Mi imbatto su internet nella vicenda di Francesco Carbone, un siciliano che per 7 anni è stato responsabile per Verona della ditta appaltatrice di Poste Italiane, fino a quando è stato costretto a dimettersi dopo aver denunciato varie irregolarità inerenti all’attività della ditta, come sicurezza e igiene sul posto di lavoro, ma soprattutto lavoratori e straordinari in nero ed “estorsione di denaro agli autisti prelevato dalle buste paga sotto forma di rimborso”. Carbone si è rivolto innanzitutto all’organo di riferimento per ogni lavoratore, ovvero il sindacato, ma dopo il consiglio di uno dei dirigenti sindacali a rimandare le istanze per non compromettere il rinnovo dell’appalto, Carbone si è rivolto alle autorità giudiziarie, e comincia così un rosario di querele ed esposti (ai quali si aggiunge anche una richiesta di interrogazione parlamentare presentata da Elio Lannutti dell’Italia dei Valori) che non portano ad altro che a silenzio, archiviazioni e non luoghi a procedere, mentre parallelamente riceveva avvertimenti in stile mafioso (danni ai mezzi della ditta) e avvicinamenti di corpi speciali della Guardia di Finanza. Questo è quello che riferisce Carbone, e spiega anche come si chiama la mamma di questo silenzio: famiglia Masone, quella di Fernando Masone, ex capo della Polizia e il cui nipote altro non è che l’appaltante. Carbone ha sempre registrato tutti i suoi incontri e discorsi con dirigenti, funzionari pubblici e membri delle forze dell’ordine, e parte di tali reperti li ha pubblicati in internet, per questo ritiene che non si è mai aperto un processo. Ora: io non conosco la versione degli accusati e sono un analfabeta in materia di procedura penale, ma non posso che commuovermi difronte alla richiesta di Carbone che non chiede che gli venga restituito il lavoro (e la dignità), ma chiede semplicemente un processo, anche da imputato, perché, come giustamente fa notare, se quello che racconta è falso è imputabile quantomeno di diffamazione. Strano Paese il nostro, in cui c’è chi fa carte false per non farsi processare e chi non chiede altro. Pubblico il video dell’intervista a Francesco Carbone nella scalcinata redazione di TeleJato, a cura di Pino Maniaci, piccola leggenda del giornalismo made in Sicily che è stata oggetto di una puntata del testimone di Pif intitolata eloquentemente “Lo scassaminchia”, e di cui suggerisco vivamente la visione (qui):