di Iannozzi Giuseppe
Quand’ero adolescente – ormai molti ma molti ma molti lustri fa – attendevo la mia Cenerentola, ed ero convinto assai che ce ne fosse una anche per me. Poi sono continuato ad essere adolescente e Cenerentola non l’ho trovata. Dovrei dirmi deluso. E forse un po’ lo sono, in fondo al cuore. Con gl’occhi spruzzati di polvere d’angelo, come tu ben dici, cara Amica. E io, io mi son pensato non un Principe Azzurro, però credevo almeno d’essere a pieno titolo Principe Nero, per dio!
Ed allora, io – diavolo e belzebù! – mi chiedo perché mai non ci si possa accontentare d’un Principe Nero come me, con le pezze al culo, la testa pelata, la barba, un principio di pànza e un gran nasone! Cioè meglio restare zitella? No, domanda retorica: e poi credo d’immaginare quale la risposta. Queste situazioni mi mettono addosso tutta quell’angoscia esistenziale che è nei film di Woody Allen. Ecco, credo che sposerò mia figlia: devo solo adottarne una, in tenera età, poi quando lei sarà maggiorenne e io vecchio abbastanza per lei, convoleremo a giuste nozze. Non vedo altra alternativa. La vita è un film su una sedia a rotelle e la bombola d’ossigeno attaccata alla bocca: strani baci ci riserva la vita, questa cosa che ci ostiniamo a dirla tale e quale a noi, ai nostri sogni e vizi.