essere su un altro pianeta. L’Australia. La sogni per anni e quando ci arrivi le tue aspettative non sono deluse, anzi. Il tempo che vado ad analizzare lo vedo come la barretta che sul PC identifica l’hard disc. Sai quanto spazio hai e questo hard disc è grande un anno. La prima parte di spazio occupato è una barretta rossa che potremmo chiamare driver. E’ il tempo che impieghi ad ambientarti, a capire come girano le cose da queste parti. Inizi a conoscere le strade, la conformazione urbana, i prezzi e gli orari del luogo dove ti trovi. Cerchi un posto dove vivere, un lavoro ed inizi a conoscere le prime persone. Cerchi anche di capire il tuo livello di inglese. Qui non siamo a scuola, non è l’ora che si passa col professore che ti dice che si parla solo inglese ma che poi se tu alla fine non capisci te lo spiega in italiano. Qui è tutto inglese, o meglio australiano, e all’inizio, soprattutto la comprensione, è difficile. Ma poi tutto va a posto, trovi casa, lavoro, amici e inizi ad ingranare. Ed ecco che arriviamo al secondo blocco dell’hard disc. Questo blocco è piuttosto grande, arriva quasi fino a metà e lo possiamo identificare come i file di sistema. Per dirla in maniera meno nerd possiamo chiamarlo anche soldi. E’ tempo che passi a lavorare, facendo anche due lavori e oltre cinquanta ore alla settimana. Tutto pur di cominciare a mettere via quel gruzzolo che ti permetterà poi di viaggiare per tutta l’immensa e meravigliosa vastità di questo continente. E’ un tempo in cui per me ci sono state poche parole e poche foto ma che ha lasciato un solco gigante. Anche se sei mesi non sono niente, Perth è come la mia casa adesso. Ho tanta confidenza con lei. L’ho imparata a conoscere bene. Le strade, i negozi, dove andare a mangiare, dove trovare ciò che mi serve. So tutto quello che devo sapere di lei e so già che tra quattro giorni mi mancherà parecchio. Chi ci è già passato, chi è già stato in un posto e l’ha poi lasciato, dice che la prima è sempre quella che ti rimane più cara. Non importa che sia bella o brutta, che tu veda posti meravigliosi o che sia in vacanza: il primo pezzo d’Australia che ti colpisce è anche quello che ti porterai dentro per sempre, no matter what.
Lasciare il lavoro e la tua casa fa effetto. Mi sono sempre sentito una persona abbastanza nomade e certo non ho intenzione di fermarmi. I Modena direbbero che “un vagabondo sa che deve andare avanti”. Però conosco per la prima volta davvero l’abitudine, la peggior nemica di un viaggiatore. L’anno scorso non rimanevo mai in un posto per più di due settimane. Dopo cinque giorni già sentivo prurito ai piedi e mi stancavo. Dovevo andare, non importava dove né come ma dovevo andare. Questa volta è diverso: è così facile abituarsi a Perth. E non è che io stia tornando in Italia. Quello proprio non lo sopporterei. Sto per affrontare un paio di mesi di viaggio che mi porteranno ad attraversare l’Australia, per arrivare a Sydney e poi su, verso nord, verso il Queensland, le sue spiagge e la barriera corallina più grande del mondo. Un posto da sogno.
Quindi non resta che ricordare che lo spazio più importante di questo hard disc è quello che non è ancora stato scritto, che ora è vuoto ma che si riempirà di nuove avventure e nuove esperienze.
That’s all folks!
Arrivederci Perth.