Non proprio una grande regina, ma di certo una bellissima principessa, la fario portata a riva in una giornata in cui, tra piogge e fiume carico d’acqua, le emozioni alieutiche non sono mancate!
Tutto comincia alle 4.20 quando mi alzo e volo in auto fino al lago d’Orta dove ho lasciato tutta l’attrezzatura da pesca, sull’autostrada sono l’unica automobile per lunghi tratti. Alle 5.30 sto bobinando il mulinello tra uno sbadiglio e l’altro. Alle 6.00 sto elaborando qualche artificiale, solita routine di cambio ancorette e anellini, fuori dalla finestra si sta preparando la tempesta perfetta: tuoni che fanno tremare i vetri, nuvole nere basse fin sopra la testa, raffiche di vento che scuotono i pini… mancano solo George Clooney e i suoi amichetti del peschereccio in mezzo al lago. Salgo in macchina nuovamente in direzione Valsesia. A metà del Passo della Cremosina la pioggia è così forte che procedo a 20 km/h. Alle 7.30 mi sto sparando doppio caffè e brioche al bar di Borgosesia insieme a Matteo. Lui ha già fatto qualche lancio e mi mostra la foto di una bella fario sui 30cm.
Adesso pioviggina appena così affrontiamo il fiume a monte di Borgosesia, l’acqua è alta e color caffelatte, si lancia dalla riva, tra le piante, nei pochi punti di accesso al fiume. Oso uno snodato da 11cm color arancio fluo, di quelli preparati all’alba. Subito una farietta sui 25 dimostra che dove l’acqua rallenta c’è attività!
Mi raggiunge il maestro, il Savio, facciamo due lanci insieme e andiamo a magnare.
Il pomeriggio sono ancora solo, vado a monte in SVPS, l’acqua è tornata abbastanza limpida, sul verde. Tra le 3 e le 5 di pomeriggio c’è persino il sole a tratti, l’attività mi sembra calata anche se prendo comunque un paio di fario sui 20/25 centimetri. Il cielo torna scuro, un profondo tuono annuncia la ripresa della pioggia battente. Il fiume alle 6 è nuovamente più scuro e sembra essere salito ancora un po’. Vado ad una grande pozza che in queste condizioni è attraversata per intero, circa 20 metri, da un correntone centrale da spavento e lancio un ondulante fai-da-me molto pesante. Quando l’artificiale è a fine passata e sta uscendo dalla correntona, lontano a valle, sento come appesantirsi la lenza. Poi sono tironi costanti, ma la corrente contro deve stancare parecchio il pesce che ha abboccato, io non faccio quasi nulla in questa fase iniziale… quand’ecco che sento la tensione calare e devo iniziare un recupero veloce: mi sta nuotando incontro! Poco dopo la accompagno delicatamente sui sassi della riva, seguendola con il guadino: è una bellissima fario! Non la più grande che io abbia preso, ma la trovo bellissima. Ripenso a quello che diceva Quintavalla nell’intervista sul blog, cioè quanto alle volte le taglie delle catture (che io ricerco ossessivamente Big) non siano la cosa più importante, certi pesci ci restano impressi nella memoria più di altri. Lei è la mia fario più bella. Era presa con un solo amo in punta, qualche foto ed il release riesce perfettamente. Sono di nuovo felice, i conti tornano.
Il fiume cresce abbastanza velocemente, mi sposto a valle diversi chilometri, cerco una big in grandi rigiri d’acqua lenta ai lati delle forti correnti di piena. In pratica pesco tra piante e sassi dove normalmente si cammina. Prendo ancora una bella fario tra i 30 e i 35, salta un paio di volta ma non si salma. Infine una 40 attacca ai miei piedi il mio artificiale nell’acqua ancora caffelatte, due volte su due lanci, ma non ci resta.
Lo spettacolo intorno a me è suggestivo: il fiume monta e ruggisce ben più grande di come si mostra normalmente, le nuvole si fanno sempre più scure con il calar del giorno. Mi accanisco fino quasi alle nove di sera, ma le trote devono essere ormai sazie o forse stanno scegliendo dove passare la notte…
See you spoon.