Fatto sta che esisterebbe un super-programma - che doveva essere supersegreto - che si chiama Prism che raccoglierebbe i dati dai server di diverse compagnie: tra queste Google, Aol, Facebook, Yahoo!, Apple e altre. Si tratterebbe di analisi su email, conversazioni, condivisioni (foto, video, audio), private fatte da privati cittadini non sottoposti ad inchieste giudiziarie.
questa è l'home page del The Huffongton Post
di oggi 07/06/2013
(della foto Christian Rocca ne parlava già).
La questione si ingrossa, dunque, e tutto il mondo adesso ne parla. Non è ancora chiaro del tutto, se ci sia un accordo tra il governo Usa e le società, se il governo (Nsa e Fbi) abbiano acceduto senza richiedere permessi, o se quell'eventuale accordo fosse frutto di un forzatura (una specie di ricatto) fatto dalle agenzie governative alle società stesse, un po' come dire che "se tu mi dai il permesso di sbirciare i tuoi server, io mi ricorderò della tua amicizia in altre occasioni".
È ovvio che la tematica della sicurezza, del controllo della privacy e delle falle nel sistema, su cui si reggeva il post di ieri (sopra il link), sia questione assolutamente in piedi e anzi incrementata dai nuovi fatti. Oltretutto, siccome si tratta di dati internet che hanno transitato per gli Stati Uniti, la cosa riguarda più o meno tutti quelli che negli ultimi sei o sette anni (Prism è del 2007), hanno navigato. E non tutti gli statunitensi, tutti nel senso dei cittadini di questo mondo.
Dal trambusto alcuni dei principali link sulla discussione.
Link:
- Federico Guerrini (La Stampa) sull'alegality
- Sul Washington Post (articolo più importante di tutti) si va oltre il caso Verizon: ecco Prism, software dell'Nsa supersegreto che controlla i dati nei server internet
- Sul pezzo il Wall Street Journal
- Maurizio Molinari (La Stampa) spiega Prism
- Il pezzo de Il Post
- Un post interessante di Massimo Mantellini
- Camilloblog
- Che cosa sappiamo e non sappiamo sui controlli (dal The Atlantic)