In origine, almeno a livello teorico, si trattava di un'idea molto forte da proporre su scala mondiale.
Secondo i più recenti progetti, il nucleo del progetto (sogno? ,nds) prevedeva la fornitura di energia elettrica all'Europa intera tramite un'enorme distesa di pannelli solari, collegati a loro volta ad impianti a ciclo combinato a gas od a carbone.
Con una sufficiente porzione di territorio ricoperto si sarebbe potuti arrivare, seguendo stime approssimative, a ricoprire fino al 15%-20% dell'intero fabbisogno energetico del Vecchio Continente.
Il progetto avrebbe rappresentato, con effetto dirompente, una prepotente rottura con un passato figlio esclusivamente di logiche energetiche non rinnovabili.
Servivano impegni trasversali a più aspetti, per tutta Europa e per quella parte dell'Africa che avrebbe dovuto accogliere le distese di solare rinnovabile.
Due dei paesi cardine nel trainare e nel mettere in opera il progetto avrebbero, purtroppo, declinato la volontà di farne parte.
Nello specifico, a quanto emerge dalle ultime voci, si tratterebbe di Germania ed Algeria.
Ciascuno Stato avrebbe, però, motivazioni molto differenti per essere indotto all'abbandono dell'innovativo progetto.
La Germania, nello specifico, per questioni probabilmente per la maggiore economiche, avrebbe preferito non inserire concretamente il progetto "Desertec" nelle logiche energetiche di breve termine.
Nel piano energetico nazionale fatto trapelare dai mezzi di comunicazione mancherebbero, infatti, cenni a questa avvincente rivoluzione.
Con l'abbandono dello Stato tedesco il progetto perderebbe quota, in quanto la Germania era uno dei maggiori contribuenti a livello economico e costruttivo.
D'altro fronte, invece, i motivi di abbandono presunti dell'Algeria.
Secondo le ultime voci l'idea avrebbe perso quota per motivi intrecciati tra duplici ragioni, politiche ed economiche.
Il motivo di diniego essenziale sarebbe rappresentato dalla "minaccia" di vedere larga parte del proprio territorio statale invaso da pannelli solari di proprietà ed utilizzo estero.
Ci sarebbero dietro ragioni, forse anche parzialmente giuste, di vedere persa o compromessa larga parte della propria sovranità territoriale.
Dal punto di vista dei costi, invece, la logica energetica algerina spingerebbe verso investimenti sul breve termine, specialmente per quanto riguarda l'introduzione del nucleare civile.
A tale scopo sarebbero stati già sottoscritti, infatti, accordi di collaborazione con stati nuclearmente avanzati come Stati Uniti e Francia, oltrechè con Cina ed Argentina.
Il fulcro dell'abbandono di un progetto così pulito, innovativo e prepotente consiste forse in eccessive problematicità politiche ed economiche alle quali si dovrebbe fare fronte, in chiave neppure troppo ipotetica.
Ciò che stupisce è che si siano trascurate, per l'ennesima volta, le intenzioni originali del progetto. Intenti nobilitanti, definibili in maniera più che positiva sotto moltissimi aspetti.
Il progetto base nacque, infatti, dall'intuizione di Trec (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation) ; con il progetto Desertec si sarebbe potuta lanciare, qualche anno fa, la possibilità di sfruttare il più grande deserto del mondo per fornire energia pulita al Pianeta e desalinizzare l'acqua a favore dei paesi poveri.
Ripulire le acque di chi ha meno, od addirittura di chi non ha neppure un millilitro di questa risorsa così tremendamente preziosa.
L'idea vincente del progetto Desertec risiede, forse, nel fatto che con un'area desertica di circa 800chilometri quadrati si potrebbe ricoprire, in chiave putroppo solo teorica, il fabbisogno energetico dell'intero pianeta.
Le ambizioni sane, si sa, non fanno purtroppo parte del bagaglio dell'umanità.
Da troppo tempo, ormai.
Magazine Ecologia e Ambiente
In origine, almeno a livello teorico, si trattava di un'idea molto forte da proporre su scala mondiale.
Secondo i più recenti progetti, il nucleo del progetto (sogno? ,nds) prevedeva la fornitura di energia elettrica all'Europa intera tramite un'enorme distesa di pannelli solari, collegati a loro volta ad impianti a ciclo combinato a gas od a carbone.
Con una sufficiente porzione di territorio ricoperto si sarebbe potuti arrivare, seguendo stime approssimative, a ricoprire fino al 15%-20% dell'intero fabbisogno energetico del Vecchio Continente.
Il progetto avrebbe rappresentato, con effetto dirompente, una prepotente rottura con un passato figlio esclusivamente di logiche energetiche non rinnovabili.
Servivano impegni trasversali a più aspetti, per tutta Europa e per quella parte dell'Africa che avrebbe dovuto accogliere le distese di solare rinnovabile.
Due dei paesi cardine nel trainare e nel mettere in opera il progetto avrebbero, purtroppo, declinato la volontà di farne parte.
Nello specifico, a quanto emerge dalle ultime voci, si tratterebbe di Germania ed Algeria.
Ciascuno Stato avrebbe, però, motivazioni molto differenti per essere indotto all'abbandono dell'innovativo progetto.
La Germania, nello specifico, per questioni probabilmente per la maggiore economiche, avrebbe preferito non inserire concretamente il progetto "Desertec" nelle logiche energetiche di breve termine.
Nel piano energetico nazionale fatto trapelare dai mezzi di comunicazione mancherebbero, infatti, cenni a questa avvincente rivoluzione.
Con l'abbandono dello Stato tedesco il progetto perderebbe quota, in quanto la Germania era uno dei maggiori contribuenti a livello economico e costruttivo.
D'altro fronte, invece, i motivi di abbandono presunti dell'Algeria.
Secondo le ultime voci l'idea avrebbe perso quota per motivi intrecciati tra duplici ragioni, politiche ed economiche.
Il motivo di diniego essenziale sarebbe rappresentato dalla "minaccia" di vedere larga parte del proprio territorio statale invaso da pannelli solari di proprietà ed utilizzo estero.
Ci sarebbero dietro ragioni, forse anche parzialmente giuste, di vedere persa o compromessa larga parte della propria sovranità territoriale.
Dal punto di vista dei costi, invece, la logica energetica algerina spingerebbe verso investimenti sul breve termine, specialmente per quanto riguarda l'introduzione del nucleare civile.
A tale scopo sarebbero stati già sottoscritti, infatti, accordi di collaborazione con stati nuclearmente avanzati come Stati Uniti e Francia, oltrechè con Cina ed Argentina.
Il fulcro dell'abbandono di un progetto così pulito, innovativo e prepotente consiste forse in eccessive problematicità politiche ed economiche alle quali si dovrebbe fare fronte, in chiave neppure troppo ipotetica.
Ciò che stupisce è che si siano trascurate, per l'ennesima volta, le intenzioni originali del progetto. Intenti nobilitanti, definibili in maniera più che positiva sotto moltissimi aspetti.
Il progetto base nacque, infatti, dall'intuizione di Trec (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation) ; con il progetto Desertec si sarebbe potuta lanciare, qualche anno fa, la possibilità di sfruttare il più grande deserto del mondo per fornire energia pulita al Pianeta e desalinizzare l'acqua a favore dei paesi poveri.
Ripulire le acque di chi ha meno, od addirittura di chi non ha neppure un millilitro di questa risorsa così tremendamente preziosa.
L'idea vincente del progetto Desertec risiede, forse, nel fatto che con un'area desertica di circa 800chilometri quadrati si potrebbe ricoprire, in chiave putroppo solo teorica, il fabbisogno energetico dell'intero pianeta.
Le ambizioni sane, si sa, non fanno purtroppo parte del bagaglio dell'umanità.
Da troppo tempo, ormai.
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