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Prometeo e la guerra: dove eravamo rimasti, dove andremo a parare

Creato il 24 settembre 2010 da Mcnab75
Prometeo e la guerra: dove eravamo rimasti, dove andremo a parare

L'articolo seguente contiene qualche piccolo spoiler

La prima stesura di Prometeo e la guerra - 1937 è quasi completata. Sono lieto di annunciarvi che il Lombardo-Veneto tornerà in gestione agli Asburgo che il romanzo sarà più lungo del previsto. Credo che sia giusto così: il capitolo conclusivo di una saga deve avere quelli che in termini professionali si dicono controcazzi.

Prometeo e la guerra: dove eravamo rimasti, dove andremo a parare

Dove eravamo rimasti in 1936? Eccovi un riassunto esaustivo:

L'Impero Tedesco, vincitore della Grande Guerra, ha approfittato del colpo di stato in Austria per appoggiare i golpisti del Fronte Patriottico, che appoggiano l'idea dell'Anschluss, ossia la creazione di un unico, potente impero pangermanico.

Casa Asburgo, e in particolare l'Imperatore Otto, ha però opposto strenue resistenza al golpe. Coi generali e i nobili lealisti Otto è riparato in Transleitania, vale a dire nella parte magiara dell'Impero Austro-Ungarico. I pangermanisti austriaci, appoggiati dalle armate tedesche, si sono quindi schierati nei territori “non conformi” per normalizzare la situazione. Visto che questa utopica normalizzazione è di fatto impossibile è presto scoppiata una guerra. Coi ducati mitteleuropei di Austria, Boemia, Tirolo, Boemia e Moravia già in mano ai golpisti del Fronte Patriottico, il conflitto si è spostato a est, dove Croazia, Dalmazia, Slesia, Bucovina e Lodomeria hanno appoggiato il legittimo sovrano dell'ormai ex Duplice Monarchia, Otto d'Asburgo-Lorena.

La vittoria tedesca sembrava questione di settimane, finché due eventi hanno sconvolto i piani del Kaiser e del Governo Imperiale.

Nel regno Lombardo-Veneto, dominio dell'Austria-Ungheria, è scoppiata una rivoluzione fomentata dal redivivo leader populista Benito Mussolini, dato per morto nel lontano 1919. Preso il potere grazie al partito armato degli Arditi, Mussolini ha dato a giurato a sorpresa lealtà al trono asburgico, sostenendo la lotta contro i pangermanisti.

In realtà Mussolini ha intenzione di fare da testa di ponte per l'uomo che in tutti quegli anni l'ha ospitato e finanziato: il primo ministro inglese Mosley, leader della BUF, la British Union of Fascists, ossia il partito di governo. Oltra al Lombardo-Veneto Mussolini trascina dalla parte dei suoi Arditi anche la Repubblica di Genova, altro dominio austro-ungarico del post '14-'18, e infine anche la Repubblica Cispadana, il domino-troncone centroitaliano all'estremo meridionale dell'Impero oramai spezzettato.


Prometeo e la guerra: dove eravamo rimasti, dove andremo a parare

Sir Oswald Mosley
 

Gli inglesi hanno infatti la piena intenzione di approfittare delle guerra tra le monarchie centrali per riconquistare potere e influenza sul Vecchio Continente. C'è anzi chi dice che il golpe dei pangemanisti austriaci sia stato fomentato dai Servizi Segreti britannici. A ogni modo, Mosley coglie la palla al balzo e prepara una spedizione per liberare la Francia occupata, contando sull'appoggio da sud-ovest di genovesi, lombardo-veneti e volontari cispadani. L'alleanza coi lealisti di Casa Asburgo è quindi consequenziale, ma entrambe le parti sanno di avere ben poco in comune, se non il nemico.

Peccato solo che gli entusiasmi inglesi siano smorzati dall'enorme gap tecnologico che li separa dall'Impero Guglielmino. I tedeschi, forti di un'industria pesante che non ha rivali al mondo, dispongono infatti di avveniristi aerei a reazione, di carri armati colossali e di truppe armate con equipaggiamento di prim'ordine. Contro questo schieramento di forze Mosley può sguinzagliare molte divisioni coloniali, pittoresche ma di relativa efficacia, e le Forze Armate inglesi, che però hanno faticato a riprendersi dalla sconfitta del '14-'18.

A est i lealisti di casa Asburgo contano su ancor meno divisioni. Le falangi di assemblati – golem di carne rianimati da un segreto processo alchemico-galvanico – sono sì impressionanti, ma piuttosto inutili nell'affrontare l'aviazione guglielmina e i panzer da 1000 tonnellate. Il loro impatto non è più quello della Grande Guerra, tanto che molti li ritengono obsoleti.

Mosley ha bisogno di nuove armi. Per questo il SIS organizza il rapimento di uno scienziato italiano, Ugo Tiberio, residente nella Roma capitale di un Regno Italiano mutilato dal 1918 e ora simpatizzante per Berlino.

Ugo Tiberio è l'ingegnere che, finanziato dalle sterline del Regno Unito, riuscirà a creare una nuova specie di Prometei: corpo d'acciaio e cervello umano, connessi l'un l'altro grazie ai dei conduttori ai cristalli di litio che rispondono a determinate vibrazioni, coordinando carne e metallo in un armonico tutt'uno. Nel giro di qualche mese gli inglesi dispongono quindi di automi da guerra dotati d'intelligenza umana, ma anche di caccia spitfire autoguidati, e di tank che funzionano col medesimo principio.

È dunque tempo di forzate la mano sulle coste francesi: è il 1937.

Prometeo e la guerra: dove eravamo rimasti, dove andremo a parare

Uno dei tanti prototipi dei "Leoni", i Prometei robotici inglesi

Due armate premono in altrettanti punti del fronte occidentale. A sud-ovest l'armata del generale Dempsey mira alla conquista della Corsica, della Sardegna, appartenente all'Italia oramai schieratasi col Kaiser, per poi attaccare la Provenza col supporto delle truppe genovesi e dei volontari lombardo-veneti della Legione D'Annunzio.

A nord l'armata comandata dall'Ammiraglio Cunningham punta a tagliare in due la Francia occupata, liberando così tutte le province occidentali. Nel mentre Mosley stringe i tempi per siglare un'alleanza con la Spagna, da poco uscita dalla guerra civile vinta dai nazionalisti di Francisco Franco ed Emilio Mola. L'intento del premier britannico pare sempre più evidente: creare un blocco occidentale che si contrapponga a quello mitteleuropeo governato dai tedeschi.

A est i lealisti austro-ungarici sono sempre più schiacciati verso un'Ungheria prossima a cedere davanti allo strapotere delle armate teutoniche. Dei dominii fedeli agli Asburgo solo la Croazia riesce in parte a resistere, oltre alla piccola e remota Bucovina. Ma il crollo è dietro l'angolo, e il presunto alleato inglese non fa altro che sostenere a parole la legittimità del trono di Otto d'Asburgo-Lorena.

Ma l'Alto Comando dell'Imperatore ha ancora una carta da giocare per sopravvivere...

E il resto del mondo?

L'Africa, spartita in colonie, arde dei fuochi di guerra, riflesso di ciò che accade in Europa.

L'Impero Ottomano si schiera con l'alleato tedesco, appoggiando il conflitto nei Balcani, con la speranza di ricevere in giurisdizione alcuni territori appartenuti in passato agli Asburgo.

I paesi non allineati del resto d'Europa si interrogano sul destino del Vecchio Continente. Appoggiare l'imperialismo monarchico di stampo tedesco? Tifare per la rivoluzione fascista? Sperare in una ricomparsa in forze del movimento comunista? Se anche i governi rimangono neutrali, molti volontari fanno la loro scelta e si arruolano per questa o quella parte in gioco.

In Russia, paese di cui poco si sa e da cui poco filtra, tutto tace. Ma...

Negli Stati Uniti la dottrina autarchica del Presidente Hoover impone un rigido neutralismo, a dispetto dei rapporti di amicizia che legano gli americani e l'Imperatore Otto. Nulla si muove. Ma...


Prometeo e la guerra: dove eravamo rimasti, dove andremo a parare

 

Tutto questo, e molto di più, a dicembre sui vostri e-reader.
(e presto anche 1936 in versione ePub!)

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