BICEFALO - Vuoto o con il cervello? E... il cuore?
La grande abitudine di compiere esperienze fornisce anche ai manovali che attendono alle operazioni più grossolane un presentimento che ha il carattere dell’ispirazione. Dipende solo da loro sbagliare, come Socrate, e chiamarlo un demone familiare. Socrate aveva una così prodigiosa abitudine di considerare gli uomini e di valutare le circostanze che, nelle occasioni più delicate, si verificava segretamente in lui una combinazione pronta e giusta, seguita da un pronostico che non mancava mai di realizzarsi. Egli giudicava gli uomini come le persone di gusto giudicano le opere d’ingegno: con sentimento. La stessa cosa accade, nella fisica sperimentale, per quanto concerne l’istinto dei nostri grandi manovali. Essi hanno visto così spesso e così da vicino la natura nelle sue operazioni, da indovinare con sufficiente precisione il corso che essa potrà seguire, nel caso che venga loro voglia di provocarla con i tentativi più bizzarri. In tal modo il più importante servizio che possono rendere a coloro che essi iniziano alla filosofia sperimentale non è tanto quello di istruirli sul procedimento e sul risultato, quanto quello di trasmettere loro quello spirito di divinazione mediante il quale, per così dire, si subodorano procedimenti sconosciuti, esperienze nuove, risultati ignorati. -Denis Diderot-
DALLA SCUOLA DEL CELEBRE FILOSOFO
Fu scolaro per due anni D’Ammonio Sacca.
Poi gli vennero a noia Sacca e filosofia.
Si diede alla politica. Lasciò.
Il prefetto, uno stupido. E quelli intorno a lui,
manichini ufficiali con gran prosopopea
e il loro greco mille volte barbaro – sciagurati!
Anche la Chiesa attrasse
per un poco la sua curiosità.
Ricevere il battesimo, farsi cristiano. Presto
mutò idea. Si sarebbe guastato con i suoi,
che ostentavano il loro paganesimo,
e gli avrebbero subito tagliato (non sia mai!)
i sussidi fin troppo generosi.
Therios gioca a nascondino.
Ma doveva pur fare qualche cosa. Divenne
cliente abituale delle case perdute,
dei sordidi bordelli d’Alessandria.
La sorte in questo gli era stata amica:
gli aveva dato uno splendido corpo.
Di quel dono divino egli godeva.
Altri dieci anni almeno
gli sarebbe durata quella bellezza. Poi
sarebbe, forse, tornato da Sacca.
Se nel frattempo fosse morto, il vecchio,
via, da un altro filosofo o sofista:
qualcuno adatto se ne trova sempre.
O sarebbe tornato alla politica
(chissà?), lodevolmente ricordando
le tradizioni di famiglia, il debito
verso la patria, e simili bubbole reboanti.
-Costantino Kavafis-