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PROFONDO NERO | Black Novels for Lovers | Pietro Sedda (Logos, 2015)

Creato il 07 ottobre 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia
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Black Novels for Lovers | Pietro Sedda (Logos, 2015)

di Massimiliano Sardina

Si intitola Black Novels for Lovers (Logos, 2015) e documenta fotograficamente le opere tatuate del visual artist sardo Pietro Sedda (autore anche degli scatti). Non un semplice catalogo, ma un libro d’arte di rara eleganza, come già il precedente Santi, marinai e balene (Logos, 2012). L’immaginario di Sedda recupera e rielabora certa estetica demodé a tratti riconducibile agli anni trenta e quaranta del Novecento, una dimensione atemporale rievocata nelle atmosfere di un gotico e malinconico neoromanticismo. Sedda esaspera e scavalca lo stereotipo del tatuaggio marinaresco, ridelineandolo e piegandolo in una nuova pregnante iconografia.

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Protagonista è principalmente una testa d’uomo impomatata e baffuta (come appena uscita da un coiffeur), talvolta barbuta, un volto che si fa sagoma, raffinato mascherino dal colletto sempre inamidato, una fisionomia che si fa schermo e cornice (di visionari capolavori tutti interiori) o finestra spalancata su scenari fantastici. Il volto è stilizzato in chiave smaccatamente retrò (oggi diremmo vintage), così come gli accenni di colletti e cravattini, e rievoca la sintesi plastica dei primi foto-ritratti in bianco e nero, così come anche la chiarezza delle illustrazioni calcografiche ottocentesche. Tutte le sfumature del nero s’imprimono sul cangiante rosa cipria dell’epidermide: la tecnica del tatuaggio, come Sedda sa bene, risponde a regole diverse rispetto a quelle del semplice disegno su superficie cartacea; l’immagine va ad iniettarsi su una convessità viva, ed è destinata suo malgrado a incorporare una tridimensionalità sempre dinamica. Della specificità dell’arte tatuatoria Sedda dimostra di esser ben consapevole, tanto da padroneggiarla con scrupolosa e leziosa maestria, sia nel segno sfumato sia in quello saturato, dai grigi più impercettibili ai neri più pesti. Il tratto è fermo, definito, e al contempo estremamente delicato. La bidimensionalità è scongiurata dalle abili soluzioni di respiro prospettico.

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Nel “nero” Sedda individua un’irrinunciabile profondità, un buio fitto di mistero e sogno, un’ombra che congloba in sé la luce: il nero come somma del tutto; l’introduzione a Black Novels for Lovers si apre non a caso con un elogio del nero: «…Nero è romantico. Nero è onirico. Il nero è profondo.» Il libro è suddiviso in sette capitoli tematici, e si chiude con una ricca e affascinante appendice di disegni e studi preparatori. Nel primo capitolo The saint mariner / Call me Ishmael si avvicenda un repertorio iconico che ammicca ora al Melville di Moby Dick ora al Genet di Querelle de Brest, tra marinai, capitani, guardiani di fari o semplici gentiluomini. La visione si riflette specchiata sul volto che la osserva impassibile, ed è nel perimetro fisiognomico che naufragano velieri e scialuppe, tra capodogli e calamari giganti; nei volti, frontali o di tre quarti, Sedda costringe le nubi gravide di fulmini sugli oceani in tempesta e vi fa emergere sirene ermafrodite e mostri marini, tra cordami, sartie, timoni, teschi pirateschi e bottiglie di rum. «Uomini ermetici assorti in pensieri e sogni fantastici» così Sedda definisce i soggetti che popolano le sue opere (opere, lo ricordiamo, scritte sulla carne). Ogni immagine è una piccola storia, una piccola ossessione, l’iconizzazione di un’immaginazione, di una visione che trasuda sottopelle o che si sovrappone. C’è sempre un equilibrio formale tra l’immagine che traspare e il volto-sagoma che la ospita, nessuna prevaricazione (e un occhio il più delle volte resta ben visibile).

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Nel capitolo II, The lovers, il bacio è sagomato nell’icona del marinaio; nel capitolo III, Looking for… / I don’t know who I am, sulla sagoma del volto maschile si dispiegano i colori del cosmo, i pianeti, le galassie, le stelle, le nebulose, cieli, cartine geografiche, paesaggi alpini, scorci urbani, cattedrali e tendoni circensi; fiori e ricami di florilegi nel capitolo IV Flowers / I want roses in my garden; in Development means shape / You’ll take the form of time (capitolo V) Sedda sovrappone ai volti delle geometrie stranianti, tra astrazione e optical-art; più marcatamente surrealisti, con citazioni di Ernst e Dalì, gli zoomorfismi di Be plural / Like the universe (capitolo VI); in Macabre endless jokes (capitolo VII) i volti declinano in anamorfosi, distorsioni e annacquamenti. Black Novels for Lovers raccoglie una moltitudine di storie scritte con l’inchiostro di china su una moltitudine di corpi. Storie nere per amanti. Storie dal nero profondo. Pietro Sedda opera a Milano nel suo studio The Saint Mariner.

 Massimiliano Sardina

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Cover Amedit n. 24 - Settembre 2015

Cover Amedit n. 24 – Settembre 2015
“Noli Me Tangere” omaggio a Pier Paolo Pasolini.
by Iano 2015

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