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Problemi di look

Creato il 03 settembre 2013 da Scribacchina

Lo so, lo so: il prossimo live è tra pochi giorni e dovrei pensare a ripassare quel pezzo nuovo che proprio non mi piace e che – guarda caso – non riesco a ricordare a memoria.
Invece sono qui a pensare a come vestirmi.

Sì, la fate semplice voialtri bassisti maschietti.
Dovete salire su un palco? Pronti: jeans, camicia/maglietta/maglione a seconda della stagione, un paio di scarpe a caso, spazzolata ai capelli e via, si suona.

La bassista donna è e resta donna.
Per quanto ci si dichiari indifferenti all’apparire, la scelta di un abito per un concerto segue gli stessi meccanismi mentali della scelta di un abito per un appuntamento importante. Ovvero, ci si ritrova all’ultimo minuto con in testa la fotografia del proprio armadio e un’unica certezza: lì dentro non troverò mai il vestito che mi rappresenta, quello che possa raccontare qualcosa di me.

Nell’era di internet ogni dubbio ha la sua risposta in una parola: Google.
Eccomi quindi alla disperata ricerca di un look da copiare, o di un semplice spunto che possa salvarmi.
Chiave di ricerca: “woman bass player” (mai cercare la chiave italiana, “donna bassista”: meglio attingere ispirazione all’estero).
Capita così di trovare inutili foto di fanciulle seminude – meglio, rivestite di tatuaggi:

bassista con tatuaggi

Avendo, ahimé, un’innata allergia verso qualsiasi tipo di marchio indelebile sulla pelle (sono pure bruttini a vedersi, i tatuaggi), scarto e proseguo.

Anche la proposta successiva non è fattibile, stavolta per via di un certo pudore a mostrarmi in pubblico come mamma mi ha fatta:

bassista seminuda

Capita poi di trovare simpatiche immagini con fanciulle che si improvvisano contrabbassiste senza esserlo. Guardi le loro mani e vedi, materializzata, la paura di prendere in mano lo strumento, quasi fosse pronto a mordere:

donna che finge di suonare

A mali estremi resta l’opzione Tal Wilkenfeld, ma… no, non mi convince. Un look del genere fa un po’ troppo ragazzina. E sabato sera non ho alcuna intenzione di rinnegare la mia età.

Tal Wilkenfeld

Quindi che si fa?…
Si fa che si riapre l’armadio, stavolta con un po’ di realismo, e si vede cosa si può fare con l’esistente.
Opzione numero uno: abito nero con spalline, un paio di fiocchi (neri) e sobrie applicazioni di pizzo (nero). Magari scalza. Meglio: con un bel tacco 10. Molto femminile, con quel non so che di romantico: mi piace, mi rappresenta.
Opzione numero due: jeans nero, maglia nera, giacca nera, stivaletto con tacco. Molto rock, aggressivo ma non troppo: mi piace, mi rappresenta.
Opzione numero tre: pantalone nero gessato, camicia nera, cravatta nera, scarpa tacco 10 nera, cappello nero à la monello preso a Paris una ventina d’anni fa. Molto garçonne, molto jazz, raffinato ma non scontato: mi piace, mi rappresenta.

Sorge ora un dubbio esistenziale: chi sono io? Quale tra queste tre immagini è quella che mi rappresenta più delle altre, sul palco e nella vita?
Bella domanda.

Ad ogni modo e tornando coi piedi per terra, qualsiasi suggerimento è benaccetto.


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