Ci sono 12.000 voci nell’edizione del 1985 del “New Grove Dictionary of Musical Instruments” e si ritiene che la prossima edizione ne conterrà 20.000. Un numero enorme che deriva dal fatto che ogni cultura ha la propria variante di strumenti più o meno comuni come le percussioni o gli strumenti a fiato. Differiscono nell’intonazione, nei materiali con cui sono costruiti e nel modo in cui sono suonati. Ma la più grande differenza la si ritrova nella funzione sociale a cui adempiono. E stabilire come si chiede Richard Morrison qui, interessante articolo in cui si trovano i dettagli che ho testé tradotto unitamente a molto altro e a cui sono arrivato da qui, quale sia il re degli strumenti musicali è impossibile, ci sono troppi fattori come chi lo suona e, aggiungo io, che cosa suona. Ognuno di noi poi ha una personale classifica, e non è detto assolutamente che i musicisti mettano al primo posto lo strumento che suonano. Se volete conoscere le preferenze in proposito di un addetto ai synth come il sottoscritto, per me lo strumento più completo è l’organo suonato in chiesa, quello più divertente da suonare è la batteria, quello che dà più soddisfazioni è la chitarra elettrica, quello che mi piacerebbe imparare è il trombone a culisse, a pensarci bene anche il basso tuba. Ma il timbro che preferisco è quello della tromba, e quello che si avvicina di più alla voce umana è il sassofono. Ho un amico che quando suona e quando canta è difficile cogliere la differenza, e a dire la verità anche quando parla perché parla solo di jazz.
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