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Creato il 09 gennaio 2011 da Renzomazzetti

Firenze,dicembre 2010.

La pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista coincise, quasi giorno per giorno, con la rivoluzione a Milano e a Berlino, il 18 marzo 1848, che fu l’alzata di scudi di due nazioni al centro, una del Continente, l’altra del Mediterraneo, due nazioni finora indebolite dalla divisione e dalla discordia interne e di conseguenza cadute sotto dominio straniero. Se l’Italia era sottomessa all’imperatore d’Austria, la Germania sopportava il giogo indiretto ma non meno reale dello Zar di tutte le Russie. Le conseguenze del 18 marzo 1848 hanno liberato l’Italia e la Germania da questa vergogna; se, dal 1848 al 1871, queste due grandi nazioni sono state ricostituite e si può dire restituite a se stesse, ciò avvenne, come diceva Karl Marx, perché gli uomini che hanno abbattuto la rivoluzione del 1848 ne sono stati contro la loro volontà gli esecutori testamentari. Dappertutto quella rivoluzione fu opera della classe operaia; essa fece le barricate ed essa pagò di persona. Ma unicamente gli operai di Parigi, rovesciando il governo, avevano la precisa intenzione di rovesciare il regime della borghesia. Però, per quanto fosse profonda la coscienza che essi avevano del fatale antagonismo esistente tra la loro classe e la borghesia, né il progresso economico del paese né lo sviluppo intellettuale delle masse operaie francesi avevano raggiunto il livello che avrebbe reso possibile una riorganizzazione della società. I frutti della rivoluzione, dunque, furono colti in conclusione dalla classe capitalista. Negli altri paesi, in Italia, in Germania, in Austria, in Ungheria, gli operai non fecero altro, dapprima, che innalzare al potere la borghesia. Ma in nessun paese il regno della borghesia è possibile senza indipendenza nazionale; la rivoluzione del 1848 aprì quindi la strada all’unità e all’autonomia delle nazioni che finora ne erano state prive, dell’Italia, dell’Ungheria, della Germania. Quella della Polonia seguirà a sua volta. Dunque, se la rivoluzione del 1848 non è stata una rivoluzione socialista, essa ha spianato la strada, ha preparato il terreno per quest’ultima. Grazie allo slancio dato alla grande industria in ogni paese, il regime borghese negli ultimi quarantacinque anni ha creato dappertutto un proletariato numeroso, concentrato e forte; ha quindi allevato, così si esprime il Manifesto, i suoi seppellitori. Se non fosse stata restituita ad ogni nazione europea l’autonomia e l’unità, non si potrebbero realizzare né l’unione internazionale del proletariato, né la cooperazione serena e intelligente di queste nazioni ad obiettivi comuni. Immaginatevi un’azione internazionale e comune degli operai italiani, ungheresi, tedeschi, polacchi, russi, nelle condizioni politiche precedenti il 1848! Perciò le battaglie del 1848 non sono state combattute invano; i quarantacinque anni che ci separano da questa tappa rivoluzionaria, neppure loro sono trascorsi inutilmente. I frutti vengono a maturazione, e tutto ciò che io desidero è che la pubblicazione di questa traduzione italiana del Manifesto sia di buon augurio per la vittoria del proletariato italiano quanto la pubblicazione dell’originale lo fu per la rivoluzione internazionale. Il Manifesto comunista rende pienamente giustizia al ruolo rivoluzionario svolto del capitalismo nel passato. La prima nazione capitalista è stata l’Italia. La fine del medioevo feudale, l’inizio dell’era capitalista moderna sono scanditi da una gigantesca figura di genio. Un Italiano – Dante, al tempo stesso l’ultimo poeta del medioevo e il primo poeta moderno. Oggi, come nel ‘300, si delinea una nuova era storica. L’Italia ci donerà il nuovo Dante che scandirà l’ora della nascita di questa era proletaria? -Friedrich Engels- Prefazione all’edizione italiana del 1893 al Manifesto del Partito Comunista di Marx e Engels.

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se tuo padre si è consumato negli straordinari, e così fu scostante e arido,

e tua madre si è chiusa a stare in tinello, a cucinare e cuocere e cucire,

e tuo fratello, che aveva pure una testa, oggi è un analfabeta di ritorno,

tu, vota comunista:

 

se hai la compagna, e non hai la tua casa, e i tuoi figli, così, non ti devono nascere,

e sei troppo stanco per parlare e per amare, quando hai mangiato un boccone, la sera,

e non dici più niente, nemmeno, agli amici, perché non c’è niente di più, nella tua vita,

tu, vota comunista:

 

se un po’ hai capito come funziona il mondo, che lo hai capito da solo, per forza,

che se hai le scarpe, te le ha fatte qualcuno, che le sue scarpe sono peggio delle tue,

e per uno che ci diventa più umano, altri cento ci avranno fatto le spese,

tu, vota comunista:

-Edoardo Sanguineti-

 


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