Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza del processo Eternit che nel febbraio scorso ha condannato in primo grado, Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier, a 16 anni di carcere per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche (vedi “Eternit, 16 anni per De Cartier e Schmidheiny“).
Secondo i giudici da parte dei vertici della multinazionale c’è stato un ”dolo intenso, nonostante tutto non si sono fermati, hanno anche cercato di nascondere gli effetti nocivi dell’amianto. Non hanno alcuna attenuante” e – si legge nelle 700 pagine depositate - ”gli imputati hanno pure cercato di nascondere minimizzare gli effetti nocivi per l’ambiente e per le persone derivanti dalla lavorazione dell’amianto, pur di proseguire nella condotta criminosa intrapresa, facendo così trasparire un dolo di elevatissima intensità”.
Ai dirigenti dell’Eternit, insomma, “non può essere riconosciuta alcuna attenuante mentre risulta evidente che gli imputati hanno agito in esecuzione del medesimo disegno criminoso”.
I giudici ribadiscono inoltre che gli imputati erano a conoscenza di ciò che veniva fatto negli stabilimenti italiani e nonostante sapessero dell’enorme pericolosità per i lavoratori e le popolazioni vicino agli stabilimenti , non hanno adottato alcun provvedimento per rimuovere la situazione esistente.
A seguito della pubblicazione delle motivazioni della sentenza il ministro della Salute Renato Balduzzi ha dichiarato a La Stampa che le “proiezioni epidemiologiche” parlano di un picco di morti per amianto “nel 2020, dopodiché ci dovrebbe essere una discesa”.
“La battaglia prosegue – spiega Balduzzi – da una parte nel promuovere la ricerca per trovare risposte terapeutiche adeguate al mesotelioma pleurico e dall’altra con la collaborazione col ministero dell’Ambiente per le bonifiche”.
La sentenza, osserva il ministro, “per me segna un momento molto importante di risensibilizzazione nazionale su un problema nazionale come l’amianto e l’asbestosi, che produce una ‘morte sottile’, una malattia con latenza di circa 40 anni che spesso è stato difficile farla considerare come tale”.
Sul fronte delle risorse il ministro precisa che “ci sono”, ma “bisogna migliorare il coordinamento” dei progetti.
E poi occorre fare attenzione perche’, anche se in Italia e in gran parte dell’Europa l’amianto non si produce piu’, “se ne produce in altre parti in giro per il mondo anche solo per esportarlo come fanno alcuni paesi”. Questo significa, conclude il ministro, che “il pericolo non e’ venuto meno, ma aumenta”.