Magazine Cultura

Profezie dal Re Cremsi

Creato il 08 dicembre 2010 da Wordsinsound
Profezie dal Re Cremsi
Prima di ascoltare questo disco non sapevo cosa fosse il progressive. E forse, era meglio così.
Incappare anche una sola volta in questo album può condurre a due stati d'animo contrapposti:
- finalmente si è trovata quella complessità strumentale ed artistica che si ricercava da tempo;
- si dà credito una volta per tutte alla famosa teoria secondo la quale esiste musica partorita da menti instabili che abbelliscono le loro creazioni con tecnica ostrogota e strumenti innominabili.
Se appartenete al primo filone di pensatori siete quindi Crimsoniani...che di questi tempi potrebbe tradursi anche con il termine "musicofili compulsivi".
Adesso al diavolo la relazione di tipo scientifico e passiamo alla sostanza di questa che non è eccessivo definire un'opera musicale tra le più importanti dei tempi moderni, nel bene e nel male.
Questo album, uscito nei lontani (ormai musicalmente) anni 70' è frutto del lavoro di alcuni dei più importanti musicisti della scena progressive inglese, primo fra tutti Robert Fripp, leader della formazione dei King Crimson e chitarrista fondamentale nella "scala evolutiva della tecnica chitarristica". Ecco: quell'uomo posato, con gli occhiali sottili da gentleman inglese e l'espressione di chi ne sa molto più di te che lo osservi è "l'anello mancante" che un qualunque appassionato di musica dovrebbe essere felice di ascoltare; riviste autorevolissime come Rolling Stones lo hanno piazzato in fondo alle classifiche, tanto per dar meriti a chi è meritevole.
Il primo brano si chiama "21th Century Schizoid Man". Aperto da un tappeto sonoro fatto di rumori indistinti, rappresenta uno dei cavalli di battaglia del genere musicale d'avanguardia. Tempi dispari e passaggi frenetici da una sorta di jazz stralunato al rock più rude in stile 70s caratterizzano la perfetta "overture" per un altrettanto sbalorditivo album.
Il silenzio finale della prima traccia apre la strada alla ballata "I talk to the wind". Questa volta ci troviamo di fronte a qualcosa di sicuramente più fruibile ma non di certo di scontato. Ad essere i protagonisti sono la voce avvolgente di Lake, voce ammiraglia di questo nuovo movimento musicale, ed il flauto di Ian McDonald (che non è il celeberrimo clown in stile IT della catena alimentare americana) che con poco, ci regala davvero tanto. Nel cofanetto deluxe che è uscito recentemente e che potrebbe essere, tra l'altro, un ottimo regalo natalizio è presente una versione di "I talk to the wind" (Duo Mix) davvero impressionante insieme ad altre succelente aggiunte. Per chi ha il tempo di ascoltarle e molta fortuna ad ottenerle (un regalo dei miei 18 anni) :P.
"Epitaph", come da titolo, è l'epitaffio con cui chiudere la prima parte dell'album prima di lanciarsi vero la corte del Re Cremsi. A parer di molti, il brano è influenzato da "L'elogio della follia" di Erasmo, tanto per ribadire che la musica, la letteratura e l' arte in generale non sono universi distanti. Impregnata di misticismo e presagi oscuri; perdersi è d'obbligo.
"Moonchild" ha le altre caratteristiche del progressive: dopo aver ricalcato le orme della precedente "I talk to the wind" si perde nella completa dissonanza degli strumenti. Casino per alcuni, jazz free-form per altri, strampalato per chi scrive. Ma il mondo è bello perchè è vario, no? E poi non sono dei tipi comuni che iniziano a far stranezze; sono i King Crimson ;).
Eccoci arrivati al cospetto del Re Cremsi e della sua corte di personaggi urlanti. Se qualcuno, un giorno dovesse chiedervi: "Cos'è il progressive?" voi fategli ascoltare questo brano. C'è tecnica, questo è certo, ma non si arriva al virtuosismo vuoto e, personalmente inutile, di molta musica di oggi. Chitarre acustiche taglienti e cori imponenti elevano un testo già tra i più evocativi del suo genere. E poi...l'assolo di mellotron suonato da Fripp nella fase di chiusura del brano è Storia. 
La parata dell'avanguardia ha attraversato il vostro mondo. Siete saltati su anche voi?
P.S. = Grazie per il vostro tempo, se avete letto fin qui la recensione. Mi è sempre parso inadatto parlare oggettivamente di musica. Ho poi capito che non è altro se non un modo per far vedere a gli altri quello che creo nella mia mente io ogni volta che la ascolto.
Stay lucky!

R.Clockheart

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :