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“Profittatrice e ladra”. Ipotesi linguistiche sulla Polverini

Creato il 21 settembre 2012 da Albertocapece

“Profittatrice e ladra”. Ipotesi linguistiche sulla Polverini

La prima rivoluzione da fare è tornare alle parole. Proprio le vecchie care parole per cui si poteva dire vino al vino e ladro al ladro. Il berlusconismo e la classe dirigente italiana hanno vissuto anche di questo negli ultimi vent’anni: di un saccheggio semantico per nascondere o attenuare quello di denaro e privilegi. Servendosi dell’inglese o di variazioni, attenuazioni, traslazioni di significato si è tentato di modificare la percezione della realtà. I grassatori sono diventati “furbetti”, i consiglieri di potenti banche e agenzie di rating sono divenuti “advisor” che per la maggior parte delle persone non significa niente, il macellaio all’angolo si è trasformato in un imprenditore, il ragioniere della ditta artigiana in manager. E così via, gli esempi potrebbero essere centinaia: una neolingua inventata non per descrivere meglio la realtà, ma per nasconderla e condizionarla.

Essa  ha anche stravolto i significati della politica e oggi permette a personaggi ambigui e opachi come la Polverini, candidata ed eletta proprio per queste qualità, di sostenere di essere “vittima del sistema”. E addirittura di presentarsi come moralizzatrice di un ambiente dove tutti rubavano a sua insaputa. Se la Polverini fosse chiamata, profittatrice e ladra, avrebbe ben poche probabilità di rimanere nella plancia di comando dove si distribuiscono i soldi. E Berlusconi non potrebbe nemmeno pensare di ricandidarla, volando come un moscone stercorario sui resti di ciò che ha fatto del Paese e sui suoi prodotti politici.

Ma soprattutto se fosse chiamata profittatrice e ladra, visto che Fiorito o non Fiorito era lei che firmava il conto della spesa, i suoi potenziali elettori prima di apporre la croce sopra quel viso arrogante e vacuo insieme, dovrebbero farsi un esamino di coscienza e riconoscersi negli istinti di questa signora (si fa per dire). Gli esempi di cafoneria umana e istituzionale come le elicotterate e gli arrivi in spiaggia si sprecano, l’inesistenza di qualsivoglia concezione politica, se non fumose e miserande ideopatie, la sua stessa storia a capo di un sindacatino gonfiato nei numeri, ma in grado di permetterle l’acquisizione di un patrimonio immobiliare di un milione e mezzo, non potevano lasciare dubbi su come avrebbe potuto essere la sua gestione: nient’altro che  quella di un capo clan che distribuisce pani e pesci.

Certo giuridicamente non si può dire che la Polverini sia una profittatrice e una ladra oltre che una nullità politica, è solo un’ipotesi linguistica. Ma di una buona lingua, finalmente ritrovata, con la quale forse si potrebbe di nuovo tornare a fare politica, quella vera.


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