Magazine Psicologia

Profezia che si autodetermina

Da Elisabettaricco

IMG_0124Conoscete William Thomas? È un sociologo americano. Perché questa mattina vi parlo di Thomas?
Per il suo Teorema che recita: «Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze».
Per Thomas gli uomini non rispondono solo agli elementi oggettivi di una situazione, ma anche, ed a volte in primo luogo, al significato che questa situazione ha per loro. E una volta che essi hanno attribuito un qualunque significato ad una situazione, questo significato è la causa determinante del loro comportamento e di alcune conseguenze di questo.
Parlando di Thomas è facile incontrare Robert K. Merton, che partendo dal Teorema di Thomas introdusse il concetto di PROFEZIA CHE SI AUTODETERMINA nelle scienze sociali. Nel 1948 la definisce «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità».

Mi ha sorpreso l’esempio che riporto di seguito in quanto vicino ai temuti avvenimenti che potenzialmente potrebbero verificarsi nei prossimi mesi…
Corsi e ricorsi storici?

Prima dell’esempio una definizione da Wikipedia: In psicologia, una profezia che si autoadempie si ha quando un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento in un modo tale da finire per causare tali eventi.

Ed ecco l’esempio.
È l’anno 1932. La Last National Bank è un istituto fiorente; una gran parte delle sue risorse è in liquido e il presidente, Cartwright Millingville ha ben ragione di essere orgoglioso del suo istituto bancario. Fino al «Mercoledì nero». Quel giorno, appena entrato in banca, egli osserva che il ritmo di lavoro è insolitamente vivace. Ciò è un po’ strano, dal momento che gli operai dell’acciaieria AMOK e della fabbrica di materassi KOMA sono pagati solo il sabato. Eppure vi sono almeno due dozzine di uomini, evidentemente delle fabbriche, che fanno la fila davanti agli sportelli dei cassieri. Dirigendosi verso il suo ufficio, il presidente mormora fra sé con una certa commiserazione: «Speriamo che non siano stati licenziati a metà settimana; dovrebbero essere al lavoro a quest’ora». Ma riflessioni di questo genere non hanno mai fatto la prosperità di una banca e Millingville si rivolge subito alla pila di documenti che giace sul suo scrittoio. Ha posto la sua firma sicura in meno di una ventina di fogli, quando è disturbato dall’assenza di qualcosa di familiare e dall’intrusione di qualcosa di estraneo. Il mormorio basso e discreto dell’usuale lavoro di banca è stato sostituito dallo stridìo insolito di molte voci. Una situazione è stata definita come reale. È l’inizio di quel che finirà come il «mercoledì nero», l’ultimo mercoledì della Last National Bank. Cartwright Millingville non ha mai sentito parlare del teorema di Thomas ma non ha difficoltà a riconoscerne l’azione. Egli sa che, nonostante la situazione di relativa liquidità della banca, una voce di insolvenza che fosse accolta da un certo numero di clienti si risolverebbe effettivamente in un’insolvenza della banca. E alla fine del «Mercoledì nero» – e dell’ancor più nero giovedì – quando le lunghe file di clienti, ciascuno freneticamente preoccupato di salvare il suo, diventano file ancora più lunghe di clienti ancora più ansiosi, risulta che egli ha ragione. La salda struttura della banca dipendeva da una serie di definizioni della situazione: la fiducia nella validità del sistema di promesse economiche reciproche in cui gli uomini vivono. Una volta che i clienti avevano definito la situazione in altro modo, una volta messa in dubbio la possibilità che queste promesse fossero adempiute, le conseguenze di questa definizione irreale furono anche troppo reali.

Chiudo dicendo che Il modello della profezia che si autoadempie è così comune che ciascuno di noi può avere il suo esempio preferito. Si consideri il caso della nevrosi degli esami. Convinto di essere destinato a fallire, lo studente ansioso dedica più tempo a preoccuparsi che a studiare, col risultato che l’esame sarà appunto un insuccesso; l’ansietà iniziale ingiustificata si trasforma in un timore del tutto pertinente.
Vedo molti anziani così concentrati nel controllare l’eventuale malattia che potrebbe causare la propria fine da smettere di vivere le tante possibilità del quotidiano raggiungendo anzitempo una subdola malattia psicologica di tipo depressivo.

Raccontaci le vostre profezie attuali, del passato o del futuro.


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