Prodi, SE CI SEI BATTI UN COLPO!

Creato il 22 giugno 2011 da Quattroparole

Dovevano essere molto distratti i gendarmi del bilancio quando la Grecia investiva, per fare soltanto un esempio delle follie trascorse, “10 miliardi di euro a debito per le Olimpiadi di Atene 2004″, come osservava due giorni fa il supplemento del Financial Times dedicato alla sfida di Londra 2012.

C’era qualcuno a Bruxelles, fra il 2002 e il 2004, mentre i fondatori dei giochi spendevano e spandevano i soldi nostri per rilanciare la fiaccola sportiva? Ma come sono timidi i nostri colleghi corrispondenti dal Belgio, come sono cauti quando dovrebbero – invece – promuovere un’inchiesta seria, con nomi e cognomi, sulle responsabilità che stanno portando il pianeta al collasso.

E invece scrivono sempre dall’empireo, con un linguaggio degno di miglior causa, descrivendo scienziati dei conti con la bacchetta in mano, pronti a sanzionare e a punire chi sgarra dalle pagelline di Moody’s, S & P, ecc . A Roma si direbbe: ma de che? Altro che faccendieri o raccomandazioni per far tornare in tv la supercocca del ministro di turno, mi piacerebbe che i grandi quotidiani aprissero con la lista dei tecnici strapagati, dei banchieri super liquidati, dei parlamentari in gita premio, formando una lista di proscrizione di tutti quelli che – come le tre scimmiette della favola – non hanno visto niente.

Sarà per il tema annuale che ci veniva inflitto da studenti. Sarà per i film e le saghe sulla Guerra fredda che ci hanno somministrato negli anni Settanta, James Bond compreso. La prima volta che ho messo piede a Bruxelles mi sentivo in grande soggezione, una modesta cronista parlamentare italiana nel sancta sanctorum dell’Economia e del Denaro. Tutto mi appariva sterilizzato, ovattato: tutti maschi con occhiali e aria professorale, seguiti da stagiste con tre master e tailleurini strippati sulle tette (uguali a quelle di Montecitorio, solo che le nostre usano altre lingue).

Noi giornalisti intruppati al seguito dei ministri economici e dei primi ministri eravamo parecchio affannati, sempre con le nostre domandine sulla crisi italiana. Venivamo guardati malissimo, ancora peggio ai seminari di Davos, alle sessioni sui laghi di Como, avevamo sempre il passi scrauso, quello che non ti fa mai accedere a niente. E loro, i nostri inviati economici andavano ovunque, come i sacerdoti in chiesa bisbigliavano fra loro, apparivano sempre a posto in tutti i sensi.

Peccato che non ci abbiano mai raccontato la verità, o qualcosa che gli assomigli un pochino. Abbiamo solo e sempre letto di maxistipendi, in cambio dei quali la Commissione europea produceva miliardi di pagine. Ma dov’erano i conti troppo ottimisti presentati, perché le critiche che pure ci furono non sfondarono il muro dell’euro?

La stangata olimpica greca, finanziata dalle banche di tutto il mondo e quindi ben nota fra le élite che contano, di cui oggi ci appaiono chiare le conseguenze su un’economia già dissestata assai, ricadrà fra breve sulle nostre tasche. Prima di contribuire come è giusto e doveroso alla manovra di Tremonti, sarebbe educato farci capire almeno chi dobbiamo ringraziare.

Se non sbaglio, in quel periodo la Commissione europea era guidata da un italiano. Un professore che potrebbe oggi farci una bella lezione di economia e raccontarci che cosa accadde in quegli anni. Altrimenti dovremmo ritenere che la faranno franca dei signori senza volto e senza nome che si sono giocati il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Barbara Palombelli per “Il Foglio”


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