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Promuovere l’innovazione, il relazionale e il turismo

Creato il 29 aprile 2013 da Sviluppofelice @sviluppofelice

OLYMPUS DIGITAL CAMERAContinuano gli interventi chiesti ad alcuni economisti su 5 o 6 politiche per rilanciare la crescita e L’OCCUPAZIONE PRODUTTIVA in Italia. Dopo Pini, Pettenati e Messori, risponde Vera Negri Zamagni. Nei prossimi giorni interverranno anche Adriano Giannola, Lilia Costabile, Stefano Zamagni.

 Risponde Vera Negri Zamagni  Prof. ordinario di Storia economica, Univ. di Bologna

 Rispondendo all’invito di identificare 5-6 provvedimenti principali che possono rilanciare crescita e occupazione produttiva in Italia, ecco le mie proposte: 

  1. Snellire e modificare profondamente la burocrazia per la creazione e la gestione delle imprese. Una task force ad hoc può studiare pacchetti informatici dedicati. Sono tanti anni che si raccomanda questo provvedimento da molte parti, ma non se ne è vista mai la realizzazione, per carenza di volontà. La crisi in cui ci dibattiamo e la necessità inderogabile di promuovere imprenditorialità in campi nuovi dovrebbero far capire l’importanza di questa misura. 
  2. Istituire premi per qualità del prodotto, corretto comportamento fiscale, responsabilità sociale d’impresa, per abituare gli imprenditori a comportamenti virtuosi. Ogni Camera di Commercio dovrebbe fare questo, con contorno di convegni e pubblicizzazione adeguata. Accanto all’opera di contrasto al malaffare, sarebbe più che opportuno un impegno in positivo a riconoscere e additare all’opinione pubblica le imprese virtuose, che potrebbero godere di migliore reputazione e di ritorni in termini di aumento del loro giro d’affari.
  3. Predisporre liste di tutor di impresa per le start up giovanili, al fine di far partire bene le imprese e consolidarle in breve tempo. In alcuni casi i tutors potrebbero essere gratuiti, finanziati attraverso fondazioni o altra fonte filantropica; in altri casi, un contributo contenuto potrebbe essere addossato alla stessa impresa, ma spalmato nel tempo a partire dal primo bilancio in attivo.
  4. Insistere sulle reti di impresa, per mettere in rete le piccole imprese, facilitandone l’ammodernamento tecnologico, la comune presenza su mercati nazionali ed internazionali e l’accesso al credito. Ritengo questo obiettivo fondamentale. Se è impossibile in Italia far crescere le imprese dimensionalmente al di fuori di un limitato numero di casi, facciamo allora leva sulle reti per sostituire almeno in parte le economie di scala che le piccole imprese non riescono a mettere in campo. Anche l’internazionalizzazione ormai irrinunciabile si può realizzare meglio con le reti.
  5. Modificare il Codice Civile sulla definizione di impresa, per potervi inserire tutti i tipi di impresa, in particolare le imprese sociali. Un sostegno alle imprese non-profit potrebbe venire anche dalla promozione di una snella Autorità per le imprese di Terzo Settore, che abbia un ruolo di promozione. C’è tanto da fare per migliorare tutta una serie di servizi che possono essere offerti dalle organizzazioni di Terzo Settore e solo in parte sono dipendenti dalla spesa pubblica, che come è noto non si può pensare di aumentare in questa congiuntura. I privati sono disposti a contribuire per ottenere questi servizi, che però andrebbero ripensati, resi più funzionali e soddisfacenti. Si pensi al co-housing, al riciclo di prodotti, agli acquisti in comune, ai lets (local exchange trading system).
  6. Lanciare progetti per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano, in sinergia con le Fondazioni bancarie che già fanno tanto in questo campo e anche con la partecipazione di soggetti imprenditoriali. Il turismo è certamente una delle risorse nazionali più preziose e reggerà la competizione delle mete internazionali (sempre più numerose) quanto più si legherà al patrimonio culturale del nostro paese, che è unico al mondo. Almeno una volta nella vita TUTTI vorranno venire a visitare l’Italia, per conoscere le nostre ricchezze culturali, e noi dobbiamo offrire dunque pacchetti innovativi in cui ci sia sempre una parte culturale abbinata a qualche altra delle nostre peculiarità (made in Italy, paesaggi, laghi, mare, monti).

In generale, ritengo che la nuova occupazione vada nella direzione della promozione della qualità, del primato dell’immateriale e del relazionale, della valorizzazione dell’ambiente e delle energie pulite, dei contenuti comunicativi e dunque richieda orizzonti culturali che predispongano al nuovo. 


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