Sempre più convinta che questa stagione stia iniziando nel migliore dei modi: prima di tuffarmi a capofitto nei filmati impegnati che proporrà il Milano Film Festival, al via tra pochi giorni, ecco quello che mi serviva: una bella iniezione di adrenalina con Jason Statham e le sue azioni ricche di sorprese, fini a sé stesse, ma che ci concedono due ore di sana evasione. Film con un po’ più di morale iniziale, ma che non imbocca mai la via del dramma, rimanendo saldamente sulla strada maestra ben nota e voluta da tutti.
A scanso di equivoci, questo è un classico action movie un po’ thriller, tutto testosterone, esplosioni, azioni improbabili, tuffi dai palazzi che se facessimo noi ci porterebbero a morte sicura, esibizione di un vero e proprio arsenale, bossoli a pioggia, auto che saltano in aria, vetri che scoppiano e tutti che se la cavano con qualche graffio nonostante le grandi zuffe. In questa continua corsa, noi tifiamo per il tipo belloccio, poco raccomandabile ma di sani principi, che non piacerebbe a mamma e che domina lo schermo indossando la classica magliettina scura e attillata che ben evidenza il fatto che lui non trascorra il tempo libero sul divano di casa
Il plot come volete che sia? Arthur è un sicario d’altissimo livello, è abile, perfetto, guadagna un botto, è un po’ solo ma non se la passa per nulla male sino al giorno in cui riceve l’ordine che non avrebbe mai voluto eseguire: eliminare il proprio padre putativo, amico e mentore (Donald Sutherland), per poi scoprire di essere stato usato e, soprattutto, di essere a sua volta nel mirino del proprio committente. Non vi svelerò quali siano le motivazioni sottostanti, perché qualora non vi ricordiate l’opera originale da cui questo film è tratto (eh già è un remake di film con Charles Bronson del lontano 1972) non venga rovinata la light suspense presente sino all’ultimo millimetro di pellicola.
Dietro la macchina da presa non poteva quindi che esserci quel Simon West (regista di Con Air e di Tomb Raider) che ha preso una specializzazione in rifacimento di prodotti delle passate decadi. E chi meglio di Jason Statham, il duro del nuovo millennio (definizione non mia!), poteva impersonare il ruolo che fu di Bronson? Pare, infatti, che la sua partecipazione a “I Mercenari” sia stata una sorta di passaggio del testimone e d’investitura ufficiale: oggi l’emblema del genere è lui. I suoi personaggi (tutti molto sulla falsa riga dei precedenti) sono antieroi che parlano poco e piuttosto solitari, hanno i capelli rasati e vestono per lo più a tinta unita, si presentano con espressione concentrata e assestano solo colpi che siano letali e Statham è certamente credibile poiché divo ma non ancora con residenza fissa nell’olimpo del cinema.
Pellicola ricca di ribaltoni che riesce a intrattenere e stuzzicare strappandoci anche qualche sorriso. Promossa dai cultori del genere e pure da alcune intrepide fanciulle.