Il sito del governo italiano è ancora fermo a Berlusconi
Esprimere giudizi tranchant sarebbe ingiusto e soprattutto inutile in questa fase. Vedremo all’opera l’esecutivo Monti, appena sfornato dall’obsoleto laboratorio italiano, ma certo il primo delicato obiettivo non è stato centrato: quello di non dare l’impressione di essere un governo delle banche e dunque in qualche modo una sorta di garante della Bce. Ben tre ministri sono espressione dei due più importanti istituti di credito italiani: Corrado Passera che è a capo di Intesa San Paolo, Elsa Fornero, vicepresidente della medesima banca e Piero Gnudi nel consiglio di amministrazione di Unicredit, oltre che membro dell’Aspen Institute.
Soprattutto mi pare critica la nomina della Fornero al Welfare. Certo è un’esperta del campo, è docente di economia a Torino e fondatrice del Cerp, Centre for Research on Pensions and Welfare Policies, ha lavorato in questo campo per la Banca mondiale. Grande competenza dunque, ma anche collegamento diretto a quel mondo bancario e assicurativo bramoso di entrare in forza nel campo della previdenza integrativa privata e interessato dunque a uno svuotamento di tutele in questo campo.
Il secondo obiettivo che forse ci si poteva attendere era quello di dare il segno di un rinnovamento della classe dirigente italiana e invece ci troviamo con molti professori di università private o della cattolica in età vicina alla pensione, forse non molto in grado di trovare soluzioni originali o di collegarsi con le esigenze reali delle nuove generazioni o ancora di non portare dentro di sé una certa idea di potere. Dice Spinoza che dal governo delle pupe si è passati a quello dei secchioni. E forse si può notare questa “anzianità” anche dal fatto che sul sito del governo campeggia ancora Berlusconi. Sarà interessante vedere per quanto ancora il cavaliere rimarrà capo del governo in rete.
Il terzo obiettivo spero che Monti lo raggiunga in fretta: i nomi citati infatti rappresentano un grave conflitto di interessi nel cuore dell’esecutivo. Spero che il nuovo capo del governo abbia imposto loro di dimettersi dalle cariche che ricoprono nelle banche. Se questo non dovesse accadere si dovrebbe ritenere che Mario Monti, conosciuto in Europa per le sue battaglie antitrust, si è rapidamente “italianizzato” in pochissimi giorni.
Certo questo non glielo chiederà la Bce, ma glielo chiediamo noi vittime ventennali di un’anomalia che si concretizzata con un gigantesco conflitto di interessi. Ora non pare ci sia l’intenzione di risolvere questo problema, ma che se ne creino degli altri di salvezza nazionale sarebbe davvero paradossale.