Prometheus

Da Fant @fantasyitaliano

Trama

Prometheus narra le vicende di due archeologi, Elizabeth Shaw e Charlie Holloway che, nel 2089, interpretando delle pitture rupestri ricorrenti in molte delle civiltà antiche, trovano una mappa stellare che dovrebbe condurre alla civiltà che ha dato origine al genere umano sulla Terra. Il miliardario Weyland si offre di finanziare una missione spaziale che dovrebbe gettare luce su chi siano i creatori del genere umano.

Alien

Il capostipite del franchising, considerato da molti un capolavoro, non è altro che un B-movie fatto bene. E la definizione è dello stesso Ridley Scott. Nulla di male, ma la trama lineare fino all’estremo era finalizzata alle atmosfere cupe e claustrofobiche a cui è dovuta la fama della saga. Chiunque abbia visto il film senza pregiudizi da storico del cinema è consapevole della cosa. Ergo, la complessità di Prometheus non ha nulla a che vedere con Alien e, nonostante sia a suo modo un bel film, ha altri obbiettivi espressivi, che non sono certo paragonabili a quelli di un horror d’atmosfera. La trama (non la sceneggiatura purtroppo) è il punto forte del film. Caratterizzazione dei personaggi ed ambientazione sono tralasciati per dar spazio all’affresco complottistica che Lidelof cerca di delineare in vista del sequel Paradise. Obiettivo centrato? Non del tutto, forse per niente. Una trama che si rispetti non può far a meno di personaggi forti e motivati. La protagonista, interpretata da Noomi Rapace, è un pesce fuor d’acqua. Non solo per l’atmosfera spaziale — è il caso di dirlo — alienante. Ma anche perché il suo personaggio rimane “forte” solo nelle intenzioni degli autori. Purtroppo la prima parte del film fallisce nel comunicare questa realtà e le sue motivazioni (poche), emergono dal nulla e suonano addirittura artefatte nella seconda parte, quando invece dovrebbero conferire più peso ad ogni decisione.

Prometheus

Il ritmo del film è lento, forse troppo, e, nonostante questo, lascia poco spazio al climax finale. Le cose non si mettono male in fretta come al solito insomma, ma quando lo fanno è una valanga che travolge i personaggi e li costringe a prendere decisioni fondamentali. Notevole per capacità di suscitare una risposta emotiva (leggi strizza) nello spettatore, la scena del risveglio dell’Ingegnere. Dove per ingegnere s’intende, ovviamente, una creatura aliena alta tre metri.

Stilisticamente si va a pescare dappertutto nella fantascienza, da 2001 Odissea nello Spazio (vecchio Weyland in camera da letto) a Mission to Mars (vedere ologrammi degli alieni davanti a Fessbender stupefatto), passando per un po’ di fantascienza “eretica” alla Solaris. Lontano dalla colonna sonora minimale del primo Alien, costituita interamente da suoni diegetici che contribuivano a creare la celebre tensione nello spettatore, in Prometheus, le musiche riprendono le sinfonie di tanta fantascienza classica, ma in maniera piuttosto anonima e forzata, a mio giudizio.

Veniamo ora alle pecche più importanti (e tante sono già state anticipate). Damon Lindelof, alla sceneggiatura, è bravo a congetturare trame complesse ed affascinanti. Alcuni paragonano le sue fissazioni ad un Giacobbo d’oltreoceano, cosa non del tutto corretta a ben vedere, dato che gran parte della letteratura fantascientifica (Heilein, Asimov, Clarke) ha finito, almeno di striscio, per parlare delle teorie della panspermia e del mito degli antichi alieni. Dunque Lindelof non è un complottista, ma uno scrittore con delle tematiche di genere che ama indubbiamente. Il problema è  che non è in grado di svilupparle fino in fondo (nel senso che non sa dare le risposte alle domande che mette in testa agli spettatori). Che poi Ridley Scott non sia quello di un tempo e non ci metta del suo per sanare le mancanze, non può che dispiacere. Bisogna però considerare che il regista di Alien non è mai stato un grande sceneggiatore né un soggettista originale.

Il risultato, come il finale, non è all’altezza delle aspettative. Affrettata forse la conclusione? Di certo molti personaggi potevano avere un ruolo che non hanno avuto e gli attori, su tutti Charlize Theron, sono tragicamente sottoutilizzati a favore di numerose scene prive di scopo.

Un film che sorprende visivamente ma che lascia più di un interrogativo allo spettatore. E non solo sulle questioni irrisolte della storia.


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