1929
Giappone
regia: Yasujirô Ozu
soggetto: O. Henry, Chuji Nozu
sceneggiatura: Tadao Ikeda
Una delle prime pellicole, che iniziarono a sbocciare nel 1927, del maestro del realismo Yasujirô Ozu. Pervenuta a noi incompleta, ne rimangono solo 14 minuti, pochi per un parere di un certo spessore, ma sufficienti per capirne bene o male i meccanismi.
Un duo di rapitori di bambini tenta l'ennesimo colpo, ma la fortuna non li assiste, incapperanno infatti un soggetto pestifero che li farà impazzire.
Decisamente più leggero rispetto alla profondità di opere immense come Viaggio a Tokyo o Il gusto del sakè, ma già chiaro nel voler rappresentare lo spirito del regista. Evidente l'ispirazione dal cinema occidentale in voga a quel tempo, precisamente quello comico con esponenti quali ad esempio André Deed per l'Europa o Buster Keaton per gli Stati Uniti; parliamo quindi dello "spalstick". Da ricordare che il soggetto si ispira ad un'opera dell'americano O. Henry. Divertimento però, come detto, condito dal voler rappresentare una realtà credibile, gag a parte, come quella della vita quotidiana dei bambini o di persone adulte.
Fotografia acerba, sotto l'occhio di Hiroshi Nomura, senza ancora i tocchi stilistici che hanno caratterizzato la carriera di Ozu, esempio le mezze figure frontali. Montaggio analitico completamente asservito al realismo.
Qualche anno più tardi sfornerà un altro film in cui sono protagonisti dei bambini, tra l'altro utilizzando lo stesso attore qui protagonista, Tomio Aoki: Sono nato, ma..., ennesimo suo capolavoro.