Ben più di un mese dal voto, parecchi tentennamenti – non meglio precisate prove di “scouting”, consultazioni varie, nomine di saggi – e nessun risultato? Così, a prima vista, sembrerebbe. La realtà però è ben diversa, dato che cristallizzare la situazione post-elettorale un esito lo ha prodotto, ed anche assai significativo: la necessità – prima che con la formazione di un (eventuale) esecutivo – di procedere con l’elezione del capo dello Stato, vale a dire di Romano Prodi. Tutto, ma proprio tutto porta infatti in questa direzione, che nel nostro piccolo pronosticammo solitari già lo scorso anno [1].
Perché Prodi? Per più ragioni, che ci viene agevole elencare: è il padre nobile del Pd ma al tempo stesso è anche intimo con Monti (del cui governo fu sponsor dichiarato mesi prima che questo si costituisse), è considerato in Europa e in Germania senza che questo lo porti ad essere odiato a priori dai grillini, un po’ per la sua aria di politico della porta accanto e un po’ perché è a tutt’oggi il solo inquilino di Palazzo Chigi che abbia accettato di incontrare pubblicamente Grillo; correva l’anno 2006, si era in giugno, e il professore ebbe la bella idea di non solo di dare retta al comico genovese, ma pure di promuoverne le idee:«Che bel programma», disse, «sembra il nostro».
Fra l’altro è cosa nota che Prodi e Casaleggio, il guru grillino, si siano incontrati qualche tempo fa. Una circostanza che la portavoce del professore, Sandra Zampa, ha inteso subito smentire attaccando il quotidiano Libero. Smentita piuttosto maldestra: primo perché la notizia fu data dal Messaggero prima che da Libero, secondo perché Casaleggio non è Bernardo Provenzano – dunque un incontro anche privato fra lui e l’ex premier non sarebbe stato così scandaloso -, e terzo perché a divulgare detta pseudosmentita sono stati, appunto, i prodiani e non fonti del M5S; il che lascia supporre che fosse lui, il professore, il più interessato – chissà come mai – alla riservatezza di quel faccia a faccia.
Ulteriore prova dell’avvicinamento fra i grillini e il professore arriva infine da Grillo che, a proposito di Quirinale, ricordando che Pd e Pdl vorrebbero entrambi un presidente di estrazione moderata, ha evocato come esemplari due nomi che per assurdo – secondo lui – i due partiti non vorrebbero. E cioè uno alla Pertini o un Prodi, il quale «cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche». Se non è un complimento – è stato notato – poco ci manca. Prodi ormai ha quindi la strada spianata. E, una volta eletto, l’avrebbe anche Bersani, al quale il professore difficilmente, per ovvie ragioni di vicinanza, negherebbe un incarico. Nella speranza che, nel frattempo, dei senatori grillini abbiano messo la testa “a posto”, cioè a sinistra.
[1] http://giulianoguzzo.wordpress.com//?s=prodi;