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Mi è sempre piaciuto sciare nella nebbia: bianco sotto, bianco sopra, bianco attorno. A volte non si sa se si sta andando in salita o in discesa, è la sensazione che piú si avvicina all'assenza di gravità, all'assenza di tempo, e quindi di movimento. Scendere nella nebbia su ghiacciaio, peró, non è proprio il massimo della sicurezza. Per quanto il GPS ti possa dire dove ti trovi, non puó indicarti dove sono i crepacci, o le rocce. In questi casi bisogna fidarsi di quello che scende per primo, che in questo caso conosce il ghiacciaio come casa sua.
La salita è forse ancora piú bella, con la corda che scompare nel nulla e solo i profili sfumati dei compagni a indicarti la direzione. E' sempre una rottura di balle incordarsi - d'estate o d'inverno - perché c'é sempre qualcuno che non ha senso del ritmo, vuole andare piú veloce e poi si ferma bruscamente quando la corda gli si avviluppa attorno ai ramponi o sotto gli sci come uno spaghetto stracotto. Nella nebbia, peró, questa corda che scompare nel nulla ti fa sentire meno solo, è il cordone ombelicale che ti tiene unito agli altri.