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Processione a Palermo rende omaggio al boss della mafia

Creato il 29 luglio 2014 da Nicola933
di Francesca Abbatiello Processione a Palermo rende omaggio al boss della mafia - 29 luglio 2014

Processione Di Francesca Abbatiello. Siamo all’ennesima scellerata quanto stupida abitudine: rendere omaggio durante le processioni ai boss mafiosi. Il caso in questione riguarda l’isola siciliana, nello specifico a Ballarò, in provincia di Palermo, dove in occasione della processione della Madonna del Carmine, la statua è stata fermata davanti all’agenzia di pompe funebri della famiglia D’Ambrogio. Un vero e proprio rito per elogiare il capomafia della zona, Alessandro D’Ambrogio, che si trova attualmente rinchiuso nel carcere di Novara in regime di 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”. Due anni fa, il boss portava orgoglioso la vara di questa madonna con la casacca della confraternita e adesso che è accusato di aver riorganizzato la mafia di Palermo, aver diretto estorsioni a tappeto e traffici di droga milionari, la processione continua a rendergli onore.

Frate Vincenzo, membro della confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo, che ha organizzato la processione, esprime tutto il suo dissapore per questa amara vicenda: “Io ero avanti, su via Maqueda, stavo recitando il Santo Rosario. A un certo punto mi sono ritrovato solo. Ho capito, sono tornato indietro di corsa, e ho visto la statua della Madonna ferma. Avevo cercato di esprimere concetti chiari durante la preparazione del triduo della Madonna, richiamando tutti al senso di questa processione così importante. Ho detto certe cose nel modo più gentile possibile, per evitare reazioni, ma le ho dette”. Ed è accaduto ancora. Cosa bisogna fare?

Questa è la prima volta che un caso del genere accade in Sicilia, ma si vede che è un’abitudine malsana, dati i precedenti che ci sono stati in Calabria. Infatti, lo scorso 6 luglio a Oppido Mamertina, durante la processione della Madonna delle Grazie, la statua si è fermata davanti all’abitazione del boss della ‘ndrangheta, Peppe Mazzagatti, di 82 anni, ai domiciliari per motivi di salute. Anche questo caso ha scatenato molte critiche da parte delle autorità, tanto che un comandante della stazione dei carabinieri dal disgusto, si è allontanato.

È importante sottolineare il grande senso delle parole del Mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Jonio e Segretario Generale della CEI: “La Madonna degli oppidesi onesti e credenti non si inchina davanti a nessun malavitoso, ma più semplicemente alcuni uomini, che cercano di acquisire potere stando a contatto con la Chiesa locale, hanno fatto fermare una statua di gesso davanti alla casa del boss: quella statua, in quel momento, Non era la madre di Gesù! Mi sento tradito. Chi ha fatto chinare quella statua ha commesso un doppio peccato. Ha stravolto il senso della processione, cercando di avallare il comportamento di chi serve il male. Quello non era neanche un inchino, era una sottomissione. Il caso di Oppido fa capire che esistono due livelli sui quali occorre intervenire. Il primo riguarda i malavitosi, la loro condanna, il fatto che una condotta di vita come la loro non è compatibile nel modo più assoluto con il Vangelo; poi c’è un secondo livello, che riguarda l’intera comunità civile e religiosa. Si tratta, in questo caso di estirpare una radice culturale”.

Oggi, dopo questo ennesimo episodio, sorge spontaneo domandarsi come mai la mafia continui ad essere molto legata ad alcune processioni. In una società in cui sembra che non ci sia più la distinzione tra il sacro e il profano, sembra sia arrivato il momento di porre un punto fermo e non assistere dissenzienti, ma incapaci di fronte a tali avvenimenti. E’ forse arrivato il momento di intervenire su alcune confraternite che gestiscono le processioni in città troppo spesso monopolizzate dalla mafia.


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