Il vento sta cambiando a San Gimignano. Oltre al profumo della ginestra nella Vernaccia, si sentono le rose. Le rose nuove, sono alcune aziende che hanno voglia di sbocciare, di far sapere al mondo quanto i loro vini profumano, di nuovo… Vogliono far sapere quanto i loro vini hanno un impronta genetica del territorio, di come lavorano nella vigna, e poi in cantina. La Vernaccia è un bianco speciale, che regala sensazioni, che se lasciato invecchiare ti invade di profumi, un vino che se fatto bene, non ha nulla da invidiare ad altri bianchi e nemmeno ad alcuni rossi.
La Vernaccia ha anche voglia di confronti, e cosa c’è di più elettrizzante di fare prima una degustazione con bicchieri neri, dove bisogna essere bravi solo con il naso e il gusto? Dove la nostra vista, risulta “bendata”? Davide Bonucci che vini avrà scelto e messo nei bicchieri? Il rosso, viene subito riconosciuto, è di Giovanna Maccario, vignaiola ligure, che ha portato un Rossese di Dolceacqua. Una donna vignaiola, in una terra particolare, che gli piace parlare delle vigne vecchie, e di come quelle giovani, vengono partorite ancora da quelle vecchie. Con il pesce questo Rossese sarebbe azzeccatissimo. Dal nord, arriva il Timorasso di Walter Massa (bevuto due volte in una settimana
), uno che gli piace fare il vino con uva, buonsenso e tempo, da vero artigiano. Poi il Fiano di Avellino di Ciro Ariello a rappresentare il sud, fino all’ospite straniero, un Sancerre 2009 di Sebastien Riffault, Skeweldra. E’ stato interessante percepire tutte le sfumature dei profumi al buio, capire quali erano i padroni di casa della “nera batteria”, rivelatesi poi le Vernacce di Mattia Barzaghi e del Colombaio di Santa Chiara, e cercare di cogliere tutte le note minerali e sapide dei vini.Con i bicchieri trasparenti, il gioco è stato lo stesso avventuroso, perchè a parte il Saumur 2010 Insolite, del quale si avvertiva il profumo da lontano, dove si capiva fin da subto che quello era l’intruso numero uno, gli altri sono stati davvero interessanti. La Vernaccia base, dal suo colore inconfondibile, ma che a volte può tradire. La vista alcune volte può trarre in inganno, ma basta assecondare il naso e allenare il gusto ed ecco che vengono fuori Ciprea 2011 de La Castellaccia, con tanto di presenza di Alessandro Tofanari, La Vernaccia 2010 di Signano, la 2011 della Cappella Sant’Andrea e quella della Mormoraia, la 2011 il Colombaio di Santa Chiara, l’ultima nata in casa Barzaghi Rezet 2011. A confondere le idee, ma per poco, un Carricante di Planet 2011, il Verdicchio dei Castelli di Jesi “Vigna delle Oche” di San Lorenzo e il Timorasso Semino La Colombera “Il MOntino”.
Tutti i produttori presenti, hanno sposato il pensiero di Massa, creare confronti tra vini bianchi nelle varia zone d’Italia , una carovana di vini differenti, ma con il solito comune denominatore, vini che in primis piacciano a chi li fa, e lasciare intatti i paesaggi ereditati. Dalla Mormorai il vento nuovo ha cominciato a soffiare…