«Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». Così si legge nel Vangelo di Matteo, unico dei quattro canonici a menzionare l’episodio dell’adorazione dei Magi tanto che alcuni biblisti lo considerano un particolare leggendario. La vicenda, comunque, narrata con dettagli diversi nel “Vangelo dell’infanzia Armeno”, in quello di Nicodemo, nel “Protovangelo di Giacomo” e in altri vangeli apocrifi, ha avuto un grande seguito nella tradizione cristiana tanto da ispirare moltissime opere artistiche dedicate alla Natività. E in tutte, immancabile, troviamo rappresentata l’offerta di doni: oro, incenso e mirra. Dei tre l’incenso, oltre all’uso curativo per le proprietà di espettorante e antisettico attribuitagli dalla cultura popolare araba, ha un ruolo importante nelle cerimonie religiose di molti popoli da tempi remotissimi. Ma il suo intenso profumo, che possiamo sentire comunemente nelle nostre chiese o tra le bancarelle di qualche mercatino bruciato in bastoncini colorati, potrebbe diventare tra non moltissimi anni solo un ricordo: le specie di piante da cui viene estratto usualmente sono destinate all’estinzione.
Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi
Con il termine incenso intendiamo genericamente la resina secreta da alcune specie arbustive tipiche delle zone più meridionali della penisola arabica e delle coste dell’Africa orientale. Tra le varie specie dalle quali si estrae la preziosa sostanza, attraverso l’incisione della corteccia, le principali sono quelle del genere Boswellia come la Boswellia papyrifera o la più nota Boswellia sacra, un piccolo albero a foglia caduca che raggiunge un’altezza compresa tra i 2 e gli 8 metri e che richiede una decina di anni per cominciare a produrre la resina profumata. Sono alberi molto resistenti, in grado di svilupparsi in condizioni di grande aridità, in terreni sassosi e perfino a quote maggiori di 1000 metri.La raccolta della resina avviene producendo, con uno strumento simile a uno scalpello chiamato menghaf, alcune decine di piccole decorticazioni sul tronco e sui rami più robusti delle piante, di forma ovale, dalle quali essuda una sostanza biancastra che al contatto con l'aria si solidifica. Dopo qualche settimana in cui la resina fluisce dalle incisioni realizzate si provvede al distacco di quanto prodotto. L'operazione viene ripetuta tre o quattro volte l'anno, dalla primavera all'autunno, mentre nella stagione invernale le piante vengono lasciate a riposo.
Boswellia sacra
Le doti naturali di robustezza e adattabilità ambientale delle specie di Boswellia, però, non saranno sufficienti a evitarne la scomparsa nel giro di poche decine di anni, secondo quanto afferma uno studio della British Ecological Society, pubblicato sul Journal of Applied Ecology, effettuato su alcune migliaia di esemplari di Boswellia papyrifera in Etiopia.Produzione di resina
I ricercatori hanno potuto osservare l’andamento della crescita, della sopravvivenza e della qualità dei semi prodotti, giungendo alla conclusione che nei prossimi quindici anni si assisterà a un dimezzamento della presenza di questa specie. I dati raccolti nei due anni di studio fanno prevedere con certezza che in 50 anni la popolazione di Boswellia papyrifera si ridurrà al 10% di quella attuale ed è ragionevole che analoga sorte toccherà anche alle specie simili, come la Boswellia sacra, viste le ragioni di questo declino individuate dagli studiosi: i frequenti incendi, il pascolo incontrollato di bestiame e l’attacco di coleotteri appartenenti alla superfamiglia Cerambycoidea – chiamati Lungicorni che per la presenza di lunghe antenne – che depongono le uova sotto la corteccia delle piante rovinandola irreparabilmente.Quindi i frequentatori di mercatini facciano incetta di bastoncini profumati finché sono in tempo e i devoti che si recheranno in chiesa per partecipare alle funzioni liturgiche non riservino, ai coleotteri responsabili del pensionamento di un simbolo di devozione così antico, anatemi ed esorcismi: nonostante le “lunghe corna” non hanno nulla a che vedere con il diavolo.
pubblicato suCronache Laiche
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