Processo Eternit: ieri le richieste della difesa

Creato il 12 ottobre 2011 da Dailyblog.it @daily_blog

Di Antonio Tomeo il 11 ottobre | ore 17 : 32 PM



“Il barone Louis de Cartier va assolto per non avere commesso il fatto o, in subordine, perché tutti i reati a lui imputati sono caduti in prescrizione”. Questa la richiesta fatta ieri dalla difesa al Tribunale di Torino nell’ambito del processo alla Eternit, multinazionale dell’amianto.

L’avvocato dell’ex dirigente dell’azienda, Cesare Zaccone ha chiesto l’assoluzione del suo assistito, imputato insieme al miliardario elvetico Stephan Schmidheiny perchè «prima del 1971 il barone de Cartier è stato solo amministratore di una società che aveva la partecipazione del 21% in Eternit, ma non c’é prova di alcuna ingerenza da parte sua nella gestione della multinazionale. Quell’anno lui diventò amministratore della Eternit ma non aveva nessuna delega: era soltanto un normale componente del cda che peraltro stava a mille chilometri di distanza. Infine se anche de Cartier avesse avuto una qualche possibilità di ingerenza all’interno della gestione delle fabbriche, quando è arrivato, secondo i dati epidemiologici consolidati, la gente avrebbe probabilmente già contratto le malattie per l’esposizione all’amianto, visto che ci si ammala oltre 30 anni dopo”.

I magistrati torinesi, Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace, nelle precedenti udienze avevano chiesto una condanna di 20 anni a testa per disastro ambientale doloso e permanente e omissione dolosa di cautele antifortunistiche negli stabilimenti italiani di Cavagnolo (TO), Casale Monferrato (AL), Rubiera (RE) e Bagnoli (NA). La multinazinale in Italia ha operato fino all’inizio degli anni Novanta dello scorso secolo, quando l’amianto è stato messo fuorilegge perchè responsabile di provocare tumori come il mesotelioma polmonare in grado di uccidere anche a distanza di decenni (tanto che in Italia il picco è atteso intorno al 2020) e che ancora oggi l’amianto uccide circa 3 mila persone l’anno.

La sentenza del processo dovrebbe arrivare entro fine anno, sempre che non intervenga la nuova norma sul processo lungo (la quale prevede di poter presentare lunghe liste di testimoni di fatto allungando notevolmente i tempi dei processi) con la possibilità da parte degli imputati di trascinare il processo fino alla prescrizione.

Secondo la portavoce dell’Associazione Familiari Vittime dell’Amianto, Romana Blasotti Pavesi, e i sindacalisti Nicola Pondrano, Luciano Bortolotto, Luigi Ferrando e il coordinatore Vertenza Amianto Bruno Pesce, nel processo «è emersa la chiarissima conferma non solo della drammatica ed enorme dimensione del disastro e della strage (ancora in corso) ma anche della agghiacciante pianificazione sistematica del comportamento doloso degli imputati: sapevano già dall’inizio dei loro ruoli di responsabilità di provocare morti e malattie fra i lavoratori e cittadini, a causa della nocività e cancerogenicità dell’amianto ma, per salvaguardare il profitto, hanno continuato».
I rappresentanti delle vittime hanno ribadito la piena «fiducia in una sentenza giusta ed esemplare, soprattutto per chi ancora deve lottare per ottenere la messa al bando di questa polvere assassina».


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