L'aumento progressivo, negli ultimi anni, del numero di alunni stranieri nelle scuole italiane rappresenta un dato di grande rilevanza che chiama in causa la scuola come istituzione e, in particolare, la sua capacità di accoglienza ed integrazione.
Si tratta di un fenomeno che, pur di notevole complessità, può costituire uno stimolo per le scuole italiane riguardo l'opportunità di progettare dei percorsi formativi nuovi, che meglio si adattano ai nuovi bisogni della società italiana attuale, e futura, e a quelli delle nuove generazioni. La nuova azione della scuola deve tendere alla valorizzazione delle nuove esperienze di incontri multietnici e multiculturali nelle classi.
Va evidenziato e osservato attentamente come, all'interno della famiglia, c'è una naturale tendenza al mantenimento della lingua. Eseenzialmente, per gli adulti, è molto difficile staccarsi dalla cultura d'origine, o apprendere una nuova lingua, ma c'è anche il desiderio di mantenere la conoscenza della propria lingua e trasmetterla ai propri figli. Questo comporta che in casa si parla la lingua d'origine, e i giovani (specialmente i bambini) hanno a che fare con la lingua italiana solo a scuola.
Vivendo in Italia, queste famiglie, hanno un grande bisogno di imparare l'italiano: per far la spesa, per il lavoro, per l'integrazione, ecc.
E allora la scuola deve aiutare questa integrazione sociale, attraverso una scuola che non sia più esclusivamente scuola d'italiano, ma che sia una scuola "bilingue".
Il bilinguismo a scuola, specialmente nella scuola elementare, può essere un valido aiuto. Imparare attraverso fiabe scritte sia nella lingua d'origine che in italiano aiutano a mantenere e a sviluppare il proprio idioma d'origine, e contestualmente facilitano un apprendimento generale positivo dell'italiano.
In questo modo non solo si avvicinano i giovani stranieri a un apprendimento della lingua italiana in maniera meno traumatica e più positiva, ma si coinvolge anche la classe di alunni italiani che imparano a conoscere nuove culture e lingue diverse da quella d'origine.
Si apre così la scuola a dare una educazione alla mondialità. Promuovendo l'educazione plurilinguistica si promuove la conoscenza e la possibilità di parlare contemporaeamente più lingue, si favorisce l'integrazione, l'incontro con l'Io altro non più come sconosciuto, un ospite nel nostro Paese, ma come se tutti fossimo cittadini di uno stesso Paese, che non si chiama Italia, ma si chiama "mondo".
Questa è la sfida della scuola oggi, rendere le nuove generazioni cittadini del mondo. Una cittadinanza attiva, dove gli stranieri che arrivano nelle nostre scuole sono una ricchezza e un'occasione per sviluppare questo progetto di educazione alla mondialità attraverso l'intercultura.
Purtroppo, bisogna segnalare come non solo nella scuola, ma anche in famiglia sia difficile avere un rapporto dialogico.
Nel mio saggio "Conflitto tra genitori e figli, la crisi della famiglia nella società contemporanea", parlo della difficoltà che oggi le famiglie hanno di comunicare. Genitori e figli sono spesso in disaccordo gli uni con gli altri. Capita spesso che gli adulti si irrigidiscano sulle loro idee, o che i giovani sfuggano alle proposte di confronto con i genitori.
Tutto questo si riversa nella società, nei problemi di disagio giovanile e di difficoltà di parlare e di confrontarsi con gli altri.
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