Santino vive in un piccolo paese in provincia di Palermo.Il padre lo porta spesso con sé quando incontra certi amici, dice che la suapresenza può fargli comodo, ma non lo lascia mai scendere dalla macchina mentresta fuori a parlare con loro. Suo papà ha dei segreti. Lucio vive nellaperiferia di Livorno con la madre e la sorellina. È lui l’uomo di casa, anchese ha solo undici anni. La piccola Ilaria non ha mai conosciuto il padre, chelavora in Venezuela. Ma perché non scrive e non telefona mai? Lucio conosce ilmotivo, è il suo segreto. Ci sono tante cose che Santino non capisce, mentreLucio ne capisce fin troppe per la sua età. Qual è il punto d’incontro traqueste due vite, così diverse da quelle di tutti gli altri ragazzi?
«Della storia che ha ispiratoquesto romanzo la cosa che mi ha colpito di più è l’infanzia lacerata. Una vitaspezzata, una vicenda che mi ha spinto a volerla indagare per poter dar voce achi non ne ha… Sono combattuta tra due desideri fortissimi e opposti: il primoè che vorrei che Io dentro gli spari venisseletto dal protagonista della storia vera che l’ha ispirato. L’altro è che nonlo leggesse mai, perché forse, con gli anni, sta dimenticando. Anche se nonsono sicura che si possa dimenticare una vicenda del genere». Silvana Gandolfi
UNA STORIA DI MAFIA RACCONTATA AI RAGAZZI«Lucioe Santino io li ho conosciuti. Avevano altrinomi,ma storie simili a questa, destini intrappolatitroppopresto, e senza alcuna colpa, negli ingranaggidellamafia. Ben vengano allora i libri come questo,cheraccontano ai più giovani la realtà della criminalitàorganizzatae il contorno di corruzione, illegalità,complicitàe rassegnazione di cui si nutre. Pagine cheaiutanoa capire, a prendere coscienza, a non essereindifferenti.In una parola: a crescere. Assumendociinsiemequella quota di impegno e di responsabilitàcherende libera e autentica la nostra vita».Don Luigi Ciotti
«Anchecosì piccoli, sono già imbottiti di culturamafiosa»disse la voce femminile in un sussurro delusodalquale le intonazioni suadenti erano scomparse.«Nonparlano, neanche morti». E poi, rinnovandoiltono dolce: «Ma tu non sei mafiosoe anoi racconterai tutto, vero?»Santinosollevò le palpebre con aria sorniona.Colcavolo che parlo, diceva il suo sguardo.Micasono un infame.