Porta la data del 23 ottobre 2012 il Decreto Direttoriale n° 719 con il quale il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha approvato e pubblicato la graduatoria del bando PRIN 2010/2011. In sostanza il Ministero ha ratificato il lavoro già fatto dai Comitati di Selezione e sancito la ripartizione dell’ importo complessivo di finanziamento pari a € 170.197.567,00.
Come l’acronimo attesta i progetti PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) sono il motore primo della ricerca universitaria che, soprattutto nelle aree umanistiche difficilmente fornite di altre fonti di finanziamento, finisce spesso per diventare anche l’unico. Ossigeno per la ricerca, anzi, pane, perché molto spesso è proprio con i fondi PRIN che si pagano assegni di ricerca, borse di studio così da consentire la sopravvivenza ai collaboratori più giovani.
La cifra totale è stata ripartita tra le 14 macro-aree che raggruppano al loro interno numerosi e svariati settori disciplinari. Il maggior numero di progetti è andato a Medicina (area 6) che ne vede finanziati ben 38; seguono Scienze biologiche (area 5) con 29 progetti; Scienze chimiche (area 3) con 25 progetti; Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche (area 10) con 21 progetti.
Il punto che ci interessa evidenziare però non è relativo né agli importi erogati, né al numero dei progetti promossi, quanto piuttosto alla presenza (o forse dovremmo dire all’assenza) di donne tra i vincitori di progetti PRIN in quanto capofila. Ogni progetto si compone infatti di diverse unità locali sotto l’egida di una unità centrale che coordina, che ha la responsabilità, che riceve una quota più cospicua del finanziamento.
Bene. Su 249 progetti approvati solo 40 hanno professoresse donne come capofila! Il grafico è sufficientemente eloquente e si commenta da solo….Cifre così, se le incontriamo nel conteggio della ceramica emersa a seguito di un’indagine eseguita stratigraficamente le definiamo residuali…Chi vince un progetto PRIN spesso non è un semplice professore ordinario, ma ha ricoperto importanti cariche all’interno del proprio Ateneo (Preside, Rettore, Direttore di Dipartimento, etc)…E’ anche da qui che deriva la residualità delle donne? Forse…
So solo che questi sono i dati e che, ahimé, non siamo all’anno zero, ma corre il 2012!
Elle