«Monsieur, posso fare una telefonata a casa? Mio figlio sta male». Ismail ha 29 anni ma ne dimostra 50, è di Kairouan e quando parla della moschea e del bazar il suo volto si illumina. Prende il piccolo telefonino e parla rapidissimo «Sardaigne, Sardaigne».
Il figlio sta bene, dice ha solo dodici mesi. Chissà se è vero, e se anche fosse, chissà se mai lo rivedrà. Come lui altri connazionali passano la prima giornata di non-reclusione nel centro di viale Elmas.(La Nuova Sardegna)
I profughi tunisini a Cagliari hanno bisogno di tutto: chiunque desiderasse può aiutarli portando beni di prima necessità ma anche calore umano e sostegno morale, alla sede della CGIL in viale Monastir.