Dopo la volontà di Prometeo, la sua consapevolezza: è cosciente nel senso più etimologico del termine, fin nel profondo, e da questa coscienza viene generato il contrasto tragico, insanabile perché agito fra l’inflessibile volontà del titano di non sottostare ad alcuna prepotenza, e l’altrettanto inflessibile volontà di Zeus di reprimere la ribellione, ovunque essa si annidi. Il vero potere non è sulle cose ma sugli uomini. Per sottomettere un ribelle bisogna farlo soffrire, costringerlo al dolore e alla mortificazione, e così fa Zeus, descritto da Eschilo per la prima volta come malvagio dittatore. Prometeo è protagonista di un lungo monologo, solo a tratti interrotto dall’intervento di altri personaggi sulla scena: le Oceanine, il loro padre Oceano e la sacerdotessa Io trasformata in giovenca sono spettatori della sua punizione e cercano di convincerlo a rinunciare al suo amor proprio quasi al limite della hybris. Il pàthos che avvolge le sue parole stringe nella stessa spirale anche gli spettatori che ascoltano, in una stretta che non si allenta nemmeno quando il sipario cala sulla sua rovinosa caduta negli abissi, e nonostante il testo della tragedia sia per sua natura statico, vincolato alla personalità totalizzante di Prometeo e quasi del tutto privo di momenti acuti di tensione.
Il tema prevalente della messa in scena del Teatro Greco di Siracusa, come emerge anche dalle parole del regista Claudio Longhi, sembra essere lo sguardo. C’è lo sguardo di Prometeo che vede il futuro, e lo sguardo di Zeus, non padre comprensivo, ma tiranno autoritario che dall’alto osserva, desidera e ascolta. Lo sguardo di Zeus si è posato su Prometeo e l’ha punito; si è posato su Io e l’ha trasformata in una donna-giovenca. C’è infine lo sguardo delle Oceanine, commosso e pietoso, velato dalle lacrime per quella che considerano una punizione esagerata e per questo meritevole di compassione. Fortemente evocativi i movimenti scenici, la gestualità e le posture di Massimo Popolizio, che nella sua interpretazione di Prometeo ricorda un martire antico, quasi un Cristo crocifisso ad una moderna gabbia di ferro, che è la roccia della punizione che ha meritato per un gesto d’empatia, per un’elargizione di cui già conosceva le terribili conseguenze. Intenso anche l’allestimento coreutico della compagnia di danza Martha Graham, che disegna uno stuolo di Oceanine afflitte ma determinate che con il loro canto assecondano la sofferenza del titano.
E basta solo una piccola riflessione per comprendere che forse è la solitudine, l’immobilità, l’anelito alla libertà, quello che più rende Prometeo l’eroe nel quale possiamo identificarci. Il titano è l’eroe dei sottoposti, il paladino degli indifesi, impavido e al tempo stesso pericoloso perché appartenente alla stirpe degli dei; in lui si fa vivo l’eterno contrasto tra il potere che vuole esercitare un dominio coercitivo e la determinazione dell’uomo che vuole mantenere intatta la sua dignità. Ecco perché la rappresentazione di “Prometeo” di Eschilo è così moderna. La sua cifra interpretativa più profonda può essere rintracciata nella sensazione di instabilità, nell’incertezza per un futuro di cui si conoscono alla perfezione le sofferenze, o di cui si sconoscono i dettagli che potrebbero scongiurare la rovina. Prometeo è un martire, moderno nella sua incapacità di accettare imposizioni dall’alto e sempre pronto a sfidare l’autorità; il suo «Io non mi piegherò» è il simbolo, oggi più che mai, di un’umanità che mal sopporta il potere cieco e dispotico e cerca il coraggio per rifiutare la conciliazione, che sarebbe la via d’uscita più facile ma la meno dignitosa.
Fotografie di Luca Coppola
XLVIII Ciclo di Rappresentazioni Classiche
Teatro Greco di Siracusa
11 maggio / 30 giugno 2012
Prometeo
di Eschilo
Traduzione: Guido Pagano
Regia: Claudio Longhi
con Michele Dell’Utri (Violenza), Gaetano Bruno (Efesto), Massimo Nicolini (Potere), Massimo Popolizio (Prometeo), Daniela Giovanetti (Corifea), Mauro Avogadro (Oceano), Gaia Aprea (Io), Jacopo Venturiero (Hermes)
Istituto Nazionale del Dramma Antico – Fondazione onlus
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