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La trama (con parole mie): Elizabeth Shaw ed il suo compagno Charlie Holloway, messa a segno una scoperta straordinaria in una grotta in Scozia nell'anno 2089, ottengono il sostegno economico del miliardario con ambizioni d'immortalità Peter Weyland, che li invia con l'astronave Prometheus ai confini dell'universo conosciuto in modo che sia esplorato il mondo indicato da pitture rupestri studiate ad ogni latitudine della Terra, traccia della presenza di esseri sovrannaturali sul nostro pianeta.Quando la nave giunge a destinazione dopo anni di viaggio, il team di ricerca scopre una sorta di tempio all'interno del quale sono conservati i corpi di quelli che la Shaw ha ribattezzato come "architetti", esseri che potrebbero aver creato il genere umano a loro immagine e somiglianza: purtroppo per gli scienziati, però, pare che tra di essi non vi siano sopravvissuti, e che il luogo celi misteriosi parassiti destinati a dare origine ad una razza di predatori che verrà conosciuta soltanto nel futuro: gli Aliens.
Non è mai facile portare sulle spalle il peso delle aspettative, a prescindere dalla propria bravura.Specialmente quando lo stesso è dato dallo spessore di pellicole che hanno fatto la Storia della settima arte: di recente, abbiamo visto cadere in questo modo un Maestro come Malick, e rischiare parecchio di fare la stessa fine anche Christopher Nolan, che con il suo Il cavaliere oscuro - Il ritorno pare aver subito non soltanto l'ansia da prestazione rispetto a pubblico e critica, ma il peso delle sue stesse idee.Il destino di Ridley Scott e di questo Prometheus è stato praticamente lo stesso: quando, ormai diverso tempo fa, fu annunciato quello che avrebbe dovuto essere, di fatto, un prequel del primo, indimenticabile Alien - pellicola magistrale per contenuti ed esecuzione, che lanciò il regista anglosassone dopo I duellanti verso la meraviglia che sarebbe stata Blade runner -, i fan del grande Cinema e della saga strabuzzarono gli occhi nella speranza di assistere all'ennesimo miracolo di un regista che, negli ultimi anni, aveva riservato quasi esclusivamente saggi di tecnica non supportati da script ed atmosfere all'altezza dei suoi primi lavori - Il gladiatore, Un'ottima annata, Black hawk down -.Probabilmente a questo punto lo stesso Scott - ed i suoi sceneggiatori, John Spaihts ed il lostiano Damon Lindelof - devono aver realizzato di aver fatto il passo più lungo della gamba, ritrovandosi con un mucchio di idee da concentrare in un'unico (?) film che potesse soddisfare alcuni tra i più terribili critici che il mondo possa offrire: i nerd.Cosa è rimasto, dunque, dalla visione di Prometheus nel sottoscritto, ammettendo ovviamente di non appartenere alla suddetta cerchia e di aver ridimensionato le mie aspettative a seguito delle prime tiepide reazioni di pubblico e critica negli States? Sicuramente Scott è un grande artigiano della macchina da presa, dal punto di vista realizzativo ogni suo lavoro resta di fatto ineccepibile, e quest'ultima sua fatica è indubbiamente arricchita da un comparto tecnico ed un bagaglio di effettoni clamorosi, il cast funziona - in particolare Michael Fassbender, sempre ottimo anche nel ruolo dell'androide appassionato di Lawrence d'Arabia, e Charlize Theron a prestare corpo e volto alla granitica responsabile della nave - e la base, sia per quanto riguarda la parte action che per quella filosofica, riesce ad intrattenere e stuzzicare riflessioni non banali.Purtroppo, però, questa doppia natura della sceneggiatura e dell'intera produzione diviene anche il suo più grande punto debole, considerato che dopo una partenza decisamente votata al metafisico si ha una svolta più orrorifica che trasforma l'ascesa verso la conclusione in una sorta di copia sbiadita del primo Alien con tanto di finale che, più che un omaggio, pare una scelta conservatrice e decisamente poco incisiva.Peccato, perchè la materia sulla quale lavorare ci sarebbe stata tutta, e gli spunti anche riferiti alla realtà rendevano decisamente bene l'idea alla base del tentativo di Scott e soci - la grotta all'interno della quale Shaw e Holloway scoprono le incisioni rupestri che aprono le porte al progetto legato a Wyland e alla Prometheus è un riferimento a quella di Chaveau, esplorata da Herzog nel suo splendido Cave of forgotten dreams - di indagare sulla posizione tipica degli uomini di scienza di ricercare la verità a tutti i costi, oltre la fede ed i concetti religiosi, oltre i conflitti ed i contrasti, e lo sfruttamento della coppia del protagonisti - lui votato alla ragione e alla curiosità, lei ancora legata alla figura del padre, esploratore mosso dalla "fede", e si torna su concetti lostiani - e del vecchio miliardario alla ricerca della possibilità di prolungare il più possibile la sua esistenza potevano effettivamente rendere Prometheus un nuovo cult del genere: il risultato, però, resta soltanto un abbozzato cocktail di concetti già esplorati nei quattro film dedicati ad una delle creature più terrificanti della fantascienza - il primo, con la riflessione a proposito della natura predatoria dello stesso mostro, horror e metafisica ad un tempo, il secondo con lo scontro tra le grandi corporazioni ed i loro interessi ed i combattenti alle prese con la sopravvivenza da guadagnare sulla loro pelle, il terzo e l'ambientazione cunicolare e claustrofobica, l'ultimo legato ai concetti di clonazione ed immortalità - dal quale non esce alcun sapore che non sappia di già sentito.Resta una grande cornice dall'incipit splendido e dal gusto piacevolmente vintage che abbraccia un'immagine clamorosamente fuori fuoco.Speriamo soltanto di non stringere troppo gli occhi e scoprire che si tratta di qualcosa di molto peggiore di quanto si potesse credere.
MrFord
"Can we tamper
we have gained
outerspace, outerspacea million years
the devistation of
outerspace, outerspace ."System of a down - "Forever (outer space)" -
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