Lo scorso 6 giugno il Washington Post ha sconvolto il mondo diffondendo la notizia, a firma di Barton Gellman, due volte vincitore del prestigioso premio Pulitzer, dell’esistenza di un sistema di sorveglianza clandestino, gestito interamente dal governo americano attraverso le sue due agenzie più importanti, l’NSA e l’FBI.
Il nome in codice del sistema è PRISM, che si occupa di monitorare quotidianamente tutto ciò che passa attraverso nove dei più importanti siti statunitensi: Microsoft, Google, Facebook, Yahoo, YouTube, PalTalk, AOL, Apple e Skype.
Col passare dei giorni sono trapelati sempre maggiori dettagli, delineando chiaramente i personaggi di questa quantomai realistica sceneggiatura spionistica. Ben celato dal vessillo della sicurezza nazionale, il Governo Americano ha consentito di spiare foto, messaggi, comunicazioni, video, etc dei cittadini presenti sul suolo degli USA, americani e non, con la collaborazione, non meno colpevole, dei nove siti che hanno aperto le porte ai più intimi segreti dei loro utenti.
Infine il ruolo più importante di tutti è forse giocato da un’unica persona di cui fino a poche settimane fa nessuno, se non amici, parenti e colleghi, sapeva praticamene nulla. Il suo nome è Edward Snowden e al momento, almeno per Obama e i suoi, rappresenta la più classica delle talpe da eliminare, con una condanna penale s’intende.
Snowden era un analista presso l’NSA che ha deciso di spifferare alla stampa tutto ciò che sapeva sul progetto PRISM perché impossibilitato a mantenere ulteriormente il grande segreto del suo Governo.
Allontanatosi dagli USA per ovvie ragioni, oggi Snowden è in cerca di una nazione che voglia concedergli diritto d’asilo. Al momento l’ex analista si trova in Russia e la sua situazione pare essere in piena fase di stallo.
A esprimere la propria opinione di recente sulla situazione di Snowden è stato proprio il presidente russo Vladimir Putin il quale ha dichiarato che il giovane analista si trova ormai bloccato in Russia a causa degli Stati Uniti che hanno esercitato una forte pressione su tutti i Paesi che avrebbero potuto ospitarlo.
Una situazione che, al momento, risulta priva di soluzione, anche se Washington ha provato a percorrere la via più semplice chiedendo formalmente a Putin di consegnare Snowden. Una richiesta che il presidente russo ha facilmente e rapidamente rifiutato, facendo inoltre intendere che il ragazzo potesse addirittura interrompere la sua lotta contro gli Stati Uniti.
Dall’America erano giunte pesanti critiche nei confronti di Putin, accusato d’aver offerto ospitalità alla talpa. Dal canto suo però Putin ha negato ogni suoi coinvolgimento pregresso sostenendo che il trentenne ex NSA era giunto in Russia, con l’immane carico della sua recente notorietà, senza alcun invito ufficiale del Governo Russo che non era presente nella lista di Paesi che, in un primo momento, si erano detti favorevoli a concedergli asilo.
Putin però ha inoltre specificato che, dopo aver parlato con Snowden, ha compreso che non era affatto sua intenzione restare così a lungo. Egli insomma voleva sfruttare la Russia come luogo sicuro così da scegliere con calma tra le eventuali offerte d’asilo.
Offerte che purtroppo sono state tutte ritirate, date le forti pressioni americane, il che ha portato a questa situazione fastidiosa per tutte le parti coinvolte, al punto che Putin ha definito Snowden “una sorta di regalo di Natale”, qualcosa insomma di inatteso, che però sarebbe scortese, e in questo caso pericoloso (almeno per Snowden), restituire al mittente.
Attualmente il proposito di Snowden sarebbe quello di non diffondere il materiale in suo possesso. Egli infatti porterebbe con sé una lunga serie di documenti che esplicherebbero precisamente il comportamento e la struttura della NSA che, a detta sua, potrebbero provocare seri danni al governo americano.
Tutto ciò però sarà pubblicato eventualmente soltanto in caso di danni alla sua persona. Insomma i documenti che l’uomo ha con sé sono passati dall’essere fonte di verità per il mondo, che merita di sapere, a semplice assicurazione per la vita, un po’ come in quasi tutti i film di spionaggio. Insomma se una spia perde l’unica leva che ha a sua disposizione, rischia di lasciarci le penne.
Questo piano non è mai stato reso noto direttamente da Snowden, bensì da Glenn Greenwald, un giornalista che scrive per il Guardian, che è stato il primo, pur non sfruttando inizialmente la fonte di Snowden, a scrivere di un sistema di monitoraggio governativo illegale. Greenwald ha spiegato però che l’ex analista non intende, almeno per il momento, diffondere le informazioni in suo possesso non soltanto per la propria sicurezza personale, ma anche per quella del proprio paese. Sembra assurdo ma è così.
Snowden infatti non è mai stato una vera talpa, bensì un uomo spinto al limite dal proprio senso etico, lo stesso che gli impone di non esporre l’NSA a eventuali attacchi. Quei documenti infatti contengono una descrizione dettagliata del modo di operare dell’agenzia americana, e renderli pubblici significherebbe mettere in ginocchio gli USA, che potrebbero in questo modo subire attacchi da chiunque sia in grado di comprendere tali schemi e trovare un’adeguata contromossa.
Un simile gesto insomma trasformerebbe in un attimo la talpa da giustiziere a terrorista, se pur indirettamente, che la storia ricorderebbe come responsabile di una delle più grandi falle della sicurezza del governo statunitense.
Greenwald è colui al quale Snowden ha consegnato per primo i dossier segreti di quello che ormai è noto al mondo come Datagate, e sarà presto ascoltato presso la commissione degli Affari Esteri e della Difesa in Brasile. Tale notizia è fornita dal quotidiano Correio Braziliense che indica come giorno prescelto per l’udienza il prossimo mercoledì.
Si attende dunque di ascoltare cosa avrà da dire Greenwald, che di recente ha già rilasciato una dichiarazione a dir poco preoccupante a un quotidiano argentino. Il giornalista ha parlato ovviamente di Snowden del quale ha detto che non è affatto sua intenzione arrecare danno al suo Paese ma che potenzialmente ne ha tutte le possibilità.
Ha sottolineato che, data la mole di documentazione in suo possesso, gli basterebbe un solo minuto, o un click aggiungiamo noi, per colpire gli USA più forte di qualsiasi altro suo nemico abbia mai fatto nella storia secolare di questo Paese.
Tutto lascia pensare che la situazione sia ben distante dal risolversi, con un nuvolo di giornalisti ben informati sui fatti che, giorno dopo giorno, aumentano la tensione nel mondo, e un nuovo blocco USA – Russia al cui centro, se fosse possibile, pare esserci una minaccia ben più grave dell’atomica.
Di seguito un video ironico su Nsa e Prism realizzato prendendo spunto dalla famosa intro dei film dello studio Pixar: