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Da Aliceharottolospecchio
E così il momento è arrivato,pensò Carla mentre tornava a casa nascondendo l'emozione sotto la sciarpa.
Non era spaventata, sapeva di essere più che adatta per questo compito.
Gli occhi grigi come il ghiaccio le  raffreddavano  i pensieri,  lo sguardo era forte e contrastava con il resto del corpo, era piccola i suoi capelli erano sottili come lo zucchero filato.
Era figlia della nebbia, che amava e usava per se, con lei attutiva il suono dei passi sul selciato, faceva perdere gli Ufficiali, rallentava le loro macchine.
La nebbia la conosceva e la amava a modo suo , facendosi tenere nella tasca vicino al cuore.
Quella mattina  si lavò il viso con l'acqua gelata della bacinella accanto al letto, poteva scaldarla sulla stufa ma decise di no,era rimasta  pochissima legna.
I vestiti erano appoggiati sulla seggiola, li aveva preparati la sera prima, avrebbe usato la sua divisa.
Si infilò  calze ,camicia e  giacca .
I bottoni erano già svegli e si infilarono  velocemente nelle asole.
Troppo tesa per fare colazione, Carla prese cappello e borsa  e uscì verso la stazione, il suo lavoro le permetteva di camminare indisturbata anche nelle zone più pericolose: era una lavoratrice diligente e gli Ufficiali apprezzavano la sua silenziosa efficienza.

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